“BIDEN NON HA NESSUNA STRATEGIA, TOTALE PASSIVITÀ” – MICHEAL WOLFF, AUTORE DEL LIBRO SU TRUMP “FUOCO E FURIA”, COMMENTA LA CONDANNA DEL TYCOON E BASTONA “SLEEPY JOE”: “SE VINCERÀ SARÀ PER VIA DI TRUMP E NON SUA. SE È FORTUNATO, L'EX PRESIDENTE SI TIRERÀ LA ZAPPA SUI PIEDI” – “COLPEVOLE O NON COLPEVOLE, IL VERDETTO DIVENTERÀ LA QUESTIONE PRIMARIA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE, E GIOCA A VANTAGGIO DI TRUMP. MA L’EFFETTO SARÀ RELATIVAMENTE RIDOTTO…”
-1. TRUMP, CONDANNA PER CORRUZIONE MA È CANDIDABILE
Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “La Stampa”
Donald Trump è colpevole. Lui, miliardario, è inciampato in una serie di assegni per un totale di “appena” 130mila dollari. Sono quelli con cui ha rimborsato Michal Cohen, suo faccendiere e avvocato di fiducia sino a qualche anno fa, che nel 2016 aveva pagato di tasca propria Stormy Daniels, la pornostar con cui Trump aveva avuto una fugace relazione sessuale nel 2006 e che aveva minacciato a poche settimane dalle elezioni del 2016 di vuotare il sacco.
Era finita con il silenzio comprato a colpi di assegni firmati da Cohen. E un’informazione, potenzialmente sensibile, tenuta lontano dagli elettori. La giuria condannando Trump ha in pratica avallato la tesi della procura che c’era uno schema atto a violare la legge federale sulle elezioni. Questo ha trasformato un reato come la falsificazione dei dati contabili in un crimine più grave.
[…] È il primo processo dei quattro in cui Donald è imputato che arriva a sentenza. Difficilmente gli altri – i documenti segreti a Mar a Lago, le interferenze in Georgia e le vicende legate all’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio - arriveranno in aula o a conclusione prima delle elezioni presidenziali del 5 novembre.
[…] Ora gli occhi sono su Merchan, tocca a lui trasformare il verdetto di colpevolezza in una sentenza. Bisognerà però aspettare sino all’11 luglio per capire quale sarà. C’è una coincidenza curiosa, Trump attenderà il suo destino a New York, mentre a Washington i leader di 32 Paesi celebreranno i 75 anni dell’Alleanza atlantica, proprio quella Nato contro cui l’ex presidente più volte ha lanciato strali e minacciato di degradarla.
Trump rischia una pena di massimo quattro anni di prigione, ma difficilmente sarà ospitato a Rykers Island. Più probabili gli arresti domiciliari e alcune restrizioni. Forse il limite dell’uso dei social. Ma siamo in un terreno inesplorato, con una certezza: ieri Trump ha scritto suo malgrado un’altra pagina di storia americana: primo ex presidente condannato.
2. «DONALD SFRUTTERÀ IL PROCESSO QUESTO VERDETTO NON AVRÀ EFFETTI»
EstratViviana Mazza per il “Corriere della Sera”
[…] Michael Wolff […] è l’autore del bestseller del 2018 Fuoco e Furia (Rizzoli), forse il libro più esplosivo sulla presidenza Trump, del quale lo stesso ex presidente cercò di impedire la pubblicazione […].
Perché la difesa non è riuscita a minare la credibilità del testimone chiave, l’ex avvocato e complice di Trump, Michael Cohen, che in passato mentì ai giudici e al fisco?
«La difesa di Trump è stata la sua tradizionale difesa: negare, negare, negare. Negare anche l’innegabile. Il caso della Procura era chiaro, spiegato per filo e per segno. Non c’è dubbio che abbiano falsificato i documenti aziendali: pretestuoso dire il contrario. E lo hanno fatto per influenzare l’elezione. È tutto».
[…] E ora Trump come userà la condanna?
«In ogni caso, colpevole o non colpevole, era chiaro che questo verdetto sarebbe diventato un tema della campagna elettorale, quasi la questione primaria della campagna elettorale. Quindi, in un certo senso, gioca a suo vantaggio».
Come descriverebbe l’atteggiamento di Trump?
«In Aula per la maggior parte è stato impassibile per sei settimane. Fuori, parlando alla stampa al mattino e alla sera, ha fatto la consueta imitazione di Trump: tutti gli altri mentono, tutti gli altri sono nemici, lui è la vittima... lo abbiamo visto in molti contesti, è una performance lineare. E spesso, per lui, una performance di successo».
Che effetto avrà sul voto? Sarà irrilevante […] o può dissuadere un numero di sostenitori piccolo ma cruciale in un testa a testa con Biden?
«Non so se Trump vincerà le elezioni. Ma la mia sensazione è che alla fine, se ci sarà un effetto del verdetto, sarà relativamente ridotto. […]».
[…] Cosa pensa della strategia di Biden? Durante le arringhe finali, la campagna di Biden ha portato De Niro davanti al tribunale e c’è stato uno scontro con la campagna di Trump.
«Se questa è la strategia, è, come si dice, “in ritardo di un giorno e a corto di dollari”.
Non riesco a immaginare quale sia la strategia di Biden: direi nessuna, totale passività, incapacità di concepire quello che si trova ad affrontare. Non dico che perderà necessariamente. Ma se vincerà sarà per via di Trump non di Biden».
Per via delle debolezze di Trump anziché della forza di Biden?
«O semplicemente perché Trump è imprevedibile. Se Biden è fortunato, Trump si tirerà la zappa sui piedi al momento appropriato della campagna elettorale, il che di certo è credibile dato che si tira spesso la zappa sui piedi».