“NOI NON CI SIAMO MAI MESSI IN FILA PER MANGIARE AL PASTATION” – I DOMICILIARI A TOMMASO VERDINI SCATENANO I FRATELLI D'ITALIA CHE NON VEDEVANO L'ORA DI VENDICARSI SU SALVINI. IL MELONIANO GIOVANNI DONZELLI SI RINGALLUZZISCE E RIVENDICA LA DISTANZA DAL “MACELLAIO” DENIS: “CE NE SIAMO ANDATI DAL PDL PERCHÉ C’ERA LUI. NOI NON SIAMO RICATTABILI” – DAL CARROCCIO FANNO NOTARE CHE LE COMMESSE SOTTO LA LENTE DEI PM RISALGONO ALL’EPOCA DEL GOVERNO DRAGHI, CON GIOVANNINI MINISTRO DEI TRASPORTI
-Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
[…] FdI non tornerà in modalità forcaiola con un alleato che tiene in piedi la maggioranza di governo. […] Se l’inchiesta avrà ricaschi mediatici e dunque politici solo sul Carroccio o se l’effetto sarà così corrosivo da macchiare anche l’esecutivo nel suo complesso.
Naturalmente davanti a microfoni e taccuini anche i colonnelli di via della Scrofa ieri ostentavano indifferenza. «Non leggo le intercettazioni », metteva a verbale il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti, mentre a pochi passi colleghi di rango raccontavano che le carte, invece, «vanno studiate». E pure bene.
Dato che finora la vicenda affaristico-giudiziaria sembra confinata nel campo leghista, c’è anche chi dentro FdI in queste ore rivendica la distanza da Verdini. Imperniandoci quasi una contro-storia della nascita di Fratelli d’Italia: «Ce ne siamo andati dal Pdl perché c’era lui!».
Ecco Giovanni Donzelli, il braccio destro di Meloni nel partito: «Noi non ci siamo mai messi in fila per mangiare al PaStation », cioè il locale gourmet di Verdini jr dietro via Veneto. Come dire: col cognato di Salvini non abbiamo nulla a che spartire.
L’unico ad intrattenere buoni rapporti con “Denis”, non si sa quanto recenti, è Ignazio La Russa. «Ma non ci parlava di politica, erano altri a farlo, mica noi», è la versione di Donzelli. Anche quando si rievoca qualche frase sibillina rilasciata a mezza bocca da Verdini senior, che recentemente si è auto-definito tra le persone «più informate d’Italia», dentro FdI hanno la risposta pronta: «Noi, comunque, non siamo ricattabili». Valeva per Berlusconi, figuriamoci per quello che fu uno dei suoi più fidati (e temuti) factotum.
[…] il capo del Carroccio, di presentarsi davanti al Parlamento per parlare di Anas e corruzione, non ci pensa proprio. «Non cambio la mia agenda perché me lo chiedono i 5 Stelle o il Pd», è il ragionamento riportato a chi, anche dentro FdI, l’aveva sondato sul tema ieri mattina.
Dentro il Carroccio la difesa del capo – e del sottosegretario Federico Freni – suona più o meno così: le commesse sotto la lente dei pm sono roba vecchia. Epoca Draghi, anche se le carte smentiscono questa ricostruzione e anzi nelle intercettazioni la cricca esultava proprio perché il ministero dei Trasporti era finito in mano a Salvini. Altra tesi diffusa dalla Lega: tra i manager indagati ce ne sarebbe uno nominato «dai 5 Stelle».
[…] Troncare e sopire, è l’ordine di scuderia che Giancarlo Giorgetti ha interpretato benissimo. In corridoio, mentre tutto intorno si parlava solo del caso Verdini-Freni, fingeva di cadere dal pero: «E cos’è il caso Freni?».