“UNA GRANDE UTOPIA CHE SI CONVERTE IN UN INCUBO ALTRETTANTO GRANDE” – IL MINISTRO VALDITARA SCRIVE AGLI STUDENTI UNA LETTERA SUI DANNI DEL COMUNISMO NEL GIORNO DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO. INSORGONO I PARTIGIANI E IL PD: "MINISTERO DELLA PROPAGANDA. MA PERCHÉ IL MINISTRO NON SI OCCUPA DI SCUOLA? VALDITARA DIMENTICA CHE OGGI È ANCHE LA GIORNATA CONTRO FASCISMO E ANTISEMITISMO". IL MINISTRO DELL'ISTRUZIONE E DEL MERITO REPLICA: "C’È CHI È AMICO DI ISRAELE E CHI È AMICO DI HAMAS. IO SONO AMICO DI ISRAELE"

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Viola Giannoli, Ilaria Venturi per repubblica.it

 

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Il primo messaggio a studenti e studentesse del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è una lettera sul comunismo, "una grande utopia che si converte in un incubo altrettanto grande". La lettera è arrivata alle scuole stamattina, nell'anniversario della caduta del Muro di Berlino, "Giornata della libertà", per ricordare "l'esito drammaticamente fallimentare" di quella ideologia. 

 

 

La polemica delle opposizioni

Nessun cenno, invece, sottolinea il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo, "al fatto che il 9 novembre è anche la giornata mondiale contro il fascismo e l’antisemitismo proclamata dalle Nazioni Unite”. La ricorrenza è rimossa, resta solo la caduta del Muro. Che "se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese – ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente", scrive Valditara.

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Attacca anche il Pd: "Alla denominazione 'merito', da oggi bisogna aggiungere "e della propaganda". Come altro definire il ministero dell'Istruzione dopo la lettera fuori luogo inviata da Valditara alle scuole con una lettura strumentale della caduta del Muro di Berlino? Ma perché il ministro non si occupa di scuola?", scrive Simona Malpezzi su Twitter. Per Francesco Sinopoli della Flc Cgil "la lettera di Valditara è da Minculpop" e le "lezioni di storia spettano ai docenti, non certo al ministro".

 

La replica del ministro

A Repubblica arriva la replica di Valditara: “Assolutamente nessuna contrapposizione”, spiega. “Ci sono tante giornate e in ciascuna si celebra un evento di particolare rilievo: il 27 gennaio la liberazione del campo concentramento di Auschwitz dal mostro dell’antisemitismo, il 25 aprile la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e il 9 novembre la liberazione dell’Europa dal comunismo – dichiara Valditara - Non vedo il problema, sono figlio di partigiano della Brigata Garibaldi, non accetto lezioni da chi non ha mai rischiato la vita per combattere il nazismo. C’è chi è amico di Israele e chi è amico di Hamas. Io sono amico di Israele”.

 

 

Il testo della lettera

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Ma cosa dice la lettera? "Il comunismo - prosegue - è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale", si legge nella lettera.

 

La circolare prosegue spiegando che il comunismo "nasce come una grande utopia, sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette. Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra". Tuttavia, continua Valditara, "si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte".

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Per il ministro "perché l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario". E pertanto, si legge sempre nella circolare, "prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare".

 

Per questo "il 9 novembre resterà una ricorrenza di primaria importanza per l’Europa: il momento in cui finisce un tragico equivoco nel cui nome, per decenni, il continente è stato diviso e la sua metà orientale soffocata dal dispotismo" e che "questa consapevolezza è ancora più attuale oggi, di fronte al risorgere di aggressive nostalgie dell’impero sovietico e alle nuove minacce per la pace in Europa".

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"Il crollo del Muro di Berlino - conclude Valditara - segna il fallimento definitivo dell’utopia rivoluzionaria. E non può che essere, allora, una festa della nostra liberaldemocrazia. Un ordine politico e sociale imperfetto, pieno com’è di contraddizioni, bisognoso ogni giorno di essere reinventato e ricostruito. E tuttavia, l’unico ordine politico e sociale che possa dare ragionevoli garanzie che umanità, giustizia, libertà, verità non siano mai subordinate ad alcun altro scopo, sia esso nobile o ignobile".

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il muro di berlino
l impero romano distrutto dagli immigrati di giuseppe valditara
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