“LE ELEZIONI NON CE LE DARANNO MAI” – DIETRO ALLA PROPOSTA DI GIORGETTI SUL TAVOLO CONDIVISO PER LE RIFORME C’È LA CONSAPEVOLEZZA CHE MATTARELLA NON CONCEDERÀ LE URNE, MA ANCHE UN MODO PER DARE UN SEGNALE AI MERCATI CHE L’ISTITUZIONALIZZAZIONE DI SALVINI È REALTÀ – IL CAPITONE VORREBBE USARE IL TAVOLO COME UN FAST FOOD: ENTRI, CONSUMI E “IN UN MESE SI VOTA”. C’È GIÀ UNA PATTUGLIA DI GRILLINI  PRONTI A FAR SALTARE LA MAGGIORANZA E…

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L. ELETTORALE, ZINGARETTI: NON VA FATTA CADERE LA PROPOSTA GIORGETTI

salvini e zingaretti alla demolizione della villa dei casamonica 3

(LaPresse) - Sulla legge elettorale, "noi abbiamo esposto ai tavoli di maggioranza ipotesi che dovrebbero evitare una legge puramente proporzionale, ma che aiutino la semplificazione e a formare coalizioni di governo chiare e stabili, con un impianto maggioritario. Per questo, mentre il Pd continua ad essere impegnato con tutta la sua forza nell’azione di governo per l’approvazione della legge di bilancio e a risolvere le principali questioni che affliggono il Paese, a partire dalla crisi dell’Ilva e Alitalia, non va fatta cadere la proposta di Giorgetti di un tavolo di confronto su questi temi, da attivare nei tempi più rapidi". Così in una nota il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

 

GIORGETTI E IL TAVOLO DELLE RIFORME: NON PORTA AL VOTO

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

salvini giorgetti

Salvini ha un' idea particolare sul tavolo per le riforme: entri, consumi «e in un mese vai a votare». Ma quel tavolo non è un fast food, perché secondo Giorgetti «le elezioni non ce le daranno mai». È inutile indagare se tra il leader della Lega e il suo vice ci sia davvero della ruggine, se la presenza di Calderoli e non di Giorgetti all' ultimo vertice del centrodestra sia la prova di un attrito tra i due. Il punto non è nemmeno se si tratti di un gioco delle parti.

 

il discorso di conte contro salvini su pornhub

È vero che Salvini avrebbe voluto forzare i tempi per andare subito alle urne, tanto da aver informato di recente Berlusconi di un accordo stretto con una pattuglia di grillini, in numero sufficiente da far saltare la maggioranza al Senato. E per evitare il rischio di veder fallire l' operazione, aveva chiesto garanzie sulla tenuta del gruppo di Forza Italia, che il Cavaliere - pur volendolo assecondare - non poteva dargli.

 

giuseppe conte salvini hamburger

Se l' ex sottosegretario alla Presidenza ha sparigliato il gioco, non è solo perché ritiene che lo spazio per le elezioni non ci sia, ma anche perché è convinto che il tempo di questa legislatura verrebbe utile a raggiungere una serie di obiettivi. Il primo è la messa in sicurezza del sistema-Paese, «visto che il tema economico ormai è diventato prioritario persino rispetto a quello dell' immigrazione»: e il tavolo per le riforme servirebbe pure a «mandare un segnale di stabilità ai mercati che ci stanno voltando le spalle».

 

DENIS VERDINI MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI

Il secondo obiettivo è stabilizzare la politica: traguardo che - a suo giudizio - converrebbe anche alla Lega. L' altra sera a Varese, terminato un incontro di partito, Giorgetti ha spiegato ad alcuni dirigenti del Carroccio che, «con il superamento dei Cinque Stelle, bisognerà pensare al dopo, a costruire cioè un nuovo bipolarismo in cui - almeno per una fase - la Lega sarà il traino di un blocco, quello del vecchio centrodestra». E allora l' idea del tavolo sulle riforme «ci avvantaggia», perciò nei colloqui con il Pd ha parlato di «ultima chiamata»: «Se voi ci siete, io ve lo porto», ha detto riferendosi a Salvini.

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

Senza mai dare neppure l' impressione di volersi sostituire al suo leader. Semmai il «Capitano» potrebbe usare il tempo in cui sarà in funzione il «tavolo» per accreditarsi nelle cancellerie internazionali: aspetto fondamentale per quanti - avendo l' intenzione di «entrare dalla porta principale di Palazzo Chigi» - volessero soprattutto rimanerci. Sono istruzioni per l' uso, «li sto pure iscrivendo al Ppe...», ha scherzato Giorgetti con un collega in Transatlantico. E la sua battuta è rivelatrice di un disegno, è la risposta a una domanda che riempie certe conversazioni a Bruxelles.

 

ANTONIO TAJANI DONALD TUSK

Non è dato sapere se il presidente dell' Europarlamento, il democratico Sassoli, abbia colto qualche frammento dei colloqui avvenuti durante il pranzo organizzato per il trentesimo anniversario della caduta del Muro. Ma proprio in quella occasione, dal presidente del Bundestag Schäuble all' ex capogruppo del Ppe Pöttering, tutti hanno chiesto agli italiani «notizie sulla Lega», come ha raccontato uno degli ospiti. Perciò la frase pronunciata del neopresidente del Ppe Tusk, «mai con la Lega», ha - per usare le parole di Giorgetti - «un valore statistico»: «Ed è statisticamente dimostrato che il "mai" non regge mai». Ci sarà il tempo di dimostrarlo durante la Commissione della von der Leyen.

DAVID SASSOLI URSULA VON DER LEYEN

 

In Europa il catalogo è questo. In Italia ce n' è uno speculare, all' ombra di un governo che - tranne cataclismi - dovrebbe reggere almeno fino a primavera. Al tavolo delle riforme, invece, si aprirebbero giochi che proseguirebbero ben oltre la prossima primavera. Ecco cosa ha indotto la Meloni a chiedere pubblicamente «chiarezza» all' alleato leghista. Perché il tavolo non sarebbe quello di un fast food, e se davvero la legislatura andasse avanti, Salvini - secondo Giorgetti - siederebbe tra i commensali che deciderebbero il prossimo inquilino al Colle. Com' è quella battuta: «Draghi? Why not...».

GIORGETTI E SALVINI
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