“LASCIAMOLI SBOLLIRE QUALCHE GIORNO, È COMPRENSIBILE CHE SIANO ARRABBIATI” – GIUSEPPE CONTE È CONVINTO CHE IL PD CAMBIERÀ IDEA SULLA FINE DEL CAMPO LARGO: LETTA DIFFICILMENTE POTRÀ FARE A MENO DEI VOTI DEI GRILLINI PER POTER SPERARE DI AVVICINARSI AL CENTRODESTRA IL 25 SETTEMBRE – QUEL CACADUBBI DI PEPPINIELLO ALLA FINE NON HA AVUTO IL CORAGGIO DI ANDARE ALLO SCONTRO FINALE CON CRIPPA E GLI ALTRI SCISSIONISTI: NESSUN CAMBIO DI CAPOGRUPPO NÉ ESPULSIONI (TANTO NON SARANNO RICANDIDATI…)
-Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
"Lasciamoli sbollire qualche giorno, è comprensibile che siano arrabbiati...": in via di Campo Marzio, quartier generale dei 5 Stelle, si leggono le varie agenzie che scorrono una dietro l'altra. Pezzi da novanta del Pd (compreso il segretario Enrico Letta) fino a ieri alfieri del fronte progressista, cominciano a cambiare idea. Forse l'alleanza salta. Forse non ci sono più le condizioni. Forse si è rotto qualcosa in maniera irreparabile.
Che possa finire così è stato messo in conto anche nel Movimento. Il grande gelo: ieri Giuseppe Conte e Letta non si sono sentiti, le comunicazioni si sono interrotte proprio mercoledì, quando il secondo era andato in pellegrinaggio nell'ufficio dei 5 Stelle al Senato per convincere l'ex presidente del Consiglio a votare la fiducia.
Lo aveva fatto lui, ma pure Dario Franceschini e Roberto Speranza. Si erano mossi in tre, chiedendo e ricevendo udienza. Nulla da fare, visto l'esito. E adesso? "I nove punti che avevamo presentato a Mario Draghi resteranno la base della nostra agenda - dice Conte - Noi siamo convinti che le alleanze si fondino sui programmi e che quei punti abbiano una forte impronta progressista".
Le tossine di questo finale anticipato di legislatura non sono poche. Sempre ieri era stata convocata un'assemblea dei deputati nel pomeriggio, il gruppo voleva la testa di Davide Crippa e di tutto il direttivo. Responsabili di aver remato contro la linea, ammesso ci fosse una linea precisa, di Conte e dei suoi, cioè di rottura. La sfiducia, se messa ai voti, non avrebbe avuto problemi a passare.
Poi però si è cambiato idea, niente redde rationem, niente cambio di capogruppo alla Camera in un Parlamento in via di scioglimento. Si raccontava che la sostituta sarebbe potuta essere Vittoria Baldino, responsabile del comitato 5 Stelle delle Politiche giovanili, deputata contiana in ascesa, una delle nuove leve che passo dopo passo si sono conquistate sempre maggiori spazi nel partito.
Però alla fine si è deciso di desistere: perché continuare con lo stillicidio delle lotte intestine puntualmente in pasto all'opinione pubblica? "In questi giorni alcuni sono stati attaccati, demonizzati, trattati con ferocia. È stato vergognoso, eppure fino a ieri pomeriggio (mercoledì, ndr) tutte le opzioni erano sul tavolo, anche quella di dare la fiducia al governo. Dunque questi attacchi, col senno di poi, sono stati ancora più ingenerosi", ha ribadito Crippa parlando in un'altra assemblea, al mattino.
Maria Soave Alemanno, delegata d'aula che sosteneva la linea governista, ha mollato i 5 Stelle per accasarsi in Italia Viva: "Siamo stati parte della maggioranza per anni, abbiamo raggiunto traguardi di cui sono estremamente orgogliosa e lo spirito di unione e i valori che ci hanno mossi non hanno nulla a che vedere con la mera propaganda a cui in questo momento ho tristemente assistito. Sono amareggiata".
Dopodiché a breve ormai, visto che le liste andranno presentate tra un mese, Conte dovrà decidere una volta per tutte se e come superare la regola che mette un tetto ai mandati parlamentari, cioè al momento due e non di più. Ad oggi, senza deroghe, Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi e tanti altri non saranno ricandidati.
L'argomento è scabroso e accende puntualmente gli animi: i parlamentari al secondo mandato premono per il superamento, quelli al primo lo vogliono mantenere perché così hanno più possibilità di essere rieletti. I numeri che girano sono da incubo: con il 10 per cento, andando in solitaria, il M5S eleggerebbe una quarantina di persone fra Camera e Senato.
Un tracollo, non solo di parlamentari ma anche per quanto riguarda le persone degli staff e indirettamente dei fondi per il funzionamento del partito. Conte in questi mesi ha tentennato, rinviato, detto e non detto; la compilazione delle liste si preannuncia un'attività foriera di liti e gelosie, sospetti e veleni.
Si sa già come la pensa Beppe Grillo: il fondatore non vuole deroghe. Sulla crisi che ha portato alla caduta del governo, è lo stesso Conte a riportare il giudizio del comico genovese: "Anche lui - le sue parole a Zona Bianca - è rimasto come me sconcertato, sgomento, per gli attacchi che ieri abbiamo subito, e per il fatto che quasi tutte le forze politiche erano lì a chiedere il Movimento fuori dalla maggioranza. Siamo rimasti sorpresi da questo livore, da questa aggressione".