“IL GOVERNO MELONI? I SEGNALI DI DIFFICOLTÀ CI SONO MA LA MANCANZA DI UNA FORTE ALTERNATIVA NON AIUTA UN RICAMBIO A BREVE” - ROMANO PRODI CERTIFICA IL FALLIMENTO DI ELLY SCHLEIN, DEL PD E DI TUTTO IL “CAMPO LARGO” CHE, NONOSTANTE I MOLTI GUAI DI GIORGIA MELONI NON CRESCE NEI SONDAGGI: “SI DISCUTA CONCRETAMENTE SU COSA STARE INSIEME. LA GENTE SOFFRE SU ALCUNI TEMI VITALI COME LA SALUTE. MA ANCHE PER LA CASA, SULLE QUESTIONI FISCALI. È ORA DI AVVIARE BATTAGLIE CIVILI, CON PROPOSTE ANCHE RADICALI. SERVE UN GRANDE PROGRAMMA COMUNE”

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Estratto dell’articolo Fabio Martini per “la Stampa”

 

ROMANO PRODI OSPITE DI SCUOLA DI POLITICHE

Nel piccolo teatro di Cesenatico […] Romano Prodi sta raccontando agli allievi della Scuola di Politiche che lui ha «l'età di Noè», ma «anni brutti come gli ultimi due», non li aveva mai visti, insomma sono tempi cupi, ma ad un certo punto il Professore tocca una corda che di colpo accende una platea silenziosa: «Ragazzi, l'Erasmus ha fatto più figli che Premi Nobel, ma è stato un disegno politico straordinario! Se ha funzionato così bene perché non facciamo nel Mediterraneo 30 Università paritarie Nord-Sud?

 

Per capirci, non l'Università di Bologna o di Roma che fanno la "filiale" nel Sud del mondo, ma 30 Università con due sedi una a Nord e una a Sud, Atene e il Cairo, Bari e Tripoli, con gli studenti che fanno 2 anni e 2 anni. Quando avrete messo 500 mila giovani insieme, 500 mila ragazzi che si sposano, che fanno casini, vedrete che rivoluzione pacifica nel Mediterraneo!». Dalla platea e dai palchetti si alza un applauso vero, lungo, liberatorio. Prodi aggiunge: «Sono due anni che sto martellando con questa proposta!» .

ROMANO PRODI OSPITE DI SCUOLA DI POLITICHE

 

Ma dove? Con chi? A riflettori spenti, se si prova a chiederlo a Prodi, lui risponde cosi: «Ne ho parlato due volte con Ursula von der Leyen e mi ha detto: che bello. Ne ho parlato con Tajani, che lo giudica un sogno.

 

Ma per sfide di questo tipo servono 8-10 anni e non c'è santo di politico che sia pronto a farne una propria bandiera. Perché è un progetto che va oltre l'orizzonte stretto della propria "vita" politica. Ma allora diciamolo: se la democrazia ha gli orizzonti corti e le dittature gli orizzonti lunghi, noi che stiamo da questa parte vogliamo vincere o perdere?».

 

ROMANO PRODI OSPITE DI SCUOLA DI POLITICHE

[…] Romano Prodi […]: «In queste ultime settimane si sono susseguiti diversi episodi, alcuni anche molto gravi: nel governo sono emersi fenomeni di scollamento e di tensione ma poi quando abbiamo letto i primi opinion polls dopo le vacanze, abbiamo scoperto che la maggioranza tiene, il partito della presidente Meloni va anche un po' avanti e le opposizioni nel loro complesso sono ferme o anche in leggero calo. Se non si rende concreta ed evidente una alternativa, il governo va avanti tranquillamente, almeno nei consensi».

 

[…] il governo Meloni durerà per tutta la legislatura? Prodi per ora non ha dubbi: «I segnali di difficoltà ci sono ma non molleranno e d'altra parte la mancanza, per il momento, di una forte alternativa non aiuta un ricambio a breve».

 

ROMANO PRODI OSPITE DI SCUOLA DI POLITICHE

E d'altra parte da settimane impazza in tutto il sistema politico-mediatico il dibattito sul perimetro del cosiddetto futuro Campo largo, ma anche su questo fronte Prodi scarta e suggerisce una strada nuova: «Prima di valutare chi ci sta, si discuta concretamente su cosa stare insieme. La gente soffre su alcuni temi vitali come la salute. Ma anche per la casa, sulle questioni fiscali. È ora di avviare battaglie civili, con proposte anche radicali. Serve un grande programma comune da preparare, a partire dalle prossime settimane, attraverso una grande consultazione: la libertà è partecipazione, non è soltanto una canzone di Gaber».

 

ROMANO PRODI

[…] il Professore ha rivelato perché nel 2005 dovette lasciare la presidenza della Commissione europea. Parlando della candidatura di Raffaele Fitto come Commissario Europeo da parte del governo, Prodi ha ribaltato la questione: «Da presidente della Commissione, proposi per un portafoglio assai importante, come la Concorrenza, il candidato migliore possibile, Mario Monti, che incidentalmente era anche italiano.

 

La proposta passò. Certo, fu ritenuto un capolavoro ma allora la Commissione era molto più forte, ora si è indebolita, i Paesi si impadroniscono delle candidature e dei singoli nomi». E a questo punto Prodi racconta: «Io feci per quasi cinque anni il presidente, facendo valere l'autorità della Commissione ma alla fine pagai questo approccio. Certo, io avrei fatto volentieri un altro mandato, ma alla fine non fui confermato proprio perché ritenevo che la Commissione dovesse avere un ruolo di guida». Ma nella negazione del bis non ci fu la manina di Tony Blair? «Manina? Manona! ». Rivela Prodi: «Con Blair, dopo la guerra in Iraq, non ci parlammo più. Fu un periodo di grandissime tensioni». […]