“GIORGIA MELONI HA PAURA DI QUALCOSA CHE NON DICE” – MATTEO RENZI PUBBLICAMENTE ATTACCA SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: “FDI NON LA FARÀ MAI PERCHÉ NON SA COME FARLA”. POI, IN PRIVATO CON I SUOI, SI FA SIBILLINO E LASCIA INTENDERE CHE LA TIMIDEZZA DELLA DUCETTA SIA LEGATA AD ALTRO. MA A COSA? INCHIESTE SU DI LEI? SULLA FAMIGLIA? SULLA “FIAMMA MAGICA” - L’AGITAZIONE DI MATTEONZO, CHE VEDE CON IL BINOCOLO LA SOGLIA DI SBARRAMENTO DEL 4% ALLE EUROPEE (ITALIA VIVA È AL 3 SCARSO)
-Estratto dell’articolo di Giovanna Vitale per www.repubblica.it
Matteo Renzi contro tutti. È l’ultima strategia del leader di Italia viva che, alla prima assemblea nazionale dopo il congresso che lo ha incoronato presidente, apre ufficialmente la campagna elettorale per le Europee.
Una partita decisamente in salita, […] rischia di mancare il quorum per Strasburgo e intende perciò vendere cara la pelle. Provando a ricavare, per gli affiliati italiani alla macroniana Renew europe, una intercapedine fra i due poli - destra e sinistra - che schiacciano il centro.
"Siamo rimasti tra i pochi a rappresentare l’area della speranza”, dichiara fra gli applausi dei seguaci […] al Cinema Adriano. “Tocca a noi occupare nei prossimi sei mesi lo spazio di chi dice sì agli Stati Uniti d'Europa e no al populismo sovranista [...].
[…] Per risalire la china, […]occorre allora mostrare i muscoli, usare la spada anziché il fioretto. Contro Giorgia Meloni, “la leader più camaleontica che il Paese abbia mai avuto e quando qualcuno glielo fa notare si innervosisce […]”, attacca l’ex premier, “altro che stampella del governo”.
Contro Elly Schlein che “ha ridotto i cattolici e i riformisti a foglia di fico di un Pd guidato con una logica da assemblea studentesca” […]. Mentre a Carlo Calenda che rifiuta di allearsi con lui, dopo la traumatica rottura del progetto comune, riserva un avvertimento: "Le elezioni del 9 giugno si giocano sulla possibilità di avere una maggioranza simile a quella che c'è stata fino ad oggi, che tenga insieme la famiglia popolare, la famiglia socialista e Renew Europe”, spiega Renzi.
“Chi, in nome di esigenze personalistiche, pregiudizi ideologici o di veti rifiuta una prospettiva unitaria fa un danno non a noi ma all'Europa. Se consentiamo a quelli che vengono dalla destra meloniana e salviniana o dalla sinistra ideologica come il M5S di mandare più deputati a Bruxelles fa un danno alle future generazioni non a noi" perché "vincerà la cultura di Visegrad e dei no". […] “Per chi non crede nella Meloni e non si fida di Schlein c'è uno spazio coperto da Italia viva", insiste.
[…] "Voglio fare un appello: liberate il soldato Nordio, lo state tenendo in ostaggio”, proclama Renzi dal palco, prendendo le difese del Guardasigilli. “Le sue idee sono bloccate da una forza politica che di garantista non ha nulla: Fratelli d'Italia non farà mai una riforma della giustizia perché non sa come farla, non sa cos'è una riforma garantista".
Pubblicamente è questa la tesi. A margine dei lavori, però, il leader centrista si fa più sibillino: se la leader di FdI appare timida su questo fronte è perché “ha paura di qualcosa che non dice”, allude Renzi. Inchieste su di lei? Sulla cerchia più stretta? Sulla famiglia? Di più il senatore di Firenze non aggiunge.
Salvo incalzarla: “Se dice che una parte della magistratura fa politica, allora faccia la riforma della giustizia e noi la votiamo, altrimenti sono solo chiacchiere in libertà”, graffia. […] Analogo spartito sul premierato: "Se trasformiamo il paese sul modello del sindaco d'Italia noi siamo contenti. Non c'è nessuna deriva autoritaria se chi vince governa, ma mi sembra ancora una volta che il centrodestra parli ma non realizzi. Le frasi di Letta sono un campanello di allarme […]”. Eccola la strategia di Matteo Renzi per strappare il quorum alle Europee: puntare sui fallimenti di Meloni e della Schlein “che lei si è scelta come avversaria perché le fa più comodo”.