“DIAMO A PUTIN ALTRE DUE-TRE SETTIMANE PER COMPRENDERE LA REALTÀ: NON HA LE RISORSE PER PROSEGUIRE LA GUERRA” - L’ECONOMISTA VLADIMIR MILOV, BRACCIO DESTRO DEL DISSIDENTE ALEXEY NAVALNY, È CONVINTO CHE “MAD VLAD” ABBIA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBA: “NON SI ASPETTAVA UNA RISPOSTA COSÌ TOTALE DELL’OCCIDENTE. CHE ORA CI HA PRESO GUSTO E NON SI FERMERÀ. DOVRÀ TROVARE IL MODO DI RITIRARE LE TRUPPE PRESENTANDOLA COME UNA VITTORIA. COME FANNO TUTTI I DITTATORI IN DIFFICOLTÀ SARÀ MOLTO DOLOROSO. MA NON SI PUÒ REPRIMERE UN POPOLO PER SEMPRE…”
-Anna Zafesova per “la Stampa”
L'economista Vladimir Milov lavora con Alexey Navalny, e ha cercato in questi anni di spiegare in Occidente la natura del regime del Cremlino, e di convincerlo a colpirlo con le sanzioni. Oggi, appare soddisfatto: «Sarebbe stato meglio che le sanzioni fossero partite prima della guerra, ma avranno un effetto devastante sulla Russia. Putin ha fatto il passo più lungo della gamba».
Possibile che non le avesse previste?
«No, ha finito per credere alla sua propaganda. Lui e i suoi uomini non si aspettavano una risposta così totale dell'Occidente. Che ora ci ha preso gusto, non si fermerà più».
Quale reazione possiamo aspettarci?
«Per ora nessuna. Stanno ancora digerendo l'accaduto. Non hanno ancora capito che la Russia è piombata in una crisi economica che sarà peggio di quella del 1991. Diamogli altre due-tre settimane per comprendere la realtà: non ha le risorse per proseguire la guerra».
E poi cosa accadrà?
«Putin dovrà trovare il modo di ritirare le truppe presentandola come una vittoria. Sappiamo che in 20 anni non ha mai ammesso di essere stato sconfitto, non sarà facile».
Chi avrà il coraggio di dirglielo?
«Nessuno. Dovrà arrivarci da solo. Tutti i suoi collaboratori hanno troppa paura. Ha eliminato da tempo tutti quelli che potevano dirgli di no, e gli altri sono terrorizzati dall'Fsb, che li intercetta tutti. Se anche soltanto due persone si dicono che è arrivato il momento di farlo fuori, lui lo saprà, figuriamoci se la cerchia dei ribelli si allarga a tre o più congiurati».
Ci sono già segni di defezioni e proteste tra gli oligarchi però.
«Putin non li prende sul serio. Bisogna aspettare che ad accorgersi che i soldi stanno finendo siano i suoi "siloviki", i militari e l'Fsb. Purtroppo il livello della sua classe dirigente è piuttosto basso, l'impressione è che chi sta fuori sappia dello stato penoso dell'economia e delle forze armate più di lui».
Ma i rischi per la corte di Putin sono saliti tantissimo ora. Cosa sceglieranno, tra il rischio di cadere in disgrazia e quello di finire davanti a un tribunale internazionale?
«Per ora opteranno per uno sciopero all'italiana: smetteranno di far funzionare il sistema di governo, e l'economia. Avranno una scusa fantastica: diranno che è tutta colpa delle sanzioni».
Il rapporto di Putin con la realtà però non sembra dei migliori, lo abbiamo visto anche dalle sue dichiarazioni di oggi.
«Non è completamente folle. Ha un istinto di sopravvivenza. E i suoi uomini vogliono sopravvivere».
Cosa deve fare nel frattempo l'Occidente?
«Quello che sta facendo adesso. I fronti dove si combatte sono quattro. Il primo è la resistenza dell'Ucraina all'avanzata russa. Il secondo è la reazione del mondo, il fronte delle sanzioni. Il terzo è la rivolta della società russa. E solo il quarto, in ordine di importanza, è una rivolta interna alla élite putiniana».
Riguardo al terzo punto, voi dell'opposizione vi aspettavate manifestazione di protesta più pesanti?
«Sono tante, e aumenteranno, insieme alle vittime russe sul campo e al prezzo economico. Molti russi cercavano di evadere dalla repressione politica nel consumismo, nella vita privata, ma non è più possibile. A protestare oggi sono loro».
Però Putin potrebbe aumentare la repressione?
«Come fanno tutti i dittatori in difficoltà, crudeltà estrema, sarà molto doloroso. Ma non si può reprimere un popolo per sempre, l'abbiamo visto anche sotto il comunismo».
Non esiste il rischio che, una volta compreso che non la può conquistare, la Russia decida di distruggerla?
«Sì, è possibile. Ma questo non farebbe che incrementare ancora la pressione dell'Occidente. Anche sulla Cina. La guerra, e la compattezza del fronte occidentale, ha messo in difficoltà Xi Jinping. Un'invasione di Taiwan oggi è diventata impossibile».