“DI MAIO AGLI ESTERI? POTERE DELLA POLTRONA” - MATTEO SALVINI ROSICA E DÀ LE PAGELLE AI NUOVI MINISTRI. A PARTIRE DALL’EX ALLEATO: “QUALCUNO MI SPIEGHI COM’È POSSIBILE PASSARE DAL MISE AGLI ESTERI. È COME SE IO FOSSI ANDATO ALL’ECONOMIA. IO SE SO FARE BENE UNA COSA, FACCIO QUELLA” - POI SI RIVOLGE A MATTARELLA: “NON LE VIENE DA SORRIDERE? NON ERA MEGLIO…? – VIDEO
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MATTEO SALVINI COMMENTA LA NOMINA DI LUIGI DI MAIO AL MINISTERO DEGLI ESTERI
1 – MATTEO SALVINI PARLA DELL'EX ALLEATO: "DI MAIO AGLI ESTERI, COME HA FATTO? È IL POTERE DELLA SOPRAVVIVENZA"
Potere della sopravvivenza, potere della poltrona". Matteo Salvini commenta così il passaggio di ruolo di Luigi Di Maio, l'ex alleato gialloverde che ora è diventato giallorosso. Il leader grillino ha lasciato il posto di ministro dello Sviluppo economico ( e non solo) per prendere quello di ministro degli Esteri. "Qualcuno mi spieghi come è possibile in soli quindici giorni. È come se io dal Viminale fossi andato all'Economia, agli Esteri. Io se so fare bene una cosa, faccio quella" si sfoga sulla sua pagina Facebook ribadendo che si tratta del "potere della poltrona". Lo stesso potere che non ha permesso agli italiani di andare a votare.
2 – GOVERNO, SALVINI A MATTARELLA: "NON LE VIENE DA SORRIDERE?". E DÀ LA PAGELLA AI NUOVI MINISTRI
Matteo Salvini senza freni. Come prevedibile, il leader della Lega è furioso per la nascita del governo giallorosso. E innanzitutto sfida il presidente della Repubblica, in una diretta Facebook. Rivolto a Sergio Mattarella, chiede: "Presidente, parlava di un governo di lunga durata, con solidi principi e un programma comune. Non le viene da sorridere? Non era meglio chiamare a votare 60 milioni di italiani anziché 60mila persone su Rousseau? All'estero parlano di governino. Orgoglioso che la Lega sia immune da queste schifezze".
LA LISTA DEI MINISTRI
Poi torna a evocare la tesi del complotto: "È tornato il governino, quello delle telefonate da Parigi, Bruxelles e Berlino in cui dicono 'si fa così'. Preferisco aspettare qualche mese e tornare al voto, senza Rousseau o i giochini di palazzo". E poi, provocatoriamente, ringrazia Conte, Renzi e Di Maio: "È l'ultimo giro della spartizione". Avverte i protagonisti del nuovo corso: "In Senato li guarderò in faccia. Tireremo fuori tutte le beghe, scandalini e denunce".
Poi comincia a bersagliare i singoli ministri. "Bonafede è uno che ha partorito una riformina, ma è amico di Conte e quindi...". Su Franceschini alla Cultura dice: "È sopravvissuto a tutto e tutti. Uno di quelli nel pd che in futuro governerà anche con la befana, con Pippo e con Pluto" (battuta in realtà già utilizzata). Su Di Maio: "Uno che passa in 15 giorni dal Lavoro e lo Sviluppo agli Esteri. Chapeau. Potere della sopravvivenza, potere della poltrona". E su De Micheli ai Trasporti: "Dopo Toninelli si pensava che non si poteva fare peggio, e invece mai dire mai. Il pd può regalarci pessime sorprese".
Poi si occupa di Speranza alla Sanità: "Uno di Leu con competenza zero ma andava a bordo delle navi delle Ong, per far sbarcare i migranti. Se si votasse, domani mattina prenderebbero lo 0,1 per cento". E ancora: "Signor Conte, a chi la vuoi dare a bere?". Si scaglia contro Bellanova all'Agricoltura: "È stata relatrice della Fornero". Quindi dice: "In Parlamento non passerà mai una nuova legge Fornero, come si sta ventilando, vi do la mia parola".
Deride Fioramonti (neoministro dell'Istruzione) per la "tassa sulle merendine". Quando arriva a Gualtieri, risolleva la teoria del complotto: "Uno che arriva direttamente da Bruxelles, europarlamentare del Pd, tanto amato dalle cancellerie di Parigi e Berlino che adesso fa il ministro dell'Economia in Italia. E in un video diceva che il voto degli italiani non conta un c...".
Infine, si rivolge alle forze dell'ordine: "È un arrivederci a prestissimo". Almeno risparmia la nuova ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, che non viene citata nell'intemerata. Dice solo: "Hanno messo un ex prefetto, non si sono presi neanche la responsabilità di metterci la faccia. Se dovessi vedere che i porti si riaprono faremo una battaglia in Parlamento e, democraticamente, nelle piazze".