“DATE QUALCOSA A TAJANI” – FORZA ITALIA È SEMPRE PIÙ UN PROBLEMA PER SORA GIORGIA: DA UNA PARTE LA MELONI DEVE RICUCIRE DOPO LA MOSSA DELLA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI CHE HA FATTO INCAZZARE MARINA BERLUSCONI (VEDI MEDIOLANUM) – DALL'ALTRA DEVE IMPEDIRE CHE IL PARTITO CHE FU DEL CAV COLLASSI, MAGARI FINENDO SOTTO IL 4% ALLE EUROPEE, TRASCINANDO A FONDO IL GOVERNO – E COSÌ LA PREMIER HA DECISO DI DARE A TAJANI UNA BANDIERA DA SVENTOLARE: L'INNALZAMENTO DELLE PENSIONI MINIME A MILLE EURO (CON CONSEGUENTE ROSICAMENTO DI SALVINI)
-Estratto dell’articolo di Valerio Valentini per “Il Foglio”
[…] Prevenire un rischio tutt’altro che impossibile – il collasso di Forza Italia – per scongiurare l’eventualità che di lì origini la frana che porti giù tutto, anche lei e il suo governo. E’ il cruccio di Giorgia Meloni, […]
[…] l’assillo della premier s’è fatto ricorrente, e proprio adesso che le ristrettezze della legge di Bilancio da farsi rendono difficile assecondarlo. Per cui “qualche bandiera da sventolare, ad Antonio Tajani, andrà data”, ripetono i collaboratori di Palazzo Chigi. Ma quale? Le pensioni, certo. Per l’elettorato di FI restano un must.
Ma la richiesta di alzare le minime a mille euro, formalizzata pochi giorni fa da Tajani, è così insostenibile che perfino lui, il ministro degli Esteri, in privato ammette di averla detta grossa. Però sul punto proverà a tenere. E Meloni potrebbe assecondarne le volontà.
Per questo al Mef, in queste ore, si vanno facendo simulazioni sull’impatto di un aumento delle minime: una cinquantina di euro in più rispetto ai 600 attuali. E potrebbe non essere troppo gravoso per le casse del Tesoro se davvero si operassero delle compensazioni sulla rivalutazione, come del resto s’è già fatto l’anno scorso […]
Basterà, questo, per agevolare la campagna per le europee di Tajani? Chissà. Di certo basta per indispettire Matteo Salvini, pure lui agguerrito sulle pensioni e pure lui, come il collega vicepremier, in ansia da prestazione in vista della scadenza elettorale di giugno.
Una competizione, quella tra il leader della Lega e il segretario azzurro, che seppur residuale, o forse proprio in quanto tale, va maturando come una specie di marcatura a uomo, con Salvini che fiuta la preferenza di Meloni per Tajani e dunque rilancia costantemente. E così dopo i bisticci sulle alleanze europee, sulla privatizzazione dei porti s’è consumato il frontale tra i due. […]
[…] Come già successo, e lì con più clamore, sugli extraprofitti, quando la premier liquidò le rimostranze azzurre dicendo che siccome la materia era delicata, aveva preferito non dire nulla a Tajani. Manco fosse un vicepremier per caso. Era parso un inciampo agostano. E invece due giorni fa Meloni ha ribadito il concetto, e con gli stessi toni.
Il tutto, nelle stesse ore in cui a Paolo Barelli, capogruppo azzurro a Montecitorio, veniva comunicato dai colleghi di FdI che gli emendamenti presentati da FI per ridurre la portata della tassa alle banche sarebbero stati respinti, anche perché andrebbero altrimenti a ridurre il già risicato gettito che si spera di ottenere, e cioè poco meno di 2 miliardi.
Ed è per questo che c’è chi, nel partito che fu di Berlusconi, teme che tutto sia un disegno finalizzato all’annichilimento, cosicché la premier possa fagocitare quel che resta di FI e inaugurare il “partito unico dei conservatori”.
Chissà. Di certo c’è che a Palazzo Chigi non ci si pensa, al dopo, quando si parla delle europee. Li sì è più preoccupati, semmai, da quel che avverrà prima. Dal fare in modo, cioè, che FI superi non solo lo sbarramento del 4 per cento, ma anche la soglia psicologica del 5. […]
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