“FAMO ‘STO STADIO”. PERO' COI SOLDI DI TUTTI, PURE DEI LAZIALI – DOPO SEI ANNI, LA CONFERENZA DEI SERVIZI HA DATO IL VIA LIBERA ALLO STADIO DELLA ROMA – MA LO STATO DOVRA' SGANCIARE DECINE DI MILIONI PER LE OPERE PUBBLICHE CHE I PRIVATI NON DOVRANNO PIU' REALIZZARE DOPO IL TAGLIO DELLE CUBATURE BY RAGGI - LA TELEFONATA DI LOTTI A DELRIO PER TROVARE FINANZIAMENTI NELLA MANOVRA
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1. PURE NUOVI TRENI PER PORTARE I TIFOSI
Manuela Perrone per il “Sole 24 Ore”
A sei anni dalla prima presentazione del progetto e a quattro dall' inizio della discussione, la conferenza dei servizi ha accordato il via libera allo stadio della Roma. Un «sì» che ha anche valore di adozione della variante urbanistica: tocca ora al Campidoglio ratificarla. Tutti d' accordo, dunque: Stato, Regione, Città metropolitana e Comune. Adesso servirà qualche settimana per l' invio del documento conclusivo in Campidoglio, comprensivo della lunga lista di raccomandazioni messe a verbale.
Ne spiccano due: quella della Regione sulla necessità anche a fini di sicurezza del ponte di Traiano, stralciato dal progetto dopo il dimezzamento delle cubature del Business Park voluto dalla giunta Raggi che ha comportato il taglio delle opere pubbliche a carico dei privati (da 320 a 250 milioni di euro, di cui 150 milioni per quelle di interesse urbano) e che è stato promesso dal governo grazie all' intervento dei ministri Lotti e Delrio.
L' infrastruttura si dovrebbe aggiungere al Ponte dei congressi, già finanziato dal Cipe, per garantire meglio la viabilità e l' accessibilità dell' area. La seconda riguarda la ferrovia Roma-Lido: la richiesta della conferenza è che i proponenti (l' As Roma di James Pallotta e la società Eurnova del costruttore Luca Parnasi) si facciano carico insieme al Comune della realizzazione della nuova stazione di Tor di Valle, dell' acquisto dei nuovi treni e della costruzione di tronchini di manovra per aumentare la frequenza dei passaggi dei convogli. I privati mettono sul piatto 45 milioni, il dubbio è che non bastino.
Ma ieri è stato il giorno della festa. Esulta il presidente del club giallorosso James Pallotta sicuro che «il progetto rappresenterà un elemento di crescita per la città». Plaude la sindaca Virginia Raggi, che a conferenza ancora aperta twittava: «Ok a progetto innovativo e moderno: meno cemento e più verde. Impulso per nuovi posti di lavoro». Stesso auspicio del governatore del Lazio Nicola Zingaretti, soddisfatto: «Abbiamo fatto tanto per difendere trasparenza e legalità. Alla fine ci siamo riusciti».
Il disegno complessivo è definito: lo stadio, che avrà una capienza massima di 55mila posti, sorgerà su un' area di 54,7 ettari nel quadrante Sud-Ovest di Roma attualmente occupata dall' ippodromo di Tor di Valle, dismesso dal 2013 e in stato di abbandono.
L' investimento privato totale ammonta a 1,3 miliardi. Secondo le stime, per la costruzione e realizzazione delle opere saranno impiegate 4mila persone. La speranza del club è avviare da aprile la cantierizzazione per giocare la prima partita ad agosto 2020. Ma la tabella di marcia dovrà vedersela con i prossimi passaggi burocratici.
In Comune dovrà cominciare l' iter della variante al piano regolatore. La Regione dovrà approvare la delibera che sostituirà ogni permesso a costruire. Nel frattempo, si scriverà lo schema di convenzione urbanistica che Campidoglio e proponenti dovranno firmare. Anche quello dovrà passare al vaglio dell' assemblea capitolina.
2. PRESSING DI LOTTI SU DELRIO PER TROVARE I SOLDI
Lo stadio della Roma si farà. Va detto ancora a bassa voce, perché i tanti, troppi dietrofront del passato insegnano. Ma questa sembrerebbe la volta buona. In soccorso del progetto di James Pallotta e Luca Parnasi, scende in campo il governo, che si impegna a sostenere la realizzazione del Ponte di Traiano, l’anello che mancava per la quadratura del cerchio. Come si legge sulla Gazzetta dello Sport, la svolta viene decisa all’ora di pranzo. Il ministro per lo Sport Luca Lotti è a bordo del treno del PD nei pressi di Firenze.
Da Roma, gli segnalano che il progetto Tor di Valle, in pista da ormai 5 anni per consegnare un nuovo stadio al club giallorosso, ancora una volta sta per arenarsi, sommerso da migliaia di pagine di prescrizioni. Molte denunciano difetti di viabilità. Il nodo, l’unico scoglio che potrebbe rivelarsi davvero insuperabile, è la necessità di reinserire nel progetto il Ponte di Traiano.
Un’opera da circa 90 milioni che dovrà collegare l’area del nuovo stadio alla Roma-Fiumicino. Ancor più vitale dopo che i proponenti hanno rivisto al ribasso gli investimenti sul potenziamento del treno Roma-Lido, collegato alla metro B.
LA TELEFONATA
Previsto nella prima versione del progetto deliberata dall’amministrazione Marino, il ponte è stato di fatto cancellato in quella successiva approvata dalla Raggi, per compensare il taglio di cubature ai costruttori. Tanto, si disse, c’è il progetto del vicino Ponte dei Congressi già finanziato dal Cipe. In realtà, quell’opera è tutta da rivedere: bocciata dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, nella migliore delle ipotesi ha tempi di realizzazione indefiniti.
Da qui, l’importanza di tornare al Ponte di Traiano. Ma la situazione è molto delicata, con la Regione che nicchia e il Comune che ufficialmente fa il tifo per lo stadio ma poi spedisce in Conferenza di servizi trecento pagine di prescrizioni, il progetto stavolta potrebbe arrendersi.
È a questo punto che il ministro Lotti, dal suo insediamento tra i più convinti sostenitori della necessità di rilanciare l’impiantistica sportiva italiana – recentemente ha contribuito in modo decisivo anche al completamento del progetto Atalanta-Credito Sportivo –, decide di sbloccare la situazione.
Telefona al suo collega Graziano Delrio, e al titolare di Infrastrutture e Trasporti strappa l’o.k. a mettere a disposizione del progetto Tor di Valle un contributo governativo da inserire in tempi stretti nella prossima legge finanziaria. Contributo che le amministrazioni locali, convergendo, indicherebbero proprio per la realizzazione del Ponte di Traiano.