“KAMALA HARRIS NON È LA CANDIDATA MIGLIORE PER BATTERE TRUMP” – CAZZULLO: “È MEGLIO DI BIDEN MA È DEBOLE SOTTO MOLTI PROFILI. GLI AMERICANI NEL 2008 ERANO PRONTI PER UN PRESIDENTE DI COLORE, MA NEL 2016 NON LO ERANO PER UNA PRESIDENTE DONNA; E KAMALA È UNA DONNA DI COLORE. SOPRATTUTTO, È CALIFORNIANA, VIENE CIOÈ DALLO STATO PIÙ “LIBERAL”, DOVE C’E’ UNA SINISTRA INTELLETTUALE, IDEALISTA, PIÙ ATTENTA AI DIRITTI CIVILI CHE AGLI INTERESSI ECONOMICI DELLE CLASSI LAVORATRICE. MICHIGAN, PENNSYLVANIA E WISCONSIN NON SONO STATI FACILI PER KAMALA HARRIS. LA PREVISIONE È 50 A 50. SI DECIDERÀ SUL FILO, NEGLI ULTIMI GIORNI”
-Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”
Caro Aldo, Biden ha fatto un passo indietro, passando il testimone nella corsa alla Casa Bianca alla sua vice Harris. Lei crede che Kamala sia la candidata migliore?
Franco Antonello
La Harris con i voti degli indecisi, degli afro-americani, l’appoggio di divi dello spettacolo, Soros e tanti finanziatori, avrà chance di successo. Lei pare pessimista, pensa che non ce la farà a sconfiggere Trump?
Dante Bernardis
Risposta di Aldo Cazzullo
Cari lettori, non sono pessimista su Kamala Harris. Al contrario, ho scritto che Trump è battibile. Certo, è un candidato forte, ha dietro di sé un movimento sociale autentico, ha il pieno controllo del suo partito — cosa che non si può dire della Harris —, è uscito più forte dall’attentato di Butler. Però non è il nuovo che avanza.
È un vecchio arnese, un personaggio a fine corsa, un mattatore che polarizza, divide, insulta, genera ansia, tensione, odio. Non tutti gli americani hanno voglia di altri quattro anni così. Il problema è che Kamala Harris non è la candidata migliore per batterlo. È ovviamente meglio di Biden, la cui testarda ostinazione ha gettato un’ombra su un bilancio positivo in economia, per quanto deludente in politica estera.
Ma la Harris è debole sotto molti profili. Gli americani nel 2008 erano pronti per un presidente di colore, ma nel 2016 non lo erano per una presidente donna; e Kamala è una donna di colore. Soprattutto, è californiana, viene cioè dallo Stato più liberal; «una pazza liberal» la definisce Trump.
Ovviamente non intende liberale; noi diremmo radical chic; è una parola che definisce una sinistra intellettuale, idealista, più attenta ai diritti civili che agli interessi economici delle classi lavoratrice.
Hillary perse per poche decine di migliaia di voti tre Stati industriali, che Obama aveva vinto largamente e che Biden ha riconquistato: il Michigan, sede delle tre grandi industrie automobilistiche; la Pennsylvania, che ha una grande città democratica — Philadelphia — e una vasta provincia interna che somiglia più al Midwest; e il Wisconsin, che ha una storia politica in bilico tra repubblicani radicali — Joseph McCarthy, quello della caccia alle streghe, è stato senatore del Wisconsin per 10 anni — e democratici moderati.
È lo Stato di Milwaukee e di Happy Days: i «meravigliosi Anni 50», l’America di Eisenhower, con i neri nei ghetti e gli italoamericani in cucina. Insomma, non sono Stati facili per Kamala Harris. La previsione è 50 a 50. Si deciderà sul filo, negli ultimi giorni.