1. RENZI GONGOLA PER LE LEGNATE CHE ARRIVANO A VISCO DAL PM DI AREZZO ROBERTO ROSSI CHE, IN COMMISSIONE DI INCHIESTA SULLE BANCHE, SGONFIA LE ACCUSE CONTRO PAPA’ BOSCHI E RANDELLA BANKITALIA, DESCRIVENDOLA "INADEGUATA" NELLA VIGILANZA E NELLE AUDIZIONI
3. MA VISCO NON CI STA A FARE LA FINE DEL TORDO: PRIMA SMONTA LA RICOSTRUZIONE DEL PM ("MAI INCORAGGIATO POP VICENZA A FARSI AVANTI PER BANCA ETRURIA") E POI RICORDA A TUTTI CHE ROBERTO ROSSI E’ STATO CONSULENTE DI PALAZZO CHIGI, CON RENZI PRIMO MINISTRO E MARIA ELENA BOSCHI MINISTRO, FINO A FINE 2015 ("SCONCERTO PER LE SUE DICHIARAZIONI”)
1 - RENZI ESULTA: "NON SO COME VISCO DORMIRÀ STANOTTE"
Ilario Lombardo per “la Stampa”
«Non credo dormirà sonni tranquilli Visco questa notte». Questo è il racconto di una giornata passata al telefono da Matteo Renzi. Un racconto che si concentra sulle sue reazioni, mentre viene di volta in volta aggiornato da diversi interlocutori su quello che quasi in presa diretta sta accadendo dentro la commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche, nel giorno in cui si discute di Banca Etruria, epicentro del terremoto che ha rischiato di travolgere e seppellire il renzismo.
Squillo dopo squillo l'iPhone si surriscalda, il volto dell' ex premier si arriccia stupito, poi si rilassa e infine si distende in un sorriso di soddisfazione e di esultanza. Chi lo ha visto e sentito, sul treno e lungo le stazioni del Piemonte, lo descrive così. Renzi, appunto, è in giro per il Piemonte, mentre a Roma il procuratore di Arezzo Roberto Rossi sembra smontare l'intero impianto politico di accuse sulla gestione Pd del caso banche.
Per i membri renziani della commissione, Matteo Orfini e Andrea Marcucci, non è un'impressione ma una certezza. I tre si alternano al telefono con Renzi da Roma, appena fuori dall'uscio della commissione: «Matteo sta succedendo qualcosa di inenarrabile, sta venendo giù tutto». L'ex premier vuole conoscere ogni dettaglio. Le telefonate sono tante, il resoconto arriva a puntate. «Il procuratore ha detto di aver provato in ogni modo a mettere alle strette il papà della Boschi, indagando a fondo tra le sue responsabilità, ma ha ammesso di non esserci riuscito».
E ancora: «I grillini, Carlo Sibilia in particolare, lo hanno incalzato, gli hanno chiesto se abbia valutato attentamente ogni decisione di Boschi, in particolare sulla concessione dei crediti in sofferenza... E lui sai che ha detto? Ha detto che le ha provate tutte, per vedere se avesse commesso qualcuno di quei reati ma niente. Ha ribadito che l'unica cosa che ha potuto fare è stata una multa».
Renzi gongola, immaginandosi i volti sgomenti dei 5 Stelle che si vedono scippare la più importante arma contro il leader del Pd e la sua cerchia toscana. Ma le chiamate sul cellulare non si arrestano e continuano fino a quando in una smorfia compiaciuta Renzi riceve l'aggiornamento sulle accuse scagliate contro Bankitalia dal magistrato, di fronte a tutti i parlamentari: «Mi hanno appena detto che viene fuori l'assoluta inidoneità di Bankitalia - commenta - sia nella vigilanza sia nelle audizioni davanti alla commissione d'inchiesta».
Per il segretario dem se quanto gli stanno riportando al telefono venisse confermato, le difese di Palazzo Koch verrebbero sgretolate e l'istituto ne uscirebbe con le ossa rotte. «Adesso dovrà spiegare perché ha fallito non solo su Ferrara ma anche su Arezzo».
CariFerrara, come Banca Etruria, entrambe salvate dallo stesso decreto del governo, erano finite nel mirino di Pop Vicenza, altro istituto che poi si scoprirà fragilissimo, senza che Bankitalia muovesse un dito. È la lettura, va detto, che ne dà Renzi e in questo caso anche il M5S, puntando l'indice contro chi negli ultimi anni era alla guida di Via Nazionale.
Renzi cita poco il nome del governatore Ignazio Visco, riconfermato per volontà del governo a maggioranza Pd contro la volontà del suo leader, ma lo cita alla fine, in un epilogo che in questo ennesimo atto del dramma delle banche italiane suona come una vendetta: «La commissione d'inchiesta doveva appurare di chi fossero le colpe. Questo è il suo compito: capire chi ha fallito e chi no. E di fronte a quanto sta emergendo dal dibattito in commissione, credo proprio che a fallire, commettendo errori non solo su Ferrara ma anche su Etruria, come noi abbiamo sempre sostenuto, è stata Bankitalia. Non riesco proprio a immaginare come Visco riuscirà a dormire sonni tranquilli questa notte».
2 - VIA NAZIONALE: ESTRANEI ALLA FUSIONE CON VICENZA
Rosario Dimito per “il Messaggero”
C' era «sconcerto» ieri in Via Nazionale per le «sorprendenti» dichiarazioni del procuratore Roberto Rossi. Anche perché, spiegavano fonti di Bankitalia, «i rapporti con la Procura di Arezzo non hanno mai evidenziato questioni particolari, mentre la collaborazione è sempre stata buona».
Lo prova, a titolo esemplificativo, una lettera protocollata dalla Procura di Arezzo il 29 gennaio 2014 in relazione a una precisa richiesta della GdF sull'aumento di capitale da 100 milioni. Inoltre, da mesi sul sito di Bankitalia figurano informazioni sul caso Etruria di tutt'altro segno rispetto a quelle fornite ieri da Rossi. Per esempio, da lì si ricava che la proposta di aggregazione con Etruria «venne formulata autonomamente dalla Vicenza».
I fatti. A seguito delle ispezioni condotte nel 2013, dalle quali risultavano pesanti violazioni dell'istituto e un forte indebolimento patrimoniale, la Vigilanza ingiunse al vertice dell'Etruria di adottare una serie di misure correttive e di «ricercare attivamente l'aggregazione con un partner bancario in grado di apportare le necessarie risorse patrimoniali e professionali».
Sempre secondo Bankitalia, la scelta del partner fu rimessa all'autonoma valutazione della banca, che tuttavia non intraprese alcuna azione utile verso l'aggregazione, ma anzi rifiutò in modo ingiustificato l' unica offerta pervenuta nel 2014, quella appunto della Vicenza, che peraltro non venne portata a conoscenza dell' assemblea dei soci.
Dunque, il commissariamento di Banca Etruria «non avvenne in seguito al fallimento della trattativa con Vicenza, bensì perché il suo vertice si stava dimostrando del tutto inadeguato ad affrontare le gravi difficoltà segnalate dalla Vigilanza». Tanto è vero che la decisione viene assunta al termine dell'ispezione conclusa nel 2015 e non, come sostenuto da Rossi, in relazione a quella del 2012.
Quanto alla BpVi, si precisa ancora in Bankitalia, dagli ispettori della Vigilanza non è mai stata ritenuta polo aggregante. Tanto è vero, si aggiunge, che né l'ipotesi di fusione con Veneto Banca né quella con Etruria né quella con altre banche si è mai realizzata.
A proposito delle ispezioni effettuate in Banca Etruria, va precisato che in un documento pubblicato sul sito della Banca d' Italia nel gennaio 2016 si riporta che l' accertamento avviato a dicembre 2012 riguardò inizialmente la correttezza degli accantonamenti e venne esteso, dal marzo 2013, «a tutti i profili di rischio concludendosi nel settembre 2013 con un giudizio in prevalenza sfavorevole: 5 su una scala da 1 a 6».
Quell' ispezione rilevò l'incapacità degli organi aziendali di risanare la banca e un forte deterioramento dei crediti; ma il patrimonio restava al di sopra dei minimi regolamentari e quindi non vi erano motivi per intervenire con una gestione straordinaria. Per questo si preferì chiedere l'integrazione in un gruppo in grado di apportare le necessarie risorse patrimoniali e professionali.
LA GARA SUGLI NPL
Constatato l'insufficiente sforzo di correzione da parte della banca nonostante il rinnovo del cda e della direzione, che resistevano all'imposizione con motivazioni di difesa della territorialità e di indipendenza da soggetti non locali, la Vigilanza avviò una nuova ispezione a 360 gradi che si concluse con un giudizio «fortemente sfavorevole». Di qui la decisione, il 10 febbraio 2015, di commissariare la banca.
Nulla a che vedere, dunque, con la ricostruzione offerta ieri dal Procuratore Rossi la cui audizione è stata secretata 13 volte, in una delle quali il vicepresidente della commissione, Mauro Marino, ha posto una domanda sulla gara per 300 milioni di Npl messi in vendita dall' istituto. Eccola: il 18 febbraio 2015 con Etruria già commissariata, il fondo Algebris fa un' offerta vincolante pari al 14,5% del valore, perché i commissari la fanno cadere aprendo così le porte, nell' agosto 2015, all' offerta di Sallustio (società guidata da Bini Smaghi)? Nessuna risposta è stata data.