“NON SI PUÒ DECIDERE IL FUTURO A COLPI DI DPCM NE' PUÒ ESSERE SOLO UNO A DECIDERE COME SPENDERE I SOLDI” - LO SCRITTORE ANTONIO PENNACCHI INVOCA L’UNITÀ NAZIONALE: “MELONI, SALVINI, TUTTI DEVONO METTERE DA PARTE GIOCHINI E SEDERSI A UN TAVOLO. VOGLIAMO PROVARE A IMMAGINARE DI NON LASCIARE ALLE NUOVE GENERAZIONI SOLO I BUFFI? SE SPENDIAMO MALE QUESTA MONTAGNA DI QUATTRINI IL PAESE SCUFFIA”
-Maria Berlinguer per “La Stampa”
A che ora la posso chiamare per l'intervista? «Meglio mai. Ma se proprio non ne può fare a meno dopo le 16». Antonio Pennacchi, il fascio-comunista, non smentisce la sua fama. E come uno dei Peruzzi, la sua famiglia, partita dal poverissimo Veneto per approdare alle paludi pontine e ai fasti di Littoria, è uno che non le manda a dire, fiero della sua ascendenza contadina, operaia (trent' anni) e della sua terra, l'agro Pontino.
«Io non scrivo per la voglia di scrivere che anzi non ce ne ho per niente, ma perché devo raccontare delle storie. Non mi piace fare interviste se vuole parliamo del mio libro "La strada del mare" o della Roma, io sto con Dzeko non con Fonseca». Invece, alla fine, parla di politica.
Ha scritto una lettera a Giorgia Meloni perché accetti un governo con tutti dentro. Per lei è un ritorno alle origini?
«Non diciamo cazzate. Cominciamo male. La situazione è tragica, ci sono morti, c'è una pandemia sociale ed economica. Il dramma vero è che tutto questo si innesca su una crisi del sistema democratico e di rappresentanza che già c'era. Il blocco dell'economia e degli ascensori sociali c'erano prima del Covid. Tutto è cominciato col crollo del muro di Berlino, il sistema è andato in crisi. Voi giornalisti vi ostinate a scrivere cazzate sulla seconda e la terza Repubblica che non ci sono mai state. Noi stiamo vivendo l'agonia della prima: la fase terminale».
E quindi?
«La prima Repubblica è stata costruita su un patto tra le forze cattoliche, comuniste socialiste. Mica erano d'accordo su tutto no? Anzi. Non si potevano vedere. Però sono riusciti a collaborare e ricostruire il Paese. Quando si dice la fine delle ideologie ci si riferisce solo al comunismo e al fascismo. E invece no, è entrata in crisi anche la democrazia liberale. La rappresentanza. La sola ideologia che è accettata è quella dei diritti umani».
Che sono fondamentali...
«Certo che lo sono ma qui si parla solo dei diritti del singolo individuo. Poi ci sono i diritti dei popoli e delle masse. Mazzini parla dei diritti e dei doveri. Perché i diritti sociali non sono altrettanto importanti? Ci si riempie la bocca di sovranismo.
Che vuol dire? Si rompono le scatole alla Cina e a Putin, giusto. E i paesi Arabi, rispettano i diritti umani? Ma l'America continua a vendergli le armi mentre noi non possiamo dialogare con cinesi e russi. È cambiato tutto e noi dobbiamo costruire una nuova Italia, non solo uscire dal Covid. Anche io non posso più definirmi comunista. Certo, noi in Italia siamo stati comunisti del bene... Però ti devi assumere anche la responsabilità di quello che succedeva in Unione sovietica».
Da qui Meloni il salto è lungo. Quindi un nuovo governo con la stessa maggioranza del Conte bis non le piace?
«Non si esce da questa crisi a colpi di maggioranza risicate. Ma qualcuno ci pensa al futuro? Vogliamo almeno provare a immaginare di non lasciare alle nuove generazioni solo i buffi? Non si può decidere il futuro a colpi di Dpcm, non può essere solo uno a decidere come spendere questi soldi.
I debiti che ti assumi per il popolo italiano li devi discutere con tutti. Se spendiamo male questa montagna di quattrini il Paese scuffia. Meloni, Salvini, tutti devono mettere da parte giochini e interessi di parte e sedersi a un tavolo per riscrivere le regole. Vale anche gli altri. Non possiamo continuare a lavorare su una storia chiusa 76 anni fa».
Vede questa possibilità con la nostra classe dirigente.
«Uno dei più grandi filosofi contemporanei, Vujadin Boskov (ex allenatore della Roma, ndr) diceva "questi sono giocatori che io ho". Lavorando in buona fede si può fare. Quelli fecero la Costituzione mettendosi tutti a tavolo. Certo eravamo usciti dalla guerra ma gli effetti della crisi possono essere peggiori per il Paese. Dopo la guerra un minimo di solidarietà l'avevamo trovata. E comunque l'intervista me l'ha estorta».