“CI SONO RISCHI PER LA MOTOR VALLEY ITALIANA” - LEGA E CALENDA CONTRO IL PD SUL MAXIPACCHETTO PER ATTUARE IL GREEN DEAL E RIDURRE LE EMISSIONI DI ALMENO IL 55% ENTRO IL 2030 – CALENDA: "SE IL PD VOTERÀ A FAVORE DEL FULL ELECTRIC  DISTRUGGERÀ LA FILIERA AUTOMOTIVE/VEICOLI COMMERCIALI. NON BASTA VOTARE L'ECCEZIONE PER FERRARI E LAMBORGHINI PER SALVARE LA FACCIA" - I DUBBI DI CINGOLANI E GIORGETTI E L'EMENDAMENTO PER SALVARE LA MOTOR-VALLEY

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Francesco Malfetano per il Messaggero

 

 

ENRICO LETTA AL DEM FESTIVAL DI EMPOLI

Né le amministrative né il cuneo fiscale. E neanche il salario minimo o il referendum sulla giustizia. Almeno per le prossime ventiquattro ore, il pomo della discordia per la politica italiana sarà l'ambiente. Con un cambio di scenario però: da Montecitorio a Bruxelles.

 

All'Europarlamento infatti oggi si vota il cosiddetto Fit for 55, ovvero il pacchetto messo nero su bianco dalla Commissione UE per attuare il Green deal e ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Un piano ambizioso in otto punti che, dopo mesi di preparativi, ha letteralmente spaccato il fronte politico italiano. Ad aprire le danze sul «voto storico» è stato Enrico Letta che ne ha approfittato per marcare le distanze tra il Pd (a cui si è allineato anche il M5S) e il centrodestra: «Noi voteremo SÌ in nome della sostenibilità - ha scritto su Twitter palesando nuovamente le intenzioni di voto del PSE - Cosa faranno i partiti di Salvini e di Meloni?».

 

GIANCARLO GIORGETTI AL FESTIVAL DELL ECONOMIA DI TRENTO

Domanda, questa, a cui hanno prontamente risposto con una nota gli eurodeputati leghisti che dicono basta ai «diktat ideologici di Bruxelles, accolti con entusiasmo dal Pd, che mettono a rischio imprese, lavoratori e famiglie». Per la Lega infatti - con in prima fila il vicesegretario e ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti - se non modificato con degli emendamenti, l'approvazione del pacchetto aumenterà «la crisi di competitività del sistema produttivo italiano ed europeo, colpendo settori già in grande difficoltà a causa delle conseguenze della pandemia e della guerra nel cuore dell'Europa».

 

giancarlo giorgetti

Secondo il Carroccio, ha spiegato Giorgetti, «la decisioni assunte saranno impattanti, con rischi per diversi settori, come l'automotive, quindi conseguenze per l'occupazione». Sotto accusa in particolare lo stop alla vendita di auto e furgoni termici entro i 30 (l'intera decade) che rischierebbe di mandare in crisi la motor valley italiana.

 

L'ALLARME Un allarme - peraltro lanciato più volte anche dal ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani - a cui ieri si è unito anche Carlo Calenda. «Occorre che sia chiaro a tutti che se domani il Pd voterà a favore del full electric e contro la neutralità tecnologica, non considerando biocarburanti e impatto su catena di fornitura (dipendenza da batterie cinesi) distruggerà la filiera automotive/veicoli commerciali» ha attaccato.

 

«Non basta votare l'eccezione per Ferrari e Lamborghini per salvare la faccia. Attenti perché qui ci facciamo male per davvero». Il leader di Azione si riferisce a un emendamento a cui ha lavorato un gruppo di eurodeputati italiani di tutti gli schieramenti (con il sostegno di spagnoli, croati, austriaci e cechi) per mettere al riparo produttori come Ferrari, Lamborghini, Dallara o Maserati dal divieto alla vendita delle auto a benzina, che Bruxelles punta a fissare al 2035. Secondo la proposta originaria della Commissione dal 2030 dovrà avere termine la deroga di cui beneficiano i costruttori responsabili di un numero compreso tra mille e 10mila autovetture l'anno e che consente loro di non rispettare i limiti sulle emissioni.

 

carlo calenda a l'aria che tira

La proposta bipartisan italiana punta invece a mantenere in vigore la deroga fino al 2036. Gli altri punti più dibattuti sono la revisione del mercato europeo della CO2 (Ets, Emission trading scheme) e lintroduzione di una tassa alle frontiere sulle importazioni di determinati prodotti ad alto contenuto di CO2 (Cbam, Carbon border adjustment mechanism). Nel complesso quindi, il voto resta incerto.

 

Non è escluso che l'Aula diventi un campo di battaglia dato che le votazioni determineranno la posizione del Parlamento (da cui si partirà per i successivi negoziati istituzionali). Già ieri in effetti è andata in scena la lite tra il leghista Paolo Borchia e il vicepresidente della Commissione Ue Timmermans, con il primo che lo accusava di «collaborazionismo» e il secondo che, in perfetto italiano, gli ha riservato un «vergognati» alla prima occasione utile.

ROBERTO CINGOLANI