“DI MAIO VUOLE DALL'UE LA COMPLETA REVISIONE DELLE SANZIONI A PUTIN” - FRANCO FRATTINI SPIFFERA LA LINEA DI LUIGINO A BRUXELLES (CHE E’ LA STESSA DI SALVINI): “A NOI LA RUSSIA SERVE MOLTISSIMO PER DIFENDERE I NOSTRI INTERESSI NAZIONALI - GLI AMERICANI AVEVANO DETTO "BRAVI, OCCUPATEVI DELLA LIBIA", MA POI CI HANNO LASCIATO SOLI. ECCO PERCHÉ DOBBIAMO DISCUTERE CON MOSCA, RIMETTENDO IN DISCUSSIONE LE SANZIONI ECONOMICHE, E ANCHE CON LA TURCHIA. L’ITALIA PUO’ ESSERE PONTIERE CON L’IRAN”

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Amedeo La Mattina per “la Stampa”

 

franco frattini

Franco Frattini, magistrato e presidente dell' Associazione italiana per l' Onu-SIOI, è stato due volte ministro degli Esteri nei governi Berlusconi e Commissario europeo. Il suo è uno dei nomi più accreditati per l'incarico di inviato speciale dell'Italia in Libia. In questi giorni i suoi consigli sono molti utili al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. La chiave per capire come intenda muoversi Roma sta in quello che lo stesso Di Maio ha confidato a Frattini: il responsabile della Farnesina ha chiesto all'Alto rappresentante Ue Borrell di ridiscutere le sanzioni alla Russia.

 

LUIGI DI MAIO

Qual è il senso di questa mano tesa a Putin, sapendo che ci metteremo contro Trump?

«A noi la Russia serve moltissimo per difendere i nostri interessi nazionali. Di Maio ha fatto un passo molto importante con Borrell. Un passo che avremmo dovuto fare tre, quattro anni fa. Noi avremmo dovuto dire basta con le sanzioni».

 

Pensa che Borrell metterà il tema delle sanzioni all' ordine del giorno a Bruxelles?

«Conoscendolo bene, visto che da commissario europeo ho lavorato con lui, credo proprio di sì».

 

al serraj haftar giuseppe conte

A parte Trump, anche Merkel e Macron saranno contrari a mettere in discussione le sanzioni a Mosca.

«Può darsi, ma almeno si saprà da che parte stiamo noi e da che parte loro».

 

Scusi, da che parte dovremmo stare noi? Ci spieghi perché adesso dobbiamo stare dalla parte della Russia?

«Noi dobbiamo stare dalla parte dei nostri interessi nazionali come fanno gli altri Paesi, ma abbiamo un atout che gli altri non hanno, cioè possiamo parlare in amicizia con tutte le parti in causa sia in Libia sia in Medio Oriente. Noi come Italia possiamo avere un ruolo di mediazione nei conflitti. In ogni caso dobbiamo farci sentire ai tavoli delle potenze che hanno in mano le sorti di un Paese a poche miglia dalle coste italiane. In Libia abbiamo interessi di primaria grandezza, energetici, migratori, ma anche rapporti politici e di amicizia di lunghissima durata».

 

haftar serraj

Forse meglio dire "avevamo". Noi abbiamo sostenuto Sarraj, ma ora Di Maio pensa che Sarraj ci abbia tradito con la Turchia e apre ad Haftar. Abbiamo cambiato alleato?

«Ho parlato con Di Maio e lui non parla di alleanza con Haftar ma si rende conto degli errori del passato: non possiamo schiacciarci su Sarraj. Il ministro degli Esteri si rende conto che potremmo avere una sponda forte a Mosca e allora perché appiattarsi con una delle parti quando possiamo aiutare gli uni e gli altri? La conferenza di Palermo sembrava che avesse segnato un equilibrio tra le due parti e ci siamo buttati tra le braccia di Sarraj».

 

ALI KHAMENEI

Con gli Stati Uniti che avevano promesso al premier Conte sostegno in Libia.

«Gli americani avevano detto "bravi, occupatevi della Libia", ma poi ci hanno lasciato soli. Ecco perché dobbiamo discutere con la Russia, rimettendo in discussione le sanzioni economiche, e anche con la Turchia. Dopodomani (domani per chi legge, ndr) a Sochi si incontreranno Putin, che sostiene Haftar, ed Erdogan, che ha mandato i suoi soldati in difesa di Sarraj: decideranno il futuro della Libia, come hanno fatto per la Siria. Speriamo che la Libia non venga spartita in due, ma è tra le ipotesi in campo. Ecco perché dobbiamo riaprire la discussione pure con Ankara e difendere il lavoro di Eni. È stato un errore chiudere la porta in faccia alla Turchia come hanno fatto nel 2003 Chirac e Schröder».

franco frattini

 

Insomma la piccola Italia a suo parere può diventare una potenza regionale, da sola, senza l'Europa. Questa logica vale anche per la vicenda iraniana?

«Sì. Noi in Iraq abbiamo mille soldati. Va bene, siamo leali con gli Stati Uniti ed è giusto decidere anche con gli altri Paesi europei se rimanere. Ma una volta ribadita la nostra lealtà, dobbiamo poter dire come la pensiamo su certe iniziative come l'uccisione di Soleimani».

 

Allora Di Maio ha fatto bene a prendere le distanze da Washington?

«È una mossa ragionevole se il passo successivo sarà quello che io suggerisco: ridare all'Italia un ruolo di pontiere. Con l'Iran abbiamo un rapporto consolidato da sempre. Senza nulla togliere alla nostra forte amicizia con Israele, dobbiamo avere una posizione autonoma. Vediamo se gli iraniani ci snobberanno e se gli americani diranno che li abbiamo pugnalati alle spalle. Io so che il ministro degli Esteri iraniano sta facendo molte telefonate ai Paesi occidentali e spero che una la faccia anche a Roma. Francesi e tedeschi hanno fatto sponda con la Cina invece di fare un vertice subito per cercare l'unità europea».

ali khamenei sulla tomba di qassem soleimani

 

Lei pensa che Trump in questo momento ci voglia tra i piedi nel ruolo di pontieri e pompieri?

«In un momento in cui molti degli alleati europei stanno esprimendo contrarietà al raid americano, Trump ha contro la Russia, la Turchia e la Cina. Nello scacchiere mediorientale, oltre Israele, hanno dalla loro parte i sauditi ma rischiano di imbarcarsi in una polveriera. Noi abbiamo un filo da riagganciare con gli iraniani».

giuseppe conte donald trump 17