“MI HANNO SUPPLICATO DI CANDIDARMI E POI MI HANNO FATTO FUORI” - ANTONIO DI PIETRO RIVELA: “MI HANNO CHIAMATO FASSINO, DELRIO, EMILIANO, TUTTI IN CORO A PREGARMI: "ANTONIO, CANDIDATI!". SONO ANDATO QUATTRO VOLTE AL NAZARENO PERO’ HO DETTO 'PENSATECI BENE, PERCHÉ SE RENZI FA L'INCIUCIO CON BERLUSCONI IO VOTO CONTRO'…E IL MIO NOME E’ SPARITO DALLE LISTE”
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1 - INTERVISTA A DI PIETRO
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
«Pronto? Risponde l' associazione combattenti e reduci».
Renzi la lascia fuori dalle liste e lei, Antonio Di Pietro, ci ride su?
«Sto cercando il berretto da alpino».
Non è deluso?
«Guardi che mi hanno chiamato loro, mi hanno supplicato di candidarmi con il Pd in Molise. Fassino, Delrio, Emiliano, tutti in coro a pregarmi: "Antonio, candidati!". Sono andato quattro volte al Nazareno».
E poi?
«Mi sono lasciato convincere dalle suppliche di Fassino e ho accettato di candidarmi, però sono stato chiaro».
Ha chiesto un posto blindato?
«No, ho detto pensateci bene, perché se il segretario fa l'inciucio con Berlusconi io voto contro».
E così, il suo nome è sparito dalle liste.
«Io sono la prova provata, la cartina di tornasole del fatto che si va verso un accordo tra Pd e Forza Italia».
Le dispiace che Renzi l'abbia definita «esponente di una cultura giustizialista che il Pd non ha mai apprezzato»?
«Preferisce un pregiudicato alla Berlusconi piuttosto che un giustizialista alla Di Pietro.
Quando ha capito che mi sarei opposto all'inciucio, ha rinunciato a vincere in Molise».
Perché è così sicuro che avrebbe vinto?
«Io nella mia regione conto ancora un po' e avrei potuto recuperare otto punti di svantaggio, arrivando al 30 per cento. Ma Renzi vuole tutti yes men».
Stato d'animo?
«Amareggiato, per la mia terra e per il Pd. Sono loro che hanno bisogno di me, non io di loro».
Perché non si è candidato con Liberi e uguali?
«Mi sono visto con Grasso e con Bersani, ma loro non hanno possibilità di vincere».
Che effetto le fa Prodi schierato per Renzi?
«Io, come Prodi, non ho capito la forzatura isolazionista di Leu. Volevo ricucire il rapporto tra i fratelli coltelli di centrosinistra, ma sono armati di masochismo puro».
Voterà per Renzi?
«Se Prodi mi dice tappiamoci il naso e votiamo Renzi gli rispondo no grazie. Voglio un centrosinistra che vada oltre Renzi».
Senza seggio cosa farà?
«Il mio lavoro di avvocato».
Chi andrà a Palazzo Chigi?
«E chi vuole che ci vada? Renzusconi».
2 - DA DI PIETRO AGLI ALTRI RENZI "EPURA" I MAGISTRATI DALLE LISTE
Francesca Schianchi per “la Stampa”
«Antonio Di Pietro rappresenta una cultura giustizialista che noi non abbiamo mai apprezzato. Quando hanno provato a farmelo candidare, ho detto con sincerità: se volete che il Pd porti Di Pietro in Parlamento, dovete trovarvi un altro segretario». In un' intervista al Foglio di due giorni fa, Matteo Renzi ha spiegato chiaramente il perché del suo no a una ventilata candidatura dell' ex pm.
Eppure, ci fu un tempo in cui il protagonista di Mani Pulite, l' acerrimo nemico di Berlusconi, era un pezzo fondamentale dell' alleanza di centrosinistra: nel 2008, l' allora leader Walter Veltroni annunciò la vocazione maggioritaria ma fece un' eccezione per lui e la sua Italia dei valori. Altri tempi, altro Pd: al grido di «no al giustizialismo», il partito che l' ex premier sta plasmando con le liste cambia pelle e "dimentica" di portare magistrati tra gli scranni.
Lontani i tempi della candidatura dell' ex giudice istruttore di Torino Luciano Violante (era il 1979), seguito poi, negli anni, da un discreto numero di colleghi: stavolta l' unico magistrato che trova posto nelle fila del Pd è Cosimo Ferri, nell' uninominale di Massa e capolista a Grosseto, già segretario di Magistratura indipendente, la corrente considerata più a destra dell' istituzione, e sottosegretario indicato nel 2013 da Forza Italia.
Si era invece già allontanato da tempo dal partito, per passare con Mdp, Felice Casson, eletto in Senato per tre legislature prima con l'Ulivo e poi col Pd; l' ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso è diventato addirittura leader di un movimento concorrente; esclusa dalle liste la presidente della Commissione giustizia della Camera, Donatella Ferranti, ex pm di Viterbo ed ex segretario generale del Csm.
Per dare anche un volto alla battaglia garantista, Renzi ha voluto in lista il consigliere regionale campano Stefano Graziano, che con la sua storia è il simbolo ideale: al centro di uno scandalo mediatico un paio d' anni fa, le pesanti accuse contro di lui sono state poi completamente archiviate. E, per qualche settimana, è stata in pole position per una candidatura anche la giornalista e attivista radicale Annalisa Chirico, ultrà della lotta «per una giustizia giusta» con la sua associazione «Fino a prova contraria».
«Nel 1993 mi presentai alla maturità con una copia del "Giorno" sottobraccio: lo leggevo perché faceva la battaglia garantista», raccontava poche settimane fa Renzi, che in passato con i magistrati ha avuto anche scontri pubblici: dallo sprezzante «Brrr che paura l' Anm» ai tempi della polemica sul taglio delle ferie, fino all' accusa ai magistrati di Potenza di «non arrivare mai a sentenza». Una scarsa sintonia che si riflette in pieno nelle liste. Dove Di Pietro non può avere posto: «Con tutto il rispetto per la sua persona, quella storia rappresenta il passato».