“CERCHIAMO INFORMAZIONI PER IL RUSSIAGATE” - “REPUBBLICA” SCODELLA LA MAIL CHE INCHIODA VECCHIONE SULL'INCONTRO DEL 2019 CON IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA USA, WILLIAM BARR! - MA PERCHÉ IL COPASIR NON HA MAI DISPOSTO UNA INDAGINE INTERNA SULL’OPERATO DEL DIS SOTTO LA DIREZIONE DEL GENERALE, FEDELISSIMO DI CONTE? E PERCHÉ È RIMASTO IN SILENZIO ANCHE SUGLI INCONTRI E GLI EPISODI CHE HANNO RIGUARDATO MARCO MANCINI? C’È FORSE QUALCUNO NEL COMITATO CHE GIOCA UN’ALTRA PARTITA? AH, SAPERLO…
-Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Una mail dal contenuto molto chiaro: «Cerchiamo informazioni per il Russiagate». L'incontro improvviso di Ferragosto a Roma, nello stupore generale, con la giustificazione un po' surreale: «Barr è in vacanza da quelle parti».
Lo strappo degli allora direttori delle due agenzie di intelligence, Luciano Carta (Aise) e Mario Parente (Aisi) che prima dicono di non voler incontrare l'Attorney general americano, William Barr, per la sgrammaticatura istituzionale di tutta l'operazione. E 24 ore dopo, quando invece lo devono fare perché arriva una comunicazione scritta dell'ex capo del Dis, Gennaro Vecchione, quell'incontro lo fanno durare pochi minuti: mettono a verbale che non hanno alcun elemento da condividere, e via.
Se il Copasir mercoledì ha deciso di non riaprire il fascicolo Russiagate, nonostante le rivelazioni di Repubblica sulla cena di Ferragosto 2019 tra il capo italiano dei servizi e i vertici americani, è perché agli atti del comitato esisteva già una ricostruzione precisa di quanto accaduto in quelle ore. Una ricostruzione che mette in fila protagonisti, ruoli e responsabilità.
(…) Innanzitutto la partenza: tutto comincia con una lettera dell'ambasciata americana con la quale viene chiesta collaborazione all'Italia sul caso Russiagate. L'allora premier Giuseppe Conte affida il fascicolo al capo del Dis, Vecchione.
A lui, e non al ministro della Giustizia, cioè l'omologo di Barr, perché - spiega Conte - Barr svolgeva in quel momento il ruolo di capo dell'Fbi. «Ma se anche fosse letta così - fa notare una fonte - l'Fbi si occupa di affari interni. Perché doveva indagare sul Russiagate?».
In ogni caso Conte sceglie Vecchione. Ed è il capo del Dis che viene chiamato quando, a sorpresa, a Ferragosto Barr è in Italia. «È in vacanza» diranno, anche se si presenta con John Durham, il procuratore che stava conducendo l'inchiesta sul Russiagate. Quindi, o i due sono in vacanza insieme. O c'è qualche problema.
Fatto sta che Vecchione quel 15 agosto è a Castelvolturno, in Campania, al fianco dell'allora ministro degli Interni, Matteo Salvini. Ci sono anche Carta e Parente. A cui però non dice niente degli americani a Roma: finito il comitato, Vecchione corre nella Capitale per incontrare Barr. Cosa si siano detti è ignoto.
Vecchione ieri ha spiegato via agenzie (mentre il Copasir era riunito per decidere se riascoltarlo): «La conversazione si è orientata su convenevoli di carattere generale ». Bizzarro, non fosse altro che l'oggetto dell'incontro, il Russiagate appunto, era noto a tutti. In ogni caso, esisterebbe una memo di quell'incontro.
Fatto sta che quando un mese dopo, siamo al 26 settembre, Vecchione convoca i direttori di Aise e Aisi per spiegare loro che 24 ore dopo avrebbero dovuto vedere Barr, che stava tornando in Italia per discutere del Russiagate, i due dirigenti italiani non nascondono il loro disappunto.
Nulla sapevano e soprattutto nulla avevano da condividere. Vista la forma dell'incontro e la sostanza della vicenda. Vecchione forza e li convoca per iscritto. Ventiquattro ore dopo, seduti allo stesso tavolo, fanno mettere a verbale: «Nulla da dire sull'argomento».