“È UNA FRODE ELETTORALE DA TERZO MONDO” – DONALD TRUMP È ATTESO DI NUOVO AL TRIBUNALE DI NEW YORK PER TESTIMONIARE AL PROCESSO IN CUI È ACCUSATO, INSIEME AI FIGLI, DI AVER GONFIATO GLI ASSET DELLA TRUMP ORGANIZATION. E SBOTTA: “È UNO DEI TANTI CASI PORTATI AVANTI DAL CORROTTO JOE BIDEN AI FINI DI INTERFERENZA. CACCIA ALLE STREGHE” – “THE DONALD” CI METTE LA FACCIA PERCHÉ SA DI GUADAGNARE CONSENSO. MA IN CASO DI CONDANNA (QUASI CERTA) RISCHIA DI ESSERE INTERDETTO DAL FARE AFFARI A MANHATTAN…
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TRUMP, PROCESSO NY E' INTERFERENZA ELETTORALE DA TERZO MONDO
(ANSA) - "Mi preparo per recarmi al tribunale di Lower Manhattan per testimoniare in uno dei tanti casi che sono stati istigati e portati avanti dal mio avversario politico, il corrotto Joe Biden, attraverso agenzie e surrogati, a fini di interferenza elettorale.
Questa è la prima volta che questo metodo di frode elettorale viene utilizzato in modo così sfacciato negli Stati Uniti come arma politica! Per lo e' più usato nei paesi del terzo mondo": lo scrive Donald Trump sul suo social Truth, poco prima de essere interrogato nella causa civile da 250 milioni di dollari che lo vede accusato insieme ai figli Donald Jr ed Eric di aver gonfiato gli asset della Trump Organization.
"Ho un giudice davvero prevenuto, cattivo.... ma spesso smentito (in appello, ndr), un procuratore generale razzista, malvagio e corrotto, ma un caso che, secomdo quasi tutti i giuristi, ha merito zero. Una giornata nera per il nostro Paese. Caccia alle streghe!", aggiunge.
TRUMP ALLA SBARRA A NEW YORK: A RISCHIO IL SUO IMPERO NELLA CITTÀ
Estratto dell’articolo di Massimo Gaggi per www.corriere.it
Furioso coi giudici che hanno messo sotto accusa, oltre a lui, la sua organizzazione imprenditoriale e i figli Donald Jr ed Eric, Donald Trump sarà oggi alla sbarra in tribunale a Manhattan, chiamato a rispondere alle domande di una pubblica accusa da lui più volte insultata. Mercoledì toccherà alla figlia, Ivanka, (sentita solo come testimone: a differenza dei suoi fratelli non è imputata). Poi il processo, iniziato cinque settimane fa, andrà rapidamente verso la conclusione.
Da giorni l’ex presidente segue le udienze in aula, anche se la sua presenza non è necessaria […]. Consapevole che la sua presenza fisica fa aumentare la sua popolarità tra i fan del trumpismo, The Donald non solo ha assistito a varie fasi del processo, ma ha continuato a insolentire i giudici, a definirsi un perseguitato, sfruttando, poi, la situazione per raccogliere nuovi finanziamenti dai suoi supporter. […]
Trump si mostra particolarmente inquieto e indignato per un processo (lui continua a chiamarlo «caccia alle streghe») che gli conviene politicamente (i sondaggi continuano a premiarlo) e per il quale non rischia la prigione, ma che gli può costare molto caro sul piano economico: la perdita di una parte rilevante del suo patrimonio e, soprattutto, l’interdizione dal fare affari nello Stato di New York.
Significherebbe non poter più operare nella piazza nella quale ha le proprietà immobiliari più importanti. Stavolta, oltretutto, non c’è nemmeno una giuria da ingraziarsi: per i processi civili di questo tipo vige la regola del giudice monocratico: sarà Arthur Engoron, giudice della Corte Suprema di Manhattan, ad emettere la sentenza. Che sarà sicuramente di colpevolezza perché già durante l’iter del processo il giudice ha reso noto di aver accumulato prove sulla colpevolezza della Trump Organization. Si tratta solo di capire quanto gravi verranno considerati i reati […] e quanto severa sarà la pena.