“DIBBA”, CROCE E DELIZIA DEL M5S: IL NUOVO RUOLO DI DI BATTISTA, OMBRA SCOMODA DI DI MAIO E NEMICO DI SALVINI – I PALETTI: NON DEVE SCAVALCARE IL PREMIER CONTE NEI DOSSIER GEO-POLITICI E PUO’ PUNGOLARE IL LEADER LEGHISTA SENZA PERÒ FAR SCOPPIARE UNA CRISI DI GOVERNO O L' ENNESIMA POLEMICA DI GIORNATA
-Simone Canettieri per “il Messaggero”
Lo sforzo deve essere immane. Prima di tutte le uscite pubbliche di Alessandro Di Battista - sui social o meglio ancora in tv - la war room del M5S si chiude in conclave. Va in fibrillazione. E incrocia le dita. Istruzioni per l' uso. Allora, prima cosa: Dibba non deve andare sopra la linea di Di Maio all' interno del M5S (altrimenti passa che il capo sia lui). Poi, ancora più importante: non deve scavalcare il premier Conte nei dossier geo-politici (in virtù della conclamata fama di uomo di terzomondo). E infine, visto che c' è, può sì pungicare Matteo Salvini, senza però far scoppiare una crisi di governo o l' ennesima polemica di giornata.
Ecco, alla fine lo sforzo risulta sempre un po' vano. Qualcosa va storto, la maggior parte delle volte. Perché le parole guerriere del condottiero di piazza dei Giochi Delfici alla fine confondono l' aria - fanno il botto- e ricadono a terra. Se esce prima lui sulla crisi del Venezuela in versione pro-Maduro, con la Lega che tira dalla parte opposta, i telefoni bianchi di Palazzo Chigi vanno in tilt. E prendono le distanze: «Parla a titolo personale».
E allora anche il «comune cittadino» il giorno dopo è costretto a innestare la retromarcia («L' Ue deve supportare il tentativo di mediazione di Messico e Uruguay: non tifo per Maduro»). Anche sulla Diciotti, per esempio. «I migranti devono scendere», dice dal salotto della D' Urso ma la sua posizione, che magari va incontro a quella di Roberto Fico, non trova sponde.
Prima serve il sequestro della nave e poi l' incidente diplomatico, sostiene Di Maio. Ed è sempre così, da quando è tornato dalle Americhe, Dibba parla e diventa croce e delizia del M5S, a partire da «suo fratello» Luigi, che il giorno dell' evento sul Reddito lo guardava parlare con la speranza che non scoppiassero guai.
GLI ALLEATI In via Bellerio invece vige questa regola: solo Matteo replica a Dibba. E l' altro giorno, proprio sul Venezuela, gli ha detto che «parla a vanvera». E allora ieri il papà più social d' Italia gli ha risposto pan per focaccia. E in un puro spunto invettivista gli ha consigliato (politicamente) «di tirar fuori le palle». Questa almeno avrà funzionato, avrà pensato dentro di sé Di Battista attentissimo in tutte le uscite a non sembrare debole e poco efficace. «Moscio», come si dice a Roma Come quei centravanti che si agitano nell' aria di rigore alla ricerca della palla buona da buttare dentro, ma che a volte colti dall' ansia da prestazione la sparano in tribuna.
Eccolo sempre ieri nella rete ammiraglia di Mediaset (dunque dell' odiato Berlusconi): «Il Paese è una bomba che può esplodere». Un allarme volto ai poveri e in favore dei tagli della politica. Un altro bengala acceso dimenticandosi che ormai al governo ci sono i suoi. E dunque si surfa così.
In attesa che il front-man trovi la giusta collocazione per iniziare a buttare in rete qualche pallone. Si può dunque immaginare cosa penserà Dibba alla fine delle ospitate tv o di una diretta Facebook: «Sono andato bene? Nessun casino?».