“L'ITALIA È DIVENTATA FRAGILE MA NON CI SARÀ AUSTERITÀ” - CONTE ALLA RESA DEI CONTI: SEI MESI FA IL GOVERNO PREVEDEVA 1,5% DI PIL NEL 2019, ORA SIAMO ALLO 0,2% E IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E' COSTRETTO AD AMMETTERE LA BRUSCA FRENATA (E RESTA LO SPETTRO DELLA PROCEDURA EUROPEA) – LA PROMESSA: LA FLAT TAX SI FARA’ DOPO L' ESTATE, GLI INTERVENTI SARANNO PROGRESSIVI
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Ilario Lombardo per “la Stampa”
Nonostante tutto Giuseppe Conte si aggrappa al suo ottimismo. Arriva a Bruxelles con la voglia di spandere sorrisi e di dirsi tranquillo, «a dispetto di ciò che viene raccontato».
C' è la Brexit che incombe e un Consiglio europeo straordinario a cui partecipare. Ma il premier italiano si ritaglia qualche minuto per rispondere a domande che provano a mettere in discussione la sua imperturbabilità. L' economia parla chiaro, non ci si può girare troppo intorno. Sei mesi fa il governo prevedeva 1,5 per cento di Pil nel 2019. A dicembre sono scesi all' 1. Ora il Def ha fissato un più realistico 0,2. Siamo al 4 mese di quell' anno che Conte ha definito imprudentemente «bellissimo».
Dove sono finite le promesse e come si farà a evitare la recessione? «Stiamo affrontando un quadro economico che si è complicato anche per effetto di una perniciosa guerra dei dazi. Il settore dell' industria dell' auto rischia di risentirne fortemente. Quello delle costruzioni in Italia ha accumulato negli ultimi anni alcune evidenti fragilità». È una diagnosi tutta in difesa mentre il debito continua a salire come certificato dal Def, l' Italia è nel mirino del Fmi come fattore di instabilità dell' eurozona. «Sarebbe un errore ritrarsi in una logica di austerità - risponde Conte - Porterebbe conseguenze ancora più pesanti».
Resta, comunque, lo spettro della procedura europea. Scenari potenzialmente disastrosi per l' Italia, di fronte ai quali il premier non può fare altro che aggrapparsi all' unico dato sbandierato dall' intero governo come speranza di salvezza: «La produzione industriale è cresciuta per due mesi consecutivi: è aumentata dello 0,8 per cento a febbraio rispetto al mese precedente e dell' 1,9 a gennaio. Era da fine 2017 che non si vedeva un bimestre così positivo in alcuni settori come quello dei beni di consumo, e questo rimbalzo ha sorpreso i mercati che invece si attendevano un dato negativo. A tal punto che alcuni analisti nazionali e internazionali (Prometeia e Barclays) hanno fatto sapere che rivedranno al rialzo le loro stime del Pil per il primo trimestre del 2019».
Ma questo basta davvero?
«Noi fin qui abbiamo seminato, ora dobbiamo raccogliere i frutti delle misure già adottate, i cui effetti devono ancora manifestarsi appieno». Intanto il decreto crescita e rimborsi ai truffati delle banche non vedono la luce, mentre la maggioranza litiga su una misura, la flat tax, che lo stesso ministro dell' Economia Giovanni Tria ha definito impossibile senza l' aumento dell' Iva. Non è poco serio che in un quadro così difficile e senza aver ancora goduto dei «frutti» delle misure adottate si parli già di un provvedimento enorme come la tassa piatta?
Ed è qui che Conte esercita le sue arti da avvocato mediatore, dovendo trovare un equilibrio tra Matteo Salvini che la chiede a gran voce e Luigi Di Maio che frena, proponendo una maggiore progressività. «La flat tax si farà, perché è nel programma e perché la disciplina fiscale va semplificata e la pressione fiscale va alleggerita». Conte non crede alla data di scadenza di questo governo che tutti intravedono dopo le elezioni europee. E su questo fonda il suo ragionamento sulle imponenti risorse da trovare, 23 miliardi solo per sterilizzare l' Iva.
Non tutto sarà fatto subito, neanche la flat tax: «Ricordiamo che abbiamo una prospettiva di governo che coincide con l' intera legislatura. Questo ci consente di programma gli interventi su base progressiva, mano a mano che libereremo risorse con una oculata spending review e una revisione delle tax expenditures, con una politica di contrasto dell' evasione e dell' elusione fiscale». Ogni parola è declinata al futuro, alla scommessa sulla seconda parte del 2019. «È per questo che anche nel Def ci siamo affidati a stime prudenti, attente alla tenuta dei conti pubblici. Ma al contempo dobbiamo registrare l' arrivo di questi dati con grande fiducia nel futuro». La riforma fiscale, promette, comincerà il suo cammino dopo l' estate e non è detto che avrà gli stessi connotati dell' aliquota unica o duplice promessa in campagna elettorale dalla Lega e poi nel contratto di governo.
Conte oppone alle critiche le norme sulla semplificazione e contro gli ostacoli burocratici.Assicura che il decreto sui truffati dalle è in «dirittura finale» ma non dice quando: «Accusare il governo di ritardi è un paradosso. Abbiamo messo a disposizione un miliardo e mezzo per i rimborsi. Ho incontrato i rappresentanti di tutti i risparmiatori. Li ho invitati a suggerire le fattispecie che serviranno a rendere tipizzati gli illeciti per facilitare la liquidazione degli indennizzi anche per le richieste che verranno sottoposte al vaglio della commissione tecnica».
Nel decreto crescita, «che stiamo chiudendo» inseriranno «la modifica della norma primaria sugli indennizzi». Nessuna crisi, dunque. Altri quattro anni così, tra liti quotidiane di Lega e 5 Stelle, sono tanti. Anche il premier pensa che sia solo la campagna elettorale e che dopo la navigazione andrà meglio? O sono fondate le voci insistenti di un rimpasto? «Le discussioni - risponde - sono state sempre indirizzate a trovare le migliori soluzioni. Confronti su aggiustamenti di poltrone non sono mai avvenuti e dubito che avverranno. Andiamo avanti così».