“NON FUGGO AL CONFRONTO MA NON MI DIMETTO” – “LOLLO” NON MOLLA! IL “COGNATO D’ITALIA” SI DIFENDE PER LA VICENDA DEL FRECCIAROSSA FATTO FERMARE A CIAMPINO: “SONO CONVINTO DI AVER AGITO NELL’AMBITO DELLA LEGALITÀ E NELL’INTERESSE DELLO STATO”. MA RISCHIA UN'INDAGINE PER INTERRUZIONE DI PUBBLICO SERVIZIO. IL VERDE ANGELO BONELLI OGGI PRESENTERÀ UN ESPOSTO IN PROCURA – LA “JENA” BARENGHI: “QUANDO HA SAPUTO LA NOTIZIA DEL TRENO, A GIORGIA È VENUTO UN COGNATO DI VOMITO”
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1. GOVERNO: LOLLOBRIGIDA, 'NON FUGGO A CONFRONTO IN AULA MA NON MI DIMETTO'
(Adnkronos) - ''Per quanto è di mia competenza farò tutto quello che è necessario. Non sono mai fuggito al confronto. Sono convinto di aver agito non solo nell'ambito della legalità e della norma ma nell'interesse dello Stato e per rappresentarlo a Caivano.
Quella discesa dal treno non era per andare in vacanza o andare a trovare la mia famiglia, ma per andare a fare il lavoro''. Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida a margine del Forum Coldiretti, organizzato con The European House - Ambrosetti, in corso a Roma, rispondendo a una domanda sulla vicenda del treno e di un'eventuale richiesta del Parlamento a riferire in Aula.
''No'', risponde il ministro alla domanda se si dimetterà come chiesto dalle opposizioni, e aggiunge che ''per me il vero privilegio è stato quello di stare tra i cittadini di Caivano, a cominciare dai bambini, che sono il nostro futuro e che oggi sono nelle condizioni di tornare a frequentare il parco, grazie al lavoro delle forze dell'ordine e dell'esercito che in tempi velocissimi hanno ripulito quella che era una piazza di spaccio. Lo Stato c'è, c'è in tempi celeri e non solo quando i riflettori erano accesi ma anche nei giorni successivi''.
2. PARENTI
Jena per “la Stampa”
Quando ha saputo la notizia del treno a Giorgia è venuto un cognato di vomito.
3. L’AFFARE LOLLO-FRECCIAROSSA IMBARAZZA IL GOVERNO: PRESTO UN ESPOSTO AI PM
Estratto dell’articolo di Vanessa Ricciardi per www.editorialedomani.it
L’hanno chiamato ironicamente l’affare “Freccianera”, ma i risvolti creano qualche imbarazzo al governo. L’ipotesi che allarma il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida è che adesso si muovano le procure, e possa piovere su di lui l’accusa di interruzione di servizio pubblico, visto che due giorni fa il treno Frecciarossa Torino-Salerno ha fatto una fermata straordinaria alla stazione di Ciampino, vicino alla capitale, per permettere al ministro di arrivare puntuale ai suoi impegni istituzionali, come ha confermato lui stesso.
Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, fa sapere a Domani che oggi presenterà un esposto alla procura di Roma. Già nel pomeriggio aveva esortato l’intervento dei pm paventando l’ipotesi dell’abuso d’ufficio: «È gravissimo». E ancora: «Per quali ragioni si è consentito di bloccare un treno per le esigenze di un ministro e a scapito degli altri viaggiatori?».
[…] La legge prevede che ogni condotta che determini una qualunque temporanea alterazione, oggettivamente apprezzabile, della regolarità dell'ufficio o del servizio, anche se coinvolgente un settore e non la totalità delle attività, può essere punito con la pena fino a un anno. In attesa che lo specifico caso si chiarisca, su Lollobrigida sono piovute le richieste di dimissioni delle opposizioni. […]
4 TRA GAFFE, INCIAMPI E GOSSIP ASCESA E CADUTE DEL COGNATO D’ITALIA
Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica”
Passerà alla storia come il cognato che faceva fermare i treni. […] Nessuno storico potrà riprodurre mai l’incedere del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida nel Transatlantico, a Montecitorio. Alto. Rigido. Militare. Capello corto. Aria da potente. Non saluta nessuno. Ma quest’alta considerazione di sé, di cui la fermata ad personam del Frecciarossa è l’effetto, stride con la perdita di potere nel reale.
Troppe gaffe in un solo anno. Troppi inciampi. Troppi pettegolezzi. Diciamola tutta: Lollo, come lo chiamano nel partito, è una manna per i titolisti. Ha annunciato di voler fermare la sostituzione etnica. Ha dichiarato l’etnia italiana a rischio. Ha spiegato che i poveri mangiano meglio dei ricchi. È finito dentro una storia di gossip. Si è legato mani e piedi a Coldiretti, facendo approvare una legge su una cosa – la carne coltivata – che ancora non esiste.
Ha inventato il concetto di sovranità alimentare, con cui ha ribattezzato il suo ministero. Ha spiegato che non va bene che la Costituzione nasca dall’antifascismo. Durante il Covid si disse contrario alla vaccinazione per gli under 40. Perché proprio loro? Boh! Ogni volta si stupisce del clamore che le sue frasi suscitano. Pure ieri. A Ciampino potevano scendere tutti, ha detto. Tutti a Ciampino! Solo perché non voleva arrivare tardi per la puntata di Avanti popolo! Insomma, «io so io e voi...».
Un anno fa era ritenuto l’uomo più importante del governo. Lo chiamavano Beautiful. Il marito della sorella della premier, Arianna Meloni, detta Ary, che aveva chiamato le figlie con nomi evocativi: Vittoria e Rachele. «Parlate con Lollo», ordinava Giorgia. E c’era la fila. […]
Era un amore soffocante. «Non posso entrare in Rai che subito vengo circondato da gente che si dichiara meloniana». Beautiful spostava capi di gabinetto come birilli. Nominava fedelissimi. Imponeva ministri, come Schillaci e Abodi. O governatori, come Rocca nel Lazio.
[…] Potente. Potentissimo. Poi le cose cambiano in fretta. E di inciampo in inciampo il ministro sovranista è calato nella considerazione. Sono cominciate a sorgere strane voci, che lo davano candidato alle Europee: «Giorgia vuole liberarsene ». D’improvviso le chiavi del partito sono state affidate alla sorella. Che ora risponde sui social, polemizza, difende quell’affare di famiglia che è il partito.
E Lollo? Ha 51 anni. In fondo aveva fatto tutto giusto, la gavetta, consigliere comunale a Subiaco, assessore ad Ardea, il ministero più acconcio, infatti gli piace andare in giro a promuovere il carciofo romanesco. Probabilmente alla premier gli ha fatto velo la parentela, il tengo famiglia. Bisognava capire tutto quando Lollobrigida, da capogruppo, disse che il governo intimidiva l’opposizione, citando come esempio il delitto Matteotti. Matteotti! E per spiegarlo scrisse un comunicato in cui usò il maiuscolo per la parola fascismo: Fascismo. Quando poi Meloni lo portò da Draghi, lui volle informarlo di essere laziale. L’ex banchiere strabuzzò gli occhi. «È di Tivoli», disse la cognata.