“COME DICEVA BETTINO, AMATO E’ UN PROFESSIONISTA A CONTRATTO. NON SO IN QUESTO CASO A QUALE CONTRATTO FACCIA FEDE” – LA REPLICA AL VELENO DI STEFANIA CRAXI, FIGLIA DELL’EX LEADER SOCIALISTA, ALLE TESI DEL "DOTTOR SOTTILE" SUL CASO USTICA: “SONO UN FALSO STORICO. MIO PADRE ERA ALL’OSCURO DI TUTTO E AVVERTI’ GHEDDAFI DI UN ATTENTATO NEL 1986 NON NEL 1980. AMATO MENTE, NON SO SE PER DOLO O PROBLEMI DI MEMORIA. SE CI SONO PROVE, LE TIRI FUORI, PRIMA DI CHIEDERE LE SCUSE DELLA FRANCIA. E SU MACRON DICO CHE…”
Estratto dell’articolo di Paolo Colonnello per lastampa.it
A dispetto della prudenza di Giorgia Meloni («le parole di Amato meritano attenzione»), Stefania Craxi, presidente della Commissione Esteri e Difesa del Senato, non ha il minimo dubbio: quelle dell’ex presidente socialista del Consiglio Giuliano Amato, sono «un falso storico».
Per non parlare della chiamata in causa di suo padre Bettino Craxi, che Amato accusa di aver saputo fin da allora come andarono le cose, e cioè che il Dc9 dell’Itavia con a bordo 81 persone, precipitato nei cieli di Ustica il 27 giugno 1980, venne abbattuto per errore da un missile francese destinato in realtà all’allora premier libico Gheddafi, salvato proprio da una soffiata di Craxi che lo avvertì delle intenzioni omicide francesi.
Cosa ha pensato quando ha letto l’intervista di Amato su Repubblica sulla strage di Ustica?
«Sono sobbalzata sulla sedia: Amato mente per la gola, non so se per l’attutita capacità mnemonica o per dolo».
Addirittura?
«Guardi, mio padre definiva Giuliano Amato “l’extraterrestre” per la sua attitudine a parlare della Prima Repubblica come se fosse un periodo storico in cui lui aveva vissuto sulla luna».
Ma è così improbabile che suo padre avesse avvertito Gheddafi di un possibile attentato al suo aereo?
«Questo è un falso storico. Craxi avvertì sì Gheddafi di un attentato che il Dipartimento americano stava organizzando, ma sul territorio libico e soprattutto nel 1986! E non nell’80 come sostiene Amato. E aggiungo che mio padre fece bene nell’ottica di voler mantenere gli equilibri nel Mediterraneo, visto quello che successo dopo la morte di Gheddafi in Libia».
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«Perché ho rintracciato persino un manoscritto di mio padre non certo destinato ai giornali ma alle sue memorie che spiega esattamente come fosse all’oscuro di quella faccenda».
Cosa c’è scritto?
«Spiega chiaramente come il giudice istruttore Rosario Priore ricevette aiuto dalla sua presidenza del Consiglio per recuperare il relitto dell’aereo e di come l’ipotesi di un missile scagliato contro un altro obiettivo militare fosse sconvolgente. Scriveva così: “Equivarrebbe a dire che una muraglia multinazionale di omertà avrebbe coperto per tanto tempo la verità dei fatti”».
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«Invece è del 1990 circa. Priore aveva finito la sua istruttoria. Ma una prova definitiva non c’era. E le pare che se Craxi avesse saputo com’erano andate le cose avrebbe scritto così nei suoi appunti personali?» .
Torniamo all’intervista di Amato…
«Sì, un’intervista dove sembra che tutto il mondo sapesse come fossero andate le cose tranne che Amato».
Definisce suo padre “trasgressivo”. È così?
«Guardi, la verità è un’altra: Amato da sottosegretario alla presidenza del Consiglio condivise tutte le scelte e tutti gli atti dell’esecutivo a guida socialista, a cominciare dalle scelte di politica internazionale di Bettino che resero grande l’Italia in quel momento. Dopodiché vorrei ricordare che Craxi fu il presidente del Consiglio che fece stanziare i fondi per recuperare il relitto dell’Italicus su richiesta del giudice Priore».
Il quale sostenne nella sua istruttoria la tesi supportata ieri da Amato.
«Appunto, una tesi. Ma senza una prova definitiva. Quella di Priore era una convinzione personale, ne parlai con lui anni fa».
Lei perciò non crede a una responsabilità della Nato?
«Non si tratta di credere, ma di avere delle prove. Se ci sono, che Amato le tiri fuori».
Quindi niente scuse dalla Francia?
«Ripeto: prima di chiedere le scuse dei francesi sarebbe meglio avere in mano una prova provata. E trovo strano anche questo attacco a Macron che all’epoca aveva tre anni».
Il presidente Cossiga all’epoca raccontò che l’allora ammiraglio Fulvio Martini, capo del servizio segreto militare, gli disse di aver saputo della guerra aerea per far fuori Gheddafi e del missile francese…
«Direi che l’ammiraglio Martini era uomo di grande intelligenza e di altrettanto grandi fantasie».
Secondo lei perché l’ex presidente Giuliano Amato ha deciso di raccontare proprio ora questa storia?
«Me lo sono chiesta anch’io e non ne ho idea. Potrei rifarmi a una definizione che ne diede Craxi: Amato è un professionista a contratto. Non so in questo caso a quale contratto faccia fede…».