“SUL MES LA MELONI HA PERSO LA PARTITA, E ANCHE LA FACCIA”- MASSIMO GIANNINI PARAGONA LA "DUCETTA" A MUSSOLINI: "COME IL DUCE CON LA LIRA, GIORGIA MELONI HA TRASFORMATO IL MES NELLA SUA OSSESSIONE IMPICCANDO IL PAESE. LA PREMIER HA CONSUMATO IL PRIMO SERIO STRAPPO CON LA UE, CHE RISCHIA DI ESSERE GRAVIDO DI CONSEGUENZE NEFASTE: DALLA PROCEDURA D’INFRAZIONE AL PNRR, DALLE POLITICHE MIGRATORIE AL COMPLETAMENTO DELL’UNIONE BANCARIA. HA VINTO “LA FOLLIA”. E HA PERSO L’ITALIETTA, CHE HA RIVISTO RISORGERE I SUOI PEGGIORI FANTASMI. LA COSA NERA DEI FRATELLI DI GIORGIA E LA…"


Massimo Giannini per la Repubblica - Estratti

 

meme giorgia meloni matteo salvini

“L a lira è veramente la mia ossessione”, scriveva Benito Mussolini a Gabriele D’Annunzio il 29 agosto 1926, subito dopo il famoso discorso di Pesaro sulla “battaglia per Quota 90”, il tasso di cambio sulla sterlina inglese da raggiungere a ogni costo, per rimettere in riga la perfida Albione.

 

Quasi un secolo dopo, Giorgia Meloni ha trasformato il Mes nella sua ossessione, e il gran rifiuto alla ratifica del Meccanismo Europeo di Stabilità nella nuova “Quota 90” alla quale ha infine impiccato il Paese, credendo di dare così una lezione alla Perfida Unione.

 

Corsi e ricorsi storici. Del resto era un anno fa esatto, il 22 dicembre 2022, quando la premier comodamente seduta sui divani bianchi di Bruno Vespa annunciava ai sudditi di Raiuno “non accederò al Mes, posso firmarlo col sangue”. La stessa epica guerresca del Duce, che novantasette anni prima, affacciato al balcone del Palazzo delle Poste, giurava ai pesaresi festanti “difenderò la lira fino all’ultimo sangue”.

 

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Cosa resta di cotante irriducibili promesse forgiate sempre nel sangue del “meraviglioso popolo italiano”, dopo una settimana in cui il governo ha detto sì al nuovo Patto di Stabilità e no alla riforma del Fondo Salva Stati? Solo macerie. Ha vinto “la follia”, come dice giustamente Romano Prodi. E ha perso l’Italietta, che in due giorni ha rivisto risorgere i suoi peggiori fantasmi. La Cosa Nera, cioè l’impasto autarchico e ultra-sovranista incarnato dai Fratelli di Giorgia. E la Cricca Gialloverde, cioè l’impiastro eurofobico e turbo-populista assemblato dalla Lega e dal Movimento 5Stelle, che già “sgovernò” il Paese tra il giugno 2018 e l’agosto 2019.

 

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Ciò detto, è ovviamente Meloni che porta sulle spalle la responsabilità di questa scelta suicida. Era stata lei ad alzare la posta, rilanciando la strampalata logica della trattativa “a pacchetto”, ventilando un “possibile veto” sulla revisione del Patto di Stabilità e ripetendo che prima di decidere sul Fondo Salva Stati bisognava “valutare il contesto”. Non rimane nulla, di tutti questi fumosi preamboli: solo velleitarismo travestito da patriottismo, molto “ducesco” ma molto farsesco.

 

giorgia meloni matteo salvini.

Se la presidente del Consiglio ha creduto davvero alla trattativa “a pacchetto”, allora il governo ha per forza considerato l’accordo franco-tedesco sul Patto di Stabilità una sonora sconfitta per noi (applicarlo dal 2025 comporterà una correzione di bilancio automatica da 15 miliardi l’anno). E dunque ha pensato bene di vendicarsi con i partner comunitari affossando definitivamente il Mes (ratificarlo non ci sarebbe costato un centesimo, averlo bocciato ci espone a tutte le ritorsioni economiche possibili).

 

Come gli alunni impreparati a scuola, prima del voto alla Camera la premier è scomparsa “causa influenza”. Dopo il voto, tartufescamente, si è nascosta dietro al verdetto del “Parlamento sovrano”. Come se una questione cruciale come quel Trattato, che ci portiamo dietro da anni, non riguardasse l’esecutivo o lo potesse lasciare “neutrale”. La verità è purtroppo tutt’altra.

 

giorgia meloni matteo salvini in versione barbie

Ricattata da un Salvini in modalità Papeete Natalizio, la Sorella d’Italia non ha resistito al richiamo della foresta. Ha lasciato che i Fratelli inseguissero il Capitano e gli impedissero l’ennesimo sorpasso a destra. Ha condiviso la spudorata menzogna con la quale il suo vicepremier ha spacciato agli elettori la rottura sul Mes: “Non lasceremo che i lavoratori e i pensionati italiani paghino il salvataggio delle banche tedesche”. E così - dopo oltre un anno di doppiezza manovriera fatta di sorrisi a Von der Leyen e Metsola di abbracci a Victor Orbán e Abascal - Meloni ha consumato il primo, vero e serio strappo con la Ue, che rischia di essere gravido di conseguenze nefaste: dalla procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo alle prossime rate del Pnrr, dall’attuazione delle politiche migratorie al completamento dell’Unione bancaria.

 

 

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massimo giannini a otto e mezzo

Meloni poteva scegliere tra vincere la partita o perdere la faccia. Ha scelto di perdere la partita, e ha perso anche la faccia. Lo ha fatto per un’anacronistica e autolesionistica “questione di principio”, che attinge al suo immaginario patriottardo e post-missino. E se ancora non ha pagato pegno fino in fondo, per queste sue palesi irresolutezze identitarie, è solo per la drammatica crisi che squassa l’intera Europa, e che induce persino un “estremista di centro” come Emmanuel Macron a far passare la sua dura legge sui migranti con il soccorso nero di Marine Le Pen.

GIORGIA MELONI IN VERSIONE DUCETTA - MEME

 

Geometrie variabili a Parigi, uguali e contrarie a quelle di Roma sul Mes. Ma con una differenza sostanziale: le loro non costano un euro in più ai francesi, le nostre finiremo per pagarle care noi italiani.

benito mussolini - la domenica del corriere
benito mussolini

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI
giorgia meloni matteo salvini