“AVETE MAI VISTO I TACCHINI AFFRETTARSI PER PARTECIPARE ALLA FESTA DI NATALE?”, DA TASSO AL MITOLOGICO CIAMPOLILLO, I PEONES FANNO I CALCOLI SULLA CORSA AL QUIRINALE: “NON SAREMO SPETTATORI. IL VOTO PUÒ ATTENDERE” - I TIMORI PER LA PENSIONE CON LE CAMERE SCIOLTE SUBITO. ANCHE SE I PEONES STANNO RICEVENDO RASSICURAZIONI SUL FATTO CHE NEMMENO UN'ELEZIONE AL QUIRINALE DI MARIO DRAGHI POTRÀ SPEGNERE IN ANTICIPO LE INSEGNE DELLA LEGISLATURA…
-Tommaso Labate per il "Corriere della Sera"
«Vuole sapere se uno come il sottoscritto può essere utile a dare una mano per gestire, quando sarà, la partita del Quirinale?». Prima di diventare il vicepresidente della componente del Gruppo misto della Camera nota con l'acronimo Maie, Movimento associativo italiani all'estero, Antonio Tasso, pugliese di Manfredonia, ha maturato esperienze nella Federazione Italiana Tennis Tavolo, vinto un ricorso per il reintegro nel gruppo del Movimento 5 Stelle da cui era stato espulso per una vecchissima condanna poi prescritta per duplicazione di videogiochi e cd musicali, vestito - dice lui - «i panni dell'ultimo giapponese del presidente Conte quando si sperava che riuscisse a fare il governo Ter».
Quindi, «e rispondo alla sua domanda: sì, posso essere utile se mi chiamano a dare una mano per il voto sul Quirinale, ho dimostrato di essere serio, leale, corretto». L'onorevole Tasso è uno dei cento e passa parlamentari che navigano nelle componenti meno strutturate del Gruppo misto della Camera e del Senato, che vivono come «color che son sospesi» l'inizio della grande partita per l'elezione del presidente della Repubblica, che puntano ad arrivare alla fine della legislatura, che stanno ricevendo rassicurazioni sul fatto che nulla - nemmeno un'elezione al Quirinale di Mario Draghi - potrà spegnere in anticipo le insegne della Diciottesima legislatura, con sommo sollievo dei calcoli previdenziali di chi sta alla prima, di legislatura.
«Siamo ancora all'inizio, quelle che si sentono sono solo schermaglie», sussurra Tasso al telefono. Poi il suo auricolare fa le bizze, la linea si perde e, appena torna, c'è lui che ripete il concetto a voce alta: «Le volevo dire, forse non mi ha sentito, che sono sicuro che la legislatura andrà avanti in ogni caso!».
Pino Cabras, altro ex Cinquestelle, anima barricadera e testa d'uovo del gruppo di ex pentastellati battezzato L'Alternativa c'è, molto attivo a Montecitorio, respinge sdegnosamente l'ipotesi che la pattuglia si possa regolare sul voto del Quirinale tenendo a mente la pensione da maturare a settembre prossimo. «Noi siamo combattenti», rimarca. «Siamo coraggiosi», sottolinea. «E non ci facciamo nessun calcolo che non parta da un presupposto: per il Colle serve una figura di garanzia!», conclude.
Alla domanda se qualcuno abbia iniziato a contattarli per avere il loro voto nel segreto dell'urna quirinalizia, Cabras abbassa il tono di voce: «Guardi, per adesso sembrano tutti nascosti, come se stessero imbastendo lo spettacolo dei papi che escono dal conclave cardinali. Però noi, due calcoli tra di noi, abbiamo iniziato a farli.
Parliamo spesso, ci confrontiamo, non vogliamo essere spettatori...». Nei taccuini degli sherpa dei partiti, i loro nomi sono già appuntati, corredati da numero di telefono ed elenco di possibili «amici» che potrebbero avvicinarli, parlarci, ragionarci e, chissà, convincerli: Andrea Cecconi, Fausto Longo, l'ex ministro Lorenzo Fioramonti alla Camera, l'indimenticabile Lello Ciampolillo o il capofila dei centristi Adriano De Poli al Senato.
«Lei lo immagina che al sottoscritto non lo chiama nessuno, eh?», rimbomba tra i corridoi di Palazzo Madama il vocione di Mario Michele Giarrusso, un tempo pasdaran grillino, oggi in forza alla componente Italexit-Partito valore umano del Gruppo misto del Senato. «Non mi chiamano perché sanno», aggiunge. Che cosa sanno? «Sanno», insiste autocertificando la propria intransigenza rispetto a questo o quel «gioco di palazzo». «E comunque la partita non è nemmeno all'inizio. C'è tempo».
«Lei ha mai visto i tacchini affrettarsi per partecipare alla festa di Natale?», si domanda alla Camera Andrea Cortese, ex M5S espulso per non aver votato la fiducia al governo Draghi, che usa l'antica metafora per spiegare che «color che son sospesi» in Parlamento non faranno nulla, nel segreto dell'urna, per andare via con un anno d'anticipo. I giochi sono tutti aperti, nel variopinto partito dei senza-partito. «Chiunque venga eletto - aggiunge - non inizierà il settennato sciogliendo le Camere». La rassicurazione è arrivata alla casa dei senza-casa. E toglie qualche tormento a chi ci vive dentro, per ora.