“LAVOREREMO INSIEME, NON CI SARANNO VENDETTE O EPURAZIONI” - ORA E’ ENRICO LETTA CHE DICE AGLI EX RENZIANI DI “STARE SERENI” - SE GUERINI E IL RESTO DI “BASE RIFORMISTA” ACCETTERANNO LA RASSICURAZIONE, IL CONGRESSO NON SARA' PIÙ COSI’ NECESSARIO: SERVIRÀ SOLO A DEFINIRE L'IDENTITÀ-STRACCHINO DEL PARTITO DEMOCRATICO E LE EVENTUALI ALLEANZE...
-Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Ieri è sbarcato a Roma e oggi spiegherà i motivi che lo hanno spinto ad accettare la candidatura a segretario del Partito democratico. È vero che Enrico Letta si è preso due giorni di tempo prima di pronunciare il fatidico sì, ma quelle 48 ore gli sono servite per parlare con tutti i big del Pd, incluso il leader di Base riformista Lorenzo Guerini, per assicurarsi il loro sì e una votazione pressoché unanime. L'ex premier ha spiegato a tutti i suoi interlocutori che «è venuto il tempo di ricostruire e di rilanciare il Pd», ha tenuto a sottolineare soprattutto una cosa: «Non cerco un' unanimità di facciata e comprendo alcuni dubbi e obiezioni. Sono pronto a chiarirle per un lavoro comune».
Quindi, per essere ancora più esplicito, ha aggiunto: «Non ci saranno né epurazioni né vendette, per rilanciare il Partito democratico servono tutte le energie». Parole, queste ultime, che hanno definitivamente rassicurato Base riformista che domenica darà il suo appoggio a Letta.
A questo punto nemmeno il Congresso è più una questione dirimente: se sarà tematico - come sarà - la minoranza non si opporrà. Tematico, ossia politico, per definire l'orizzonte e l'identità del Partito democratico. L'importante è fissare una linea. E in questo senso Letta ha già qualche idea in mente.
L'agenda Draghi, innanzitutto, a cui il Pd contribuirà con le sue idee. E poi il tema della alleanze, di cui, probabilmente, parlerà il giorno dell' investitura, cioè domenica, per dire, in sostanza, che le alleanze vanno ricercate ma che la proposta politica non è definita dalle alleanze ma da ciò che il Pd sarà in grado di elaborare.
Dunque Letta si avvia a diventare segretario con il plauso di (quasi ) tutti. Anche le donne del Pd (e non è una novità) rinunciano a presentare una loro candidata alle assise di domenica. E Debora Serracchiani, indicata da molte come possibile rappresentante delle donne nella corsa alla leadership declina e spiega: «Dobbiamo privilegiare l' unità».
Anche il presidente della Regione Lazio è della partita: «Io ci sarò», annuncia su Facebook, come a voler testimoniare che le sue pur traumatiche dimissioni non corrispondono a una rottura con il Pd. Anzi, Nicola Zingaretti dà la sua totale approvazione alla candidatura di Letta: «È la soluzione più forte». Poi aggiunge una postilla autobiografica sul «lavorío distruttivo» che è stato fatto per logorarlo, a causa del quale non si poteva più «andare avanti».
L' ex premier però non riceverà lo stesso trattamento. Non ora almeno. Anche gli amministratori locali, i più fieri oppositori di Zingaretti, si sono infatti già schierati con Letta: da Dario Nardella a Stefano Bonaccini. E a proposito di territori, la prima grande prova come segretario, Letta la dovrà superare in autunno, quando ci saranno le elezioni amministrative. Consultazioni importanti: a Torino, Napoli e Bologna il lavoro di Zingaretti con i 5 Stelle era a buon punto, a Milano Beppe Sala a Milano non dovrebbe avere problemi, l' unica vera grande incognita resta Roma.
Come Zingaretti, Letta non ha un seggio in Parlamento, anche se una parte del Pd vorrebbe candidarlo a Siena, nel collegio lasciato vuoto da Padoan, dove circa un mese fa il Nazareno pensava di presentare Giuseppe Conte. Intanto i sondaggisti ieri mandavano i primi dati: secondo queste rilevazioni Letta, come indice di gradimento, sarebbe dietro Bonaccini, Orlando e Zingaretti, ma è veramente troppo presto per azzardare previsioni.