“DOV’ERA DI BATTISTA QUANDO FACEVO CAMPAGNA ELETTORALE? A FARE IL FALEGNAME?” - DI MAIO SI SFOGA CONTRO “DIBBA” CHE ORA FA IL PREDICATORE SUL GOVERNO - IL SOSPETTO E’ CHE IL “CHE GUEVARA DI ROMA NORD” VOGLIA FARE OPPOSIZIONE E TORNARE ALLE URNE, PER ESSERE RIELETTO - “DIBBA” HA RINVIATO IL VIAGGIO IN INDIA PREVISTO PER QUESTI GIORNI A DATA DESTINARSI…

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1 - IL LEADER SOSPETTA DI DI BATTISTA "È LUI CHE VUOLE TORNARE A VOTARE"

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

di maio di battista

C'è un tocco di perfidia politica nel far notare che ci sono due linee nel M5S e che se prevalesse quella di Alessandro Di Battista per il governo sarebbe la fine. Soprattutto se la dichiarazione porta la firma di Matteo Salvini, rilasciata sia ai leghisti riuniti sia al premier Giuseppe Conte durante il colloquio a Palazzo Chigi. È la consacrazione di un'alternativa alla docilità governista di Luigi Di Maio. L'affermazione di un dualismo che esplode proprio mentre il Movimento è in preda a un' isteria di dissenso e che ormai nessuno osa minimizzare.

 

alessandro di battista e luigi di maio

Certo, diranno che sono come fratelli. Certo, diranno che loro si coprono le spalle. Ma Di Maio non ne può più e lo sfogo contro Di Battista che è stato raccolto a più riprese nella giornata di martedì, dopo l'infilata di ultimatum inflittegli dai parlamentari dopo la disfatta elettorale, è stato ben sintetizzato in un pugno di frasi del post pubblicato dal vicepremier grillino per annunciare la votazione online su di sé: «La vita, per ognuno di noi, è fatta di diritti e doveri. Non scappa nessuno. [] A differenza di alcuni, ma assieme a tanti anche di voi, sono sei anni che non mi fermo e credo di aver onorato sempre i miei doveri, rendendone conto a tutti gli iscritti e gli attivisti del M5S. Non mi sono mai risparmiato in nessuna campagna elettorale. Ce l'ho messa sempre tutta anche quando nessuno ci credeva».

 

Frasi ben più dure hanno sentito i capigruppo grillini, i collaboratori dello staff e alcuni sottosegretari: «Dov'era lui quando io facevo campagna elettorale. A fare il falegname? Scompare, si fa pregare, poi si presenta così, a due giorni dal voto a fare il predicatore». Il sospetto però si fa più acido di ora in ora e somma impressioni, retroscena, ambiguità percepite. Come l' intesa tra Gianluigi Paragone e Di Battista. Raccontano a Di Maio di incontri e cene. Poi osserva la cronologia degli eventi.

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 4

Pensa ci sia lui «dietro» i colpi, «le coltellate» che gli sferra Gianluigi Paragone o una come Carla Ruocco. Immagina la voglia di Di Battista di fare opposizione e magari di tornare alle urne, per essere rieletto. È questo che legge tra le righe del finale del post pubblicato teoricamente in difesa di Di Maio: «Non abbiamo nulla da perdere, Né ruoli né poltrone né carriera. Perché è proprio quando non si ha nulla da perdere che si ri ricomincia a vincere».

paragone

 

È piena di dubbi la verità di Di Maio, figlia anche delle nevrosi del momento, e tenuta nascosta dietro una patina di opportunismo mediatico: quella di un leader che ha sempre sofferto la ribalta del collega ma ne ha avuto anche bisogno. Qui «non scappa nessuno», «A differenza di alcuni», «non mi sono mai risparmiato in nessuna campagna elettorale» scrive Di Maio. E tutti, dalla dirigenza ai semplici parlamentari confermano l'evidenza.

 

carla ruocco

La delusione su Di Battista è antica e si mescola spesso a all'insofferenza sulla capacità del deputato di stonare nei tempi dei suoi interventi, oppure sull'abilità di scomparire quando arrivano i guai in casa 5 Stelle. Non per nulla i colleghi lo chiamano «l'anguilla», bravo a scivolare via quando il Movimento viene travolto dai pasticci romani. La Capitale brucia di inchieste e risse sul Campidoglio?

 

Lui tace. I sondaggi crollano dopo la gita francese con i gilet gialli? Lui inabissa in un silenzio totale per un mese, amareggiato perché sente che Di Maio e lo staff della comunicazione prendono le distanze dal suo stile poco governativo e istituzionale.

Il vicepremier aveva provato a coinvolgerlo nel governo, pur di sterilizzare le sue asperità da grillino di lotta. A dicembre gli offrirono la suggestione di un posto da sottosegretario o addirittura la promessa di una candidatura alla commissione Ue con la quale lanciare la campagna elettorale europea.

 

luigi di maio e alessandro di battista in auto 3

Prima ancora gli fu proposto un ministero. Ma Di Battista rifiutò. Preferisce queste apparizioni e sparizioni corsare, video, messaggi su Facebook, avido dell'idea che le telecamere lo inseguirebbero ovunque. Ma per il leader c'è di più. Il capo politico subisce la ruvidità di Di Battista quando dice come la pensa. Lo fece su Silvio Berlusconi mentre la formazione del governo con la Lega, era appesa al filo sottilissimo della trattativa tra Salvini e l'ex Cavaliere.

 

2 - IL LEADER: AIUTATEMI CON LA LEGA GELO CON DIBBA CHE RINVIA IL TOUR

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

edoardo rixi 3

Quando lo tirano su di morale è il primo a dire: «Abbiamo toccato il fondo, ora dobbiamo, e possiamo, solo rimbalzare». E dunque ripartire con una nuova organizzazione, nuova verve, nuova vita. La sera dell' assemblea si alza la tensione. Ecco perché, per esempio, ieri pomeriggio ha convocato per domani prossimo tutti i consiglieri regionali pentastellati eletti in Italia (segno di quando sia probante il test su Rousseau di oggi). Ma appena, Luigi Di Maio pensa al dopo voto sul web, al governo e dunque a Matteo Salvini scuote la testa: «Purtroppo è stato fatto un pasticcio e così non reggeremo».

alessandro di battista e luigi di maio sulle piste di moena 4

 

VERTICE RISTRETTO

Non a caso l'altra sera nel palazzone di via Veneto, sede del Ministero dello Sviluppo, durante l'ennesimo vertice ristrettissimo ha spiegato ai colonnelli: «Segnatevi questa data: 29 settembre. Sarà il giorno delle elezioni». Non un auspicio, ma il sentore di queste ore. La sicurezza di non farcela. O peggio: di essere in balìa dell'alleato. Il leader dei Cinque Stelle non teme il caso Rixi. Anzi, è convinto che oggi, in caso di condanna del viceministro alle Infrastrutture, sarà proprio lui (su «input di Matteo») a fare un passo indietro).

 

Il Capo dei pentastellati ha paura della raffica di decreti che la Lega potrebbe piazzare nei prossimi giorni, proprio dopo la nuova - e debole - investitura che uscirà fuori questa sera dal voto di Rousseau. Il vicepremier pentastellato ha già messo in conto una serie di concessioni minime che metterà sul piatto a Salvini.

laura castelli

 

La prima, la settimana prossima, riguarda il Salva-Roma. Di Maio si piegherà ai voleri del Carroccio: non ci sarà alcuna norma straordinaria per la gestione del debito storico della Capitale, come era stato annunciato dalla viceministro all' Economia Laura Castelli prima del varo (poi travagliatissimo e bocciato) del decreto Crescita. «Raggi non ha pulito la Capitale - si è sfogato martedì il leader - nemmeno la settimana prima del voto europeo: ma come si fa?».

 

Il problema saranno le prossime mosse: il decreto Sicurezza bis, lo sblocca Cantieri, possibili mozioni sulla Tav se non addirittura la decisione finale. A quel punto torneranno le accuse dei parlamentari e (di Beppe Grillo) di subalternità all' alleato. E dunque «l' implosione» sarà «irrimediabile».

 

grillo di maio

LA RABBIA

«Luigi» vede ormai nemici ovunque, d' altronde. Il primo si chiama Alessandro Di Battista.

Il front-man ha rinviato il viaggio in India previsto per questi giorni a data destinarsi. Ufficialmente perché non avrebbe trovato l' accordo con chi gli dovrebbe pubblicare i reportage (Il Fatto). Ma, come spiega chi lo conosce, «Ale vuole vedere come si mette la situazione: non vuole farsi trovare all' estero in caso di crisi».

 

Ieri sera in assemblea Di Maio ha attaccato il senatore Gianluigi Paragone, ma è convinto che dietro gli affondi dell' ex direttore della Padania, ci sia proprio «Dibba». Ecco perché ieri prima di prepararsi alla congiunta si è lasciato sfuggire con i suoi collaboratori: «Tutti vogliono Alessandro? Ma che ne sa lui di come si governa, di come si gestiscono i ministri? È facile da fuori dare consigli, pareri: dietro le tastiere siamo tutti capaci a criticare».

 

Di Maio e Di Battista

Il vicepremier ce l' ha in queste ore con i «pugnalatori». E come ha ribadito ieri sera in assemblea davanti ai parlamentari: «Ho fatto questa campagna elettorale da solo, il M5S non mi ha dato una mano».

 

LA DIFESA

Nei fatti questa sera quando Di Maio avrà superato il voto su Rousseau si troverà di nuovo alle prese con gli stessi problemi della settimana scorsa. Cosa fare con la Flat Tax, la sicurezza, le Autonomie? Fino a quando potrà tenersi in equilibrio sapendo di aver le critiche pronte a ripiombargli addosso? Di Maio si «appella alla famiglia». E soprattutto teme le reazioni di Beppe Grillo e Alessandro Di Battista. «Luigi torniamo alle origini», gli chiedono i parlamentari più duri e puri.

 

DI BATTISTA DI MAIO

E il problema, come sa benissimo, il vicepremier è proprio questo: il ritorno al vecchio Movimento non si coniuga con questa fase. Ma Di Maio è destinato a rimanere in movimento il più possibile: ecco perché è pronto ad aprire a una segreteria politica e soprattutto a un rimpasto dei sottosegretari più criticati, il cavallo di battaglia di Emilio Carelli, uno dei deputati più ascoltati dal vertice in questo momento. Ma basteranno queste soluzioni? Il Di Maio pessimista è convinto di no. E l' altra sera lo ha ribadito: ricordatevi il 29 settembre.