“BIBI”, CHE FACCIA DI BRONZO – NETANYAHU PRIMA SI COORDINA CON GLI AMERICANI PER UN CESSATE IL FUOCO IN LIBANO, POI RINCULA PER PAURA CHE L’ULTRADESTRA LO SFIDUCI – DOPO BLINKEN, CHE IERI L’HA SPUTTANATO RIVELANDO CHE ISRAELE ERA D’ACCORDO CON LA TREGUA, ANCHE MACRON SI INCAZZA: “NETANYAHU È RESPONSABILE DELL’ESCALATION” – MA GLI USA HANNO IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO: HANNO CONCESSO 8,7 MILIARDI DI NUOVI AIUTI. E INFATTI IL PREMIER ISRAELIANO STAMANI PRECISA: "CONDIVIDO GLI OBIETTIVI AMERICANI..."
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NETANYAHU, 'CONDIVIDO OBIETTIVI USA PER CESSATE IL FUOCO'
(ANSA) - Nella notte, l'ufficio del primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, ha rilasciato una dichiarazione su X in merito ai "resoconti errati" sull'iniziativa di cessate il fuoco guidata dagli Usa. 'È importante chiarire che, all'inizio di questa settimana, gli Stati Uniti hanno informato Israele della loro intenzione di proporre, insieme ad altri partner internazionali e regionali, una proposta di cessate il fuoco in Libano. Israele condivide gli obiettivi dell'iniziativa, volti a consentire alle persone di tornare in sicurezza nelle proprie case lungo il confine settentrionale ed apprezza gli sforzi degli Usa in questo senso".
MACRON, CON NO A TREGUA NETANYAHU RESPONSABILE ESCALATION
(ANSA-AFP) - Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che sarebbe "un errore" da parte di Benyamin Netanyahu rifiutare la proposta di cessate il fuoco di Francia e Usa e che il premier israeliano si assumerebbe la "responsabilità" di un'escalation regionale.
"La proposta avanzata è solida", ha aggiunto in conferenza stampa a Montreal con il primo ministro canadese Justin Trudeau, precisando che è stata preparata con lo stesso Netanyahu e gli Stati Uniti. La Francia si oppone al fatto che il Libano "diventi una nuova Gaza. Israele deve cessare i suoi raid e Hezbollah deve uscire dalla logica della rappresaglia", ha aggiunto.
MEDIA, PAESI OCCIDENTE VALUTANO EVACUAZIONE CITTADINI DAL LIBANO
(ANSA) - Le nazioni occidentali stanno valutando le loro opzioni su come evacuare in sicurezza i propri cittadini dal Libano nel caso in cui scoppiasse una guerra su vasta scala: lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito, che cita fonti diplomatiche. Cipro e forse la Turchia, aggiunge, potrebbero offrire rifugio a decine di migliaia di persone.
Cipro è lo Stato membro dell'Unione Europea più vicino, a circa 264 km dal Libano, ed è stato in prima linea negli sforzi di aiuto marittimo per Gaza e in passato è stato utilizzato per coordinare le evacuazioni dal Libano, ricordano le fonti.
Cipro ha accolto circa 60.000 persone in fuga dalla guerra Hezbollah-Israele nel 2006, e una potenziale invasione di terra israeliana nel sud del Libano con una risposta da parte di Hezbollah sostenuto dall'Iran con missili balistici e droni potrebbe significare evacuazioni di massa sia dal Libano sia da Israele.
"Abbiamo richieste da diversi Paesi, non solo dall'Unione europea ma anche da altri Paesi terzi. Siamo pronti a svolgere questo ruolo in caso di necessità", ha detto alla Reuters il presidente di Cipro, Nikos Christodoulides a margine dell'Assemblea Generale dell'Onu a New York. Diversi Paesi - tra cui Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Germania - hanno migliaia di cittadini che vivono o viaggiano attraverso il Libano. Tutti hanno lavorato negli ultimi mesi per preparare piani con Cipro nel caso di una guerra su vasta scala, scrive l'agenzia.
'COMANDANTE HEZBOLLAH UCCISO GESTIVA ATTACCHI HOUTHI DA YEMEN'
(ANSA) - Secondo la rete saudita Al-Arabiya, Muhammad Hussein Surur, il comandante dell'unità aerea di Hezbollah ucciso oggi dall'esercito israeliano con un attacco mirato a Beirut, era tornato in Libano dallo Yemen solo tre giorni fa, dopo aver comandato i lanci missilistici degli Houthi.
La rete ha pubblicato un documento del 2016 in cui Surur viene mostrato mentre istruisce il gruppo filoiraniano yemenita su come attaccare l'Arabia Saudita. Al-Hadath, media saudita, ha pubblicato in precedenza foto di lui mentre addestrava gli Houthi a Sanaa, la capitale dello Yemen.
LA RETROMARCIA DI BIBI COSÌ L’ULTRADESTRA DETTA L’AGENDA AL PREMIER SOTTO RICATTO
Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”
Quando atterra a New York, Bibi l’Americano respira aria di casa ma è l’atmosfera politica che lo segue da Israele a dar fiato alle sue parole. Pronunciate già sull’Ala di Sion, l’aereo primoministeriale, ai giornalisti che lo accompagnano nel viaggio.
L’annuncio internazionale di una possibile pausa nello scontro con Hezbollah viene subito riportato sul piano locale dagli alleati più estremisti nel governo di estrema destra: Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader messianico dei coloni, proclama che la «campagna militare nel Nord può finire con un solo scenario: la distruzione di Hezbollah».
Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza Nazionale, minaccia di lasciare la coalizione. Finora il premier Benjamin Netanyahu ha dimostrato di volerseli tener stretti: è già successo durante i negoziati per la tregua con Hamas nella Striscia di Gaza, sostenuti a parole e boicottati di fatto, nonostante le offerte dell’opposizione.
.[…] Così, arrivato negli Stati Uniti, ribalta quello che secondo i diplomatici americani avrebbe promesso: garantire qualche possibilità alla proposta di cessate il fuoco.
Lunedì aveva dato il via libera a Ron Dermer, tra i fedelissimi, perché ne discutesse con Jake Sullivan, il consigliere per la Sicurezza Nazionale alla Casa Bianca. Dermer è di origine americana, è stato ambasciatore a Washington, ormai il presidente Joe Biden e i suoi tendono a fidarsi più di lui che del capo.
Il telegiornale pubblico spiega che il documento spinto da Antony Blinken, il segretario di Stato, assieme a Emmanuel Macron, il presidente francese, sarebbe dovuto uscire prima del decollo di Netanyahu e che il premier era disposto a dare il suo beneplacito per poi partire. Il testo è stato diffuso mentre l’aereo era sull’Atlantico e ha smosso le reazioni degli ultrà al potere.
Anche Israel Katz, il ministro degli Esteri, vuol dire la sua — attraverso la piattaforma X, come fa spesso — e twitta: «Nessuno stop all’offensiva». Al punto che alcuni diplomatici occidentali — scrive il quotidiano Haaretz — sospettano un tentativo sfacciato di sabotare i tentativi di dialogo.
[…] Lo stato maggiore di Tsahal continua i preparativi per un’invasione di terra. L’ipotesi più probabile, secondo gli analisti locali, resta quella di inviare le forze speciali al di là della Linea Blu tratteggiata dall’Onu, anche per blitz in profondità, alcuni ipotizzano fino a Beirut. Almeno nella fase iniziale. Troppi israeliani ricordano però, molti per esperienza personale, i diciotto anni di occupazione nel Sud del Libano, un’operazione che gran parte del Paese considera il proprio Vietnam.
Pure falchi come l’ex generale Yaakov Amidror, già consigliere per la Sicurezza Nazionale proprio di Netanyahu, avvertono che Israele può raggiungere gli obiettivi militari e diplomatici senza bisogno di un intervento massiccio sul terreno. […]