“MIA MOGLIE MI RINFACCIA CHE DIECI ANNI DI POLITICA CI HANNO IMPOVERITO” – L’EX GOVERNATORE DELLA LIGURIA GIOVANNI TOTI, CHE HA PATTEGGIATO PER CHIUDERE L’ACCUSA DI CORRUZIONE IMPROPRIA E FINANZIAMENTO ILLECITO, SI RACCONTA IN UN LIBRO E A “NOVELLA 2000” – “L’ARRESTO? MI SEMBRAVA DI VIVERE IN UN INCUBO" – I RINGRAZIAMENTI A BERLUSCONI E ALLA MOGLIE SIRIA MAGRI: “AVREBBE PREFERITO UNA VITA PIÙ TRANQUILLA. ABBIAMO STILI E AMBIZIONI UN PO’ DIVERSE” – IL RAPPORTO TRA TOTI E L’ADORATA ILARIA CAVO, EX GIORNALISTA MEDIASET E “PUPILLA” DEL GOVERNATORE LIGURE, CHE LA LANCIO' IN POLITICA…
-Massimo Murianni per Novella 2000 - www.novella2000.it
Mentre la Liguria ha appena scelto il suo successore alla presidenza della Regione, da poche settimane Giovanni Toti è di nuovo libero. «Poter uscire di casa senza rendere conto a nessuno e camminare per una città guardandoti intorno è un’esperienza che non facevo da 10 anni», ci ha raccontato.
I dieci anni sono quelli passati da politico, Europarlamentare e poi Governatore della Liguria per due mandati, durante i quali le sue giornate sono state scandite da organizzazioni puntuali, movimenti concordati con lo staff, procedure di sicurezza. Un’esperienza interrotta bruscamente all’alba del 7 maggio scorso, quando i Carabinieri lo hanno arrestato con l’accusa, al di là dei tecnicismi, di essere stato corrotto e di aver agevolato alcuni imprenditori. Ora è libero.
L’inchiesta ha accertato che non ha preso soldi per sé («Dieci anni di politica ci hanno impoverito, mi rinfaccia mia moglie», ci ha detto), e ha patteggiato per chiudere anche con l’ultima accusa rimasta, quella di corruzione impropria e finanziamento illecito: in due anni e un mese dovrà fare 1500 ore di lavori di pubblica utilità.
Non entriamo nei dettagli processuali, chi fosse interessato trova tutto (e di più) in Internet, e soprattutto trova la sua versione dei fatti nel libro Confesso: ho governato, che ha appena pubblicato con Piemme, una riflessione sullo stato della politica, a partire dalla vicenda personale appena vissuta. Abbiamo sentito Giovanni Toti al telefono per conoscere il lato umano, non quello politico o giuridico.
Innanzitutto, come stai?
«Sto abbastanza bene, sono cose lunghe da recuperare, certamente sono shock che interrompono la vita per come te la eri programmata. Dovevo governare ancora un anno questa regione, fino a settembre del 2025, e questa tempesta ha interrotto un po’ tutti i programmi di vita. Però poi, sai, l’uomo ha un grande spirito di adattamento e io ho anche un discreto ottimismo di base per pensare che anche le disgrazie portano sempre con sé qualche opportunità».
Quale opportunità vedi nello tsunami che ti ha travolto?
«Intanto ho avuto il tempo scrivere il libro. Erano anni che avevo voglia di mettere nero su bianco le nostre esperienze in questa regione che sono state tante, per certi aspetti drammatici, il Ponte Morandi, il Covid, ma per altre anche esaltanti e molto belle. D’altra parte ho sempre detto che la politica per me sarebbe stata una parentesi, ma non l’intera vita. L’ho pensato e detto fin da quando Berlusconi mi chiese di entrare in politica, nel 2014».
Il libro è dedicato a Berlusconi e a tua moglie Siria Magri, importante giornalista e dirigente di Mediaset.
«Sono due persone fondamentali nella mia vita. Mia moglie perché sa stare a fianco a una persona come me, e non è facile. Ci siamo conosciuti in redazione, a Mediaset, quando entrambe eravamo cronisti, vivevamo praticamente in simbiosi, a casa e in ufficio. Poi abbiamo avuto due carriere complesse, lei oggi è direttore a Mediaset, siamo stati in città diverse, abbiamo affrontato tante avventure, quella del Parlamento europeo, quella della Regione Liguria...».
E Berlusconi?
«Berlusconi mi ha dato tutte le chance della mia vita, sono stato assunto a Mediaset da giovane cronista, da giornalista ho fatto tutta la carriera che potevo, fino a diventare direttore di due dei tre telegiornali di Mediaset in contemporanea. Poi mi ha fatto scendere con lui in politica. Se non lo avessi incontrato, sicuramente la mia vita sarebbe stata diversa».
Leggo: A mia moglie Siria, che ha saputo darmi torto, senza smettere mai di volermi bene. Quando ti ha dato torto?
«Mia moglie mi dà parecchie volte torto, sia nel metodo sia nel merito. Lei è una persona con un self control molto superiore al mio, quindi talvolta redarguisce la mia irruenza, il mio modo di intervenire nelle cose, che giudica un po’ troppo brusco e brutale»
Dopo aver lavorato insieme, come ha preso la tua scelta di entrare in politica?
«Certamente avrebbe preferito una vita più tranquilla. Lei ama profondamente il giornalismo, tutto sommato ha vissuto come un dispiacere il fatto che io lo abbandonassi, non certo come una soddisfazione. Non è la donna cui piace stare accanto all’uomo potente: gestisce sufficiente potere per sé e lo fa sempre rimanendo un passo indietro. Abbiamo due stili e due mondi e due ambizioni un po’ diverse, però, forse proprio per questo è il mio principale consigliere, è la persona che riesce a calmierare i miei aspetti peggiori e ad esaltare i miei aspetti migliori».
Racconti nel libro che quando Berlusconi ti ha proposto di candidarti come europarlamentare, hai chiesto a lui di dirlo a Siria. Temevi un suo no?
«Sapevo che lei non l’avrebbe vissuta come una notizia felice, quindi era bene che gliela desse come una notizia felice qualcuno di cui anche lei aveva particolare stima».
Quale è stata la prima cosa che hai pensato quando sono arrivati i Carabinieri ad arrestarti all’alba del 7 maggio?
«Mi sembrava di vivere in un incubo. Quello che io ritenevo un merito, cioè aver dato ascolto alle imprese, aver organizzato un movimento politico regionale che si finanziava con le sue gambe senza costare nulla ai cittadini, che tutto questo diventasse non solo una colpa politica ma anche un reato penale era qualcosa che francamente mi sembrava folle».
Hai potuto dire tu a tua moglie dell’arresto o l’ha saputo dalle agenzie di stampa?
«Gliel’ho detto io al telefono, le ho detto quello che stava succedendo, che però ci saremmo rivisti la sera, perché per fortuna il magistrato aveva chiesto gli arresti domiciliari».
Tua moglie come ti è stata vicino?
«Era un momento particolare, nel senso che lei si era pure fratturata una gamba pochi giorni prima che questo accadesse, quindi abbiamo scelto di fare la detenzione domiciliare nella casa di Bocca di Magra perché è l’unica raggiungibile facilmente senza scale. Forse erano anni che non vivevamo insieme così a lungo. All’inizio ovviamente era molto turbata, ripeteva che la scelta di fare politica era una scelta complessa e non priva di rischi, dopodiché ha letto le carte, si è resa conto del castello montato, e da quel momento è stata una delle mie più fervide sostenitrici».
La dedica a Berlusconi dice Al presidente Silvio Berlusconi, comunque vada a finire, senza di lui non sarebbe neppure cominciata: come è cominciata lo sappiamo, come andrà a finire?
«Se sapessimo già come inizia e come finisce ogni libro, non cominceremmo neanche a leggerlo. Non cerco grandi sicurezze dalla vita, anzi devo dire la verità, la sicurezza, la tranquillità del posto fisso, della vita sapendo che domani sarà uguale a oggi è una cosa che mi dà più ansia che non il fatto di non sapere cosa farò domani, perché quella è la cosa che rende più vivi e la vita più interessante, quindi come andrà a finire non lo so».
Qual è stato il momento peggiore della tua vita?
«Quella mattina del 7 maggio, quando ho capito che la mia vita non sarebbe proseguita così come l’avevo programmata nell’anno successivo, e che tutto quanto fatto per 9-10 anni in questa Regione, per quanto potesse chiarirsi la vicenda, veniva sporcato e non meritava di esserlo».
E invece il momento migliore?
«Quelli di grande soddisfazione, quando sono stato assunto a Mediaset, quando sono diventato direttore, quando ho visto le Frecce tricolore sopra il Ponte Morandi ricostruito in brevissimo tempo».
In entrambi i casi hai citato momenti legati al tuo mondo professionale, non privato.
«Lo scrivo anche nel libro, la mia vita è fatta dal lavoro. Penso che una persona sia al 90 per cento quello che fa tutti i giorni, non credo al lavoro come una necessità di sostentamento e alla realizzazione dell’uomo fuori da quell’ambiente. I miei amici sono legati al mio lavoro e, ripeto, mia moglie l’ho conosciuta sul lavoro».