“MA CHI CREDI DI ESSERE, IL MARCHESE DEL GRILLO DEL "IO SONO IO, VOI NON SIETE UN CAZZO", E A ROMA, A CASA MIA?”. ALTA TENSIONE NEL CENTRODESTRA SUI CANDIDATI SINDACI, TAJANI SCAZZA CON GIORGETTI CHE PROPONEVA DI LASCIAR SCEGLIERE IL CANDIDATO A MILANO ALLA LEGA E A ROMA ALLA MELONI: “QUANDO NOI AVEVAMO IL 25% E VOI IL 4% NON PARLAVATE COSÌ, VERO?” – LA "DUCETTA" PER IL CAMPIDOGLIO INSISTE SU MICHETTI MA FORZA ITALIA...
Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"
A parole, tutti si dicono certi che «i candidati arriveranno presto e saranno unitari e vincenti». Nei fatti, fra i leader del centrodestra è ancora guerra fredda su chi dovrà giocare la partita dei municipi a Roma e Milano, nel voto d' autunno.
Il giorno dopo l' ennesima fumata nera al vertice del centrodestra - il secondo dopo quello annullato la settimana scorsa - le posizioni appaiono ancora molto rigide. Perfino sui tempi della scelta. Se infatti soprattutto Giorgia Meloni chiede di «fare presto», per non dare vantaggi agli avversari, Matteo Salvini frena anche sull' ipotesi che il prossimo incontro al vertice si tenga martedì: «I giorni decisivi sono nelle mani del buon Dio, martedì sarà un giorno come gli altri e quando sceglieremo lo diremo».
Se si tratti di una strategia per allentare la tensione o per non cedere senza lottare alla alleata-rivale - che insiste sulla candidatura di Enrico Michetti - non è chiaro: «Ci sono tre o quattro nomi in gamba e di livello, sia su Roma sia su Milano. Ognuno farà le sue riflessioni e approfondimenti e uniti sceglieremo i migliori», si limita a dire il leghista. Il problema però è che il braccio di ferro è in atto, e per quanto riguarda Forza Italia è del tutto esplicito.
Nel vertice Antonio Tajani ha risposto a brutto muso a Giorgetti che proponeva di lasciar scegliere il candidato a Milano alla Lega e a Roma a FdI: «Quando noi avevamo il 25% e voi il 4% non parlavate così, vero? Ma chi credi di essere, il Marchese del Grillo del "io sono io, voi non siete un c...", e a Roma, a casa mia?». Salvini avrebbe calmato gli animi, ma la tensione resta.
In questi giorni Salvini dovrà incontrare Michetti e tutti i partiti maggiori stanno commissionando sondaggi, FI oltre che su di lui anche su Simonetta Matone e Maurizio Gasparri, che nonostante il no della Meloni «per noi resta un nome in campo». E su Michetti tutto si sente in area azzurra tranne che apprezzamento: «Ne parlano come di un professorone, di un esperto... Ma mica insegna alla Sorbona, e avrà collaborato con tre sindaci nel Lazio...».
Insomma, difficile capire chi cederà. Anche a Milano, dove nonostante Berlusconi abbia detto che si sta tentando di trovare candidati della società civile e non «mestieranti» della politica, resiste la candidatura di un politico come Maurizio Lupi, da lui sostenuto. Come a Bologna, dove gli azzurri spingono per Andrea Cangini. Ed è difficile pensare che il ritorno sulla scena di Berlusconi non pesi sugli equilibri generali: il leader azzurro ha fatto sapere che lavorerà da casa, ma ha risvegliato l' orgoglio azzurro, rivendicando il ruolo di FI come forza moderata essenziale per la coalizione e attaccando Toti e Brugnaro e la loro creatura.
Secondo il governatore della Liguria però, chi si è sottratto al ruolo di federatore del centro è proprio Berlusconi, quindi Coraggio Italia andrà avanti. Anche sostenendo il candidato della Meloni, che oggi incontrerà Draghi e rilancerà la sua linea di opposizione. In attesa che si trovi un punto di caduta comune con gli alleati, ancora lontano.