“BERLINO HA PERSO LA FIDUCIA NELL'UE" - ROMANO PRODI LEGGE LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA: “LA DISPUTA DURERÀ FINO A CHE NON SI CAMBIERANNO I POTERI E LE REGOLE DELLE ISTITUZIONI EUROPEE E LA SOLIDARIETÀ RIMARRÀ SEMPRE LIMITATA DALLA DEBOLEZZA DELLE SUE ISTITUZIONI - TEMO CHE L'INSUFFICIENZA DI UNA FORTE POLITICA UE POSSA PROLUNGARE LA CRISI E CHE IL RISENTIMENTO POPOLARE POSSA ESSERE RACCOLTO DALLE FORZE ANTIEUROPEE…”
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Fabio Martini per “la Stampa”
Da quel 9 marzo, il giorno del blocco totale, il Professore non è più uscito di casa, neppure un minuto: per rispetto delle regole, della moglie Flavia, di sé stesso e dei famigliari, Romano Prodi si ritrova spessissimo sintonizzato online e così, di prima mattina, non appena ha letto il primo "lancio" sulla sentenza della Corte Costituzionale tedesca, ha fatto un primo commento a caldo, ma assolutamente informale: «Non mi pare che si rischino contraccolpi drammatici ma certo bisogna leggere tutto il dispositivo nel dettaglio».
In questi giorni di forzata clausura, trascorsi nella sua casa bolognese di via Gerusalemme, Romano Prodi passa da una call all' altra, richieste di interviste da tutto il mondo - a ieri erano 23 inevase - proposte per nuovi libri e da ex presidente della Commissione europea ovviamente "legge" le questioni della Ue con una sensibilità particolare. E così, dopo aver letto meglio la sentenza delle "toghe rosse" della Corte di Karlsruhe, il Professore propone una sintesi politica: «È una sentenza che dà un colpo al cerchio e uno alla botte, che dice e non dice, ma che nella sostanza riflette l' attuale atteggiamento della Germania verso l' Europa: né caldo né freddo. Ma semmai tiepido».
Per Prodi l' epicentro dell' ultima scossa, ancor prima che a Karlsruhe, sta a Berlino e nella Germania profonda. Al di là dei riflessi giuridici che si irradieranno in tutta Europa e al di là delle brucianti reazioni sovraniste nei Paesi dove il sentimento euroscettico è più radicato - e in serata a Bologna si annotavano la reazioni nazionalistiche dei polacchi - per Prodi il cuore del problema sta in Germania.
E in una tiepidezza di opinione pubblica che va persino oltre gli interessi dell' imprenditoria e della Confindustria tedesca che durante la crisi del coronavirus hanno testato una volta per tutte quanto le catene del valore tra i due sistemi produttivi siano innestate. A cominciare dalla componentistica italiana, così preziosa per l' industria automobilistica tedesca: in alcuni modelli d' alta gamma si arriva quasi al 20% di componenti made in Italy. Ma sui riflessi sull' Italia di questa sentenza e sui contraccolpi sullo "spirito" europeo, Prodi dice che è presto per esprimere giudizi definitivi.
Il Professore, a Bruxelles dove ha trascorso gli anni più importanti della sua carriera politica, ha imparato a valutare e calibrare la delicatezza nei rapporti tra Paesi e istituzioni comunitarie e d' altra parte in questo caso c' è anche mettere a fuoco ogni risvolto della sentenza. A partire dal cuore del pronunciamento: per la Corte tedesca, la politica monetaria - una volta superato l 'acquisto di titoli del debito pubblico in proporzione alle quote di capitale della Bce detenute da ciascun Paese - impatta sui risparmi, sulla politica sociale e dunque, secondo i giudici della Corte, sta alla Banca centrale europea dimostrare che questo comportamento differenziato serve a sanare un' asimmetria fiscale realmente esistente fra i vari paesi Ue.
Ma il richiamo dei giudici porta a due domande che Prodi conosce bene. Una immediata: alla Bce deve essere impedito di continuare a tamponare un' emergenza destinata a produrre la fine dell' eurozona? E la seconda, strategica: è arrivata per l' Ue l' ora di uscire dalla logica dei Trattati e trasformarsi in una democrazia federale e sovranazionale? «In Europa - dice Prodi - la disputa purtroppo durerà fino a che non si cambieranno i poteri e le regole delle istituzioni europee e la solidarietà europea rimarrà sempre limitata dalla debolezza delle sue istituzioni».
Ma al Prodi economista già da anni si è affiancato il Prodi politico, le scottature e i successi lo hanno portato a leggere sempre con uno sguardo più largo e dunque politico, ogni evento. E perciò il suo giudizio sulla sentenza della Corte di Karlsruhe e sul suo contesto è questo: «La cosa più importante è che la prima risposta da parte del portavoce della presidente tedesca della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, si può riassumere così: la legge europea è superiore a quella nazionale».
Una sottolineatura non causale: uno degli aspetti più hard della sentenza è proprio nel tono perentorio con il quale le toghe rosse tedesche liquidano la sentenza della Corte di giustizia europea, che nel 2018 aveva sancito la legalità delle azioni della Bce. Ma alla fine la preoccupazione di Prodi è che di delusione in delusione, «l' insufficienza di una forte politica europea possa prolungare la crisi e che il risentimento popolare nei confronti dell' Europa possa essere raccolto dalle forze antieuropee», per il Professore un paradosso in una stagione nella quale larghe fasce di opinione pubblica in quasi tutti i Paesi dell' Unione sono tornate a riscoprire i valori della solidarietà e di uno Stato concretamente sociale.