“DI MAIO NEL PD? PREMATURO. NON SCEGLIAMO TRA CONTE E IL MINISTRO ANDIAMO AVANTI SULLA NOSTRA STRADA” – MENTRE I DEM SONO IN TUMULTO PER L’ALLEANZA FLOP CON CONTE, LETTA ARCHIVIA IL CAMPO LARGO E LANCIA IL NUOVO ULIVO – “IO LAVORERÒ PERCHÉ DI MAIO E CONTE STIANO INSIEME NELLA STESSA MAGGIORANZA DI GOVERNO” – MA BETTINI E D’ALEMA CONSIGLIANO A PEPPINIELLO DI VARARE UNA FEDERAZIONE DE' SINISTRA SUL MODELLO MELENCHON…
-LETTA, CAMPO LARGO SI SFARINA? VEDIAMO ESITO BALLOTTAGGI
(ANSA) - "Basta aspettare 48 ore, domenica sera ci saranno i ballottaggi con 13 città capoluogo al voto, noi ne governiamo 2 su 13, vedremo il risultato, prima di parlare di campo largo che si sfarina aspetto il risultato di domenica". Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta a Radio Anch'io, su Radio Rai Uno. "Cerco di badare ai fatti e il primo è che in Parlamento" sulla risoluzione sull'Ucraina "c'è stato un voto importante e il governo ne è uscito più forte e questo ha consentito a Draghi di avere a Bruxelles più forza nelle trattative. Non era scontato".
LETTA,PD FEDERATORE,ALLEANZE LARGHE SU PROGRAMMI NON SU NOMI
(ANSA) "Il tema delle alleanze è secondario rispetto a cosa vogliamo fare". Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta a Radio Anch'io, su Radio Rai Uno. "Le alleanze che cerchiamo sono le più larghe, chi ci vuol stare starà con noi sulla base dei programmi". Poi, sul ruolo da federatore del Pd: "Sono fatti oggettivi, il Pd è il partito più grande, che ha la maggiore responsabilità, il fratello maggiore ha più responsabilità di mettere più parole di unità. Questa legge elettorale obbliga a delle coalizioni, se non si fanno" alleanze "vincono gli altri, le preclusioni sono sulle cose da fare, lavoreremo sulla base di chi vuol costruire insieme a noi" un programma. "Ai cittadini non importa di sapere se c'è tizio o caio ma se abbiamo un programma vincente".
ENRICO LETTA "L'ULIVO È IL PUNTO DI RIFERIMENTO LAVORO PER RIUNIRE GIUSEPPE E LUIGI"
Alessandro Barbera per “la Stampa”
Dopo la scissione dentro i Cinque Stelle il cosiddetto campo largo non c'è più. Enrico Letta ogni tanto lo cita ancora, altre volte no. Per rimettere insieme i pezzi di quel che resta delle alleanze del Pd c'è chi evoca un nuovo Ulivo di prodiana memoria. Il segretario Pd ci riflette un secondo, poi risponde sicuro:
«L'Ulivo? Mi invitate a nozze. È sempre stato il mio punto di riferimento. Ma nella mia testa vengono prima i contenuti, poi si costruiscono le alleanze. Perché c'è chi si è convinto che con la scissione dei Cinque Stelle è finito il populismo. Non è così». È pomeriggio, a Bruxelles c'è il sole, fa caldissimo. Letta sta per entrare nella sede del circolo riorganizzato del suo partito nella capitale belga. Risponde alle domande dopo aver partecipato alla riunione dei Socialisti europei con i tre leader più ostili all'introduzione di un tetto al prezzo del gas proposto da Mario Draghi: il tedesco Olaf Scholz, la finlandese Sanna Marin, la svedese Magdalena Andersson. Il tedesco teme un taglio definitivo delle forniture russe, le scandinave sono preoccupate di danneggiare la vicina Norvegia, loro principale fornitore di gas.
«Ho usato tutti gli argomenti possibili per cercare di convincerli sulla bontà della proposta italiana: spero sia servito, ma hanno un approccio diverso dal nostro. È la ragione per cui ho preso la mia lama e l'ho incrociata con le loro». In alternativa - spiega il segretario Pd - «ho chiesto almeno che accettino un tetto al prezzo del gas importato dalla sola Russia».
Letta parla di allargamento ai Paesi balcanici, a Ucraina, Moldavia e Georgia. Prende sul serio la proposta francese di comunità politica: «Non è un modo per buttare la palla in tribuna» e dire no a nuovi partner, al contrario. «Potrebbe accelerare l'adesione facendoli partecipare a uno spazio multilaterale. Il modello è quello del G20, che non ha un trattato fondativo e fu creato in una settimana. Potremmo avere il primo vertice a trentasei in autunno, e convocare una riunione allargata alla fine di ogni Consiglio a Ventisette».
Far virare la conversazione dai problemi dell'allargamento dell'Unione a quelli della sinistra dopo la scissione di Luigi Di Maio è un attimo. «Durante la riunione dei progressisti molti mi hanno chiesto cosa fosse successo in Italia. Ho spiegato che ora Draghi è più forte. Il passaggio parlamentare poteva mettere a rischio il governo e invece è uscito più forte».
D'accordo, il governo, ma il Pd? Che ne sarà dell'alleanza con quel che resta dei Cinque Stelle? Che ne è di ciò che una volta si chiamava il campo largo? «Il campo largo è semplicemente il modo per indicare chi sono i potenziali interlocutori. A conclusione del percorso delle Agorà svolte in questi mesi, lanceremo un progetto per l'Italia. Lo confronteremo con altri, con chi ci starà e sarà alleato con noi alle elezioni. Il mio obiettivo è tenere il più possibile uniti coloro che potenzialmente possono stare con noi, di fare da magnete.Per quanto mi riguarda ciò che è accaduto martedì non cambia il progetto».
A parole Di Maio e Conte possono ancora essere parte dello stesso progetto? «Io lavorerò perché stiano insieme: stanno insieme nella stessa maggioranza di governo, farò di tutto perché stiano insieme a noi». Forse nel frattempo il ministro degli Esteri aderirà al Pd? Letta quasi interrompe la domanda: «Mi paiono discorsi prematuri, hanno appena annunciato i loro gruppi parlamentari. Noi siamo il Pd, non scegliamo tra Conte e Di Maio, andiamo avanti sulla nostra strada. Mi auguro che il Pd esca da questa fase più grande e abbia molti soprattutto molti voti». Fra i ballottaggi di domenica e le elezioni di primavera c'è di mezzo un autunno che si preannuncia difficile. «Durante la riunione del Pse tanti, io compreso, abbiamo fatto presente lo stato di peggioramento della situazione economica e la grande fatica dell'opinione pubblica».
Letta intanto incrocia le dita per il test di questa settimana. Si sente un possibile vincitore: «Saranno risultati importanti perché si votano tredici ballottaggi e in quelle tredici città noi governavamo solo in due, a Lucca e Cuneo. In tutti gli altri Comuni eravamo all'opposizione. Lì il campo largo l'hanno fatto i candidati sindaci, penso a Verona, a Como, ad Alessandria». In ciascuna di quelle realtà «è stato costruito un progetto per la città che ha aggregato». E ci tiene a ricordare che stasera sarà a Lucca «per il comizio finale del candidato comune con Carlo Calenda, che al primo turno era staccato da noi». Quel Calenda che oggi rifiuta ogni possibile alleanza con Di Maio.