“È DIFFICILE SEMPRE ACCONTENTARE TUTTI, MA CHI VUOLE CAPIRE, CAPISCE” – IL SEGRETARIO DI STATO VATICANO, PIETRO PAROLIN, SMENTISCE CHE IL PAPA ABBIA PARLATO DI “GENOCIDIO” RIFERENDOSI ALL’OFFENSIVA ISRAELIANA SU GAZA (COME SOSTIENE LA DELEGAZIONE PALESTINESE RICEVUTA IERI IN UDIENZA): “È IRREALISTICO CHE ABBIA USATO QUEL TERMINE. LA ‘DELUSIONE’ DEI PARENTI DEGLI OSTAGGI IN MANO AD HAMAS? NORMALMENTE IL SANTO PADRE SI RIFERISCE IN TERMINI ABBASTANZA GENERICI…”
-Estratto dell’articolo di Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
Papa Francesco ieri mattina ha incontrato a Santa Marta una delegazione di dodici familiari degli ostaggi israeliani dal 7 ottobre nelle mani di Hamas e poi, nell’Auletta Paolo VI, un gruppo di dieci palestinesi parenti di civili attualmente a Gaza. Un modo […] di testimoniare la sua vicinanza ai due popoli «che soffrono». Due «popoli fratelli» […] che «hanno il diritto alla pace, hanno il diritto di vivere in pace». Un duplice incontro caduto in un momento particolare: a poche ore dall’annuncio dell’accordo raggiunto tra Israele e Hamas sullo scambio degli ostaggi.
Nella conferenza stampa all’uscita dell’incontro, la delegazione palestinese ha riferito che papa Francesco ha giudicato «una buona idea» l’invito a recarsi in Palestina e che avrebbe convenuto sul fatto che quello compiuto a Gaza è «un genocidio».
Immediata la smentita del Vaticano. Confermata anche dal segretario di Stato, Pietro Parolin, che ha giudicato «irrealistico» che il Papa «abbia usato quel termine». E, sulla «delusione» serpeggiata nella delegazione israeliana ha aggiunto: «È difficile sempre accontentare tutti. Normalmente il Santo Padre si riferisce in termini abbastanza generici ma, evidentemente, chi vuole capire capisce».
Incomprensioni sono nate anche dal giudizio del Pontefice «non è guerra, è terrorismo». Parole che la presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche, Noemi Di Segni critica: «Il Papa mette tutti sullo stesso piano di partenza e di arrivo. Ma la partenza è il terrore che esegue il disegno di sterminio degli ebrei nel mondo intero. Mentre la guerra è necessaria alla difesa di Israele e della sua popolazione. Ma alle vittime va associato chi è il vero responsabile».
Anche Nadav Kipnis, che nel massacro del 7 ottobre ha perso i genitori, italiani, e ora ha sette familiari tra i rapiti di Hamas, contesta: «Non c’è equivalenza. Hamas ha attaccato i civili a una festa e ora usa i palestinesi come scudi umani. Israele protegge i suoi cittadini e fa di tutto per non colpire civili».
Alexandra Ariev invece ringrazia il Papa per il «tempo prezioso concesso» e spera. Hamas ha catturato sua sorella minore: «Da bambine dicevamo sempre che dovevo morire prima io perché più grande. Aiutatemi a riportarla a casa, voglio ancora che sia così». […]