“BERLUSCONI SI CANDIDA A PICCONATORE DEL NUOVO ESECUTIVO” - MASSIMO FRANCO: “PER UNA PARTE DI FORZA ITALIA PRENDERE ATTO DEI NUOVI RAPPORTI DI FORZA RIMANE NON FACILE: TANTO CHE BERLUSCONI VUOLE INTERVENIRE IN PARLAMENTO PER SOTTOLINEARE I PROPRI MERITI NEI SUCCESSI PASSATI E PRESENTI DEL CENTRODESTRA. SI RIPROPONE LA FRUSTRAZIONE DELLA CERCHIA BERLUSCONIANA CHE SI RITIENE PUNITA DA GIORGIA MELONI. E RACCONTANO EQUILIBRI INTERNI TALMENTE PRECARI DA FAR IPOTIZZARE PERFINO UNA POSSIBILE SCISSIONE - E POI LA MAGGIORANZA AL SENATO HA NUMERI NON DEL TUTTO RASSICURANTI…”
-Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
La sfida è partita perfino prima del previsto. Giorgia Meloni non ha fatto in tempo a prendere la campanella da premier dalle mani del predecessore, Mario Draghi, che dagli alleati sono arrivati i primi segnali di nervosismo. Anzi, una miscela di nervosismo e di protagonismo: come se le tensioni accumulatesi durante le trattative per formare il governo ristagnassero in attesa di riemergere quando si tratterà di spartire le cariche minori e le deleghe dei ministeri.
Le convulsioni di Forza Italia sono le più evidenti. Ripropongono la frustrazione della cerchia berlusconiana che si ritiene punita dalla leader di Fratelli d'Italia. E raccontano equilibri interni talmente precari da far ipotizzare perfino una possibile scissione. Il primo obiettivo sembra quello di sostituire il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, come coordinatore del partito: epilogo che dovrebbe essere costruito in accordo tra tutti, mentre sta assumendo i contorni della resa dei conti, o della vendetta degli «sconfitti» ministeriali.
Cosa questo possa significare per una maggioranza che al Senato ha numeri non del tutto rassicuranti è da vedersi. Il precedente dell'elezione alla presidenza di Ignazio La Russa, di FdI, senza il voto dei berlusconiani, è indicativo. Ma è anche indicativo che sia stato eletto comunque con il soccorso decisivo di anonimi sostenitori forniti dalle opposizioni. Berlusconi sembra candidarsi a essere non il garante moderato della credibilità internazionale del nuovo esecutivo, ma il suo picconatore.
Con le posizioni assunte a favore di Vladimir Putin e contro l'Ucraina e gli attacchi a Meloni, potrebbe risultare un fattore di instabilità. D'altronde, per una parte di Forza Italia prendere atto dei nuovi rapporti di forza rimane non facile: tanto che Berlusconi vuole intervenire in Parlamento per sottolineare i propri meriti nei successi passati e presenti del centrodestra.
Ma i messaggi in bottiglia che arrivano a Palazzo Chigi da esponenti della formazione di Carlo Calenda fanno pensare a una situazione fluida. Alla vigilia del voto di fiducia in Parlamento, non si può escludere che di qui a pochi mesi la maggioranza del 25 settembre si modifichi o si allarghi.
Già affiora, però, una seconda insidia. Il vicepremier leghista e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha dovuto rinunciare al Viminale. Ma l'impressione è che aspiri a essere una specie di ministro dell'Interno ombra. Ieri ha incontrato il comandante della Guardia costiera per parlare anche di immigrazione; e spiegato che sarà lui a occuparsi di porti. In più ha riunito i ministri economici del Carroccio. Sembrano vagiti di un dualismo con Meloni, simili a quelli emersi quando Salvini era uno dei vice del grillino Giuseppe Conte. Ma erano altri tempi.