LAICITÀ PALLUTA - LA FRANCIA DEL “BUDINO” HOLLANDE TIRA FUORI L’ORGOGLIO E VIETA LA MANIFESTAZIONE CONTRO IL FILM ANTI-ISLAM - IL PRIMO MINISTRO AYRAULT: “CHI SI SENTE OFFESO DALLE VIGNETTE SU MAOMETTO PUBBLICATE DA “CHARLIE HEBDO” FACCIA UNA DENUNCIA. NON CI LASCIAMO INTIMIDIRE SUI NOSTRI VALORI. IL NOSTRO È UN PAESE IN CUI LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE È GARANTITA, COMPRESA QUELLA DI CARICATURA” - IL GIORNALE RISCHIA GROSSO: INCENDIATO E MINACCIATO IN PASSATO…


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FRANCOIS HOLLANDE

Vietata la manifestazione di protesta contro il film anti-Islam che si doveva tenere sabato a Parigi: lo ha annunciato il premier Jean-Marc Ayrault: "Non c'è ragione di lasciar entrare nel nostro Paese conflitti che nulla hanno a che vedere con la Francia", ha detto alla radio Rtl.

"La Francia non si lascia intimidire in merito ai suoi valori"
Mentre sui social network si evoca l'ipotesi di manifestazioni sabato contro il film anti-Islam che ha suscitato proteste nel mondo musulmano, il primo ministro ha detto che è stata presentata una richiesta di autorizzazione per una manifestazione, "ma sarà opposto un divieto".

LA NUOVA COPERTINA DI CHARLIE HEBDO CON UNA VIGNETTA SU MAOMETTO

"Non c'è motivo che si lascino entrare nel nostro paese conflitti che non riguardano la Francia. Siamo in una repubblica che non ha assolutamente intenzione di lasciarsi intimidire da alcuno in merito ai suoi valori".

"Gruppi minoritari vogliono sfruttare la situazione"
"Non tollereremo eccessi" ha continuato il primo ministro, rendendo omaggio al "grande spirito di responsabilità e di moderazione" dei responsabili del culto musulmano. "Sono gruppi minoritari che vogliono sfruttare la situazione - ha detto con riferimento alla richiesta di manifestazione - la Repubblica non si lascerà sopraffare".

"Chi si sente offeso per le vignette su Maometto si rivolga alla magistratura"
Ayrault, sempre ai microfoni di RTL, ha ricordato che in Francia c'è la possibilità di un ricorso alla magistratura per chi si sente offeso dalle caricature o da presunte offese a Maometto o all'Islam.

JEAN MARC AYRAULT

Ayrault, ha sottolineato che chiunque si senta offeso dalle nuove vignette su Maometto pubblicate dal settimanale satirico Charlie Hebdo può dunque ricorrere ai tribunali, ma ha ricordato che la Francia è "un Paese in cui la libertà di espressione è garantita, compresa quella di caricatura".

COPERTINA DEL 'CHARLIE HEBDO' CON LA VIGNETTA SU MAOMETTO

"Se ci sono persone che si sentono offese nelle proprie convinzioni", ha detto il premier alla radio Rtl, "e ritengono che siano state violate delle leggi, e noi siamo in uno Stato in cui le leggi vengono fatte rispettare, possono rivolgersi a un tribunale".

Il rettore della Grande Moschea invita alla calma
Nella vicenda delel vignette, è intervenuto anche il rettore della Grande Moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, che ha lanciato un "appello alla calma". Intervenendo alla tv I-tele, Charb ha detto di non essere preoccupato per le conseguenze che potrebbero portare le nuove vignette.

Il giornale Charlie Hebdo già incendiato e minacciato in passato
 La polizia francese, tuttavia, ha deciso di rafforzare la protezione della sede del giornale a Parigi, già incendiata in passato. Lo scorso 2 novembre, la redazione di Charlie Hebdo fu data alle fiamme dopo che il giornale annunciò l'uscita di un numero speciale dedicato alle elezioni in Tunisia e alla vittoria degli islamisti, con una caricatura di Maometto in prima pagina, che prometteva "100 colpi di frusta se non morirete dal ridere!".

FILM SU MAOMETTO - PROTESTE ISLAMICHE

Il giornale, che per l'occasione era stato chiamato 'Sharia Hebdo', scelse di nominare il Profeta Maometto "direttore", allo scopo di "festeggiare la vittoria" del partito islamico Ennhadha in Tunisia e l'avvento della sharia "come principale fonte legislativa in Libia".

proteste al cairo contro il film su maometto

All'interno, anche la sezione "Sharia Madame', con diverse vignette ironiche per denunciare l'uso del burqa. Charlie Hebdo ricevette minacce anche nel 2006, quando riprese le caricature di Maometto pubblicate dalla stampa danese, in particolare dal quotidiano Jyllands-Posten, scatenando violente proteste nei Paesi arabi. La storia, purtroppo, rischia di ripetersi.