“LA PARTITA NON E’ CHIUSA” – LO ZAR DELLA CGIL LANDINI PROMETTE TEMPESTA SUL BLOCCO DEI LICENZIAMENTI CHE FINISCE A LUGLIO DOPO SOLO 15 MESI: “DRAGHI HA ASCOLTATO TROPPO CONFINDUSTRIA” - IL PRESIDENTE DEGLI INDUSTRIALI BONOMI, DOPO AVER ACCUSATO IL MINISTRO ORLANDO DI "UNA IMBOSCATA", CHIEDE "LEALTA’ ISTITUZIONALE". ANCHE CISL E UIL CRITICI. PERCHE’ IN ITALIA LICENZIARE E’ UNA TRAGEDIA, MOLTO PIU’ CHE ALTROVE…

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Da repubblica.it

 

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Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, non depone le armi sul tema dei licenziamenti e su Rai Radio 1 commenta la nuova impostazione sintetizzata dal governo sul blocco degli stessi e sulla cassa integrazione con un laconico: "Per noi la partita non è chiusa". Il tema scalda tutto l'asse sindacale, mentre Bonomi - dopo che la Confindustria ha accusato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di una imboscata - chiede "lealtà istituzionale".

 

A fine giornata, in conferenza stampa da Bruxelles, interviene anche il premier Mario Draghi che parla della "mediazione" del governo sul tema del blocco dei licenziamenti e della cig come di un "un passo avanti, decisamente un miglioramento rispetto alla situazione precedente". E, aggiunge, "spero sia sindacati che imprese si ritroveranno in questa mediazione".

 

La mediazione del governo dopo le polemiche

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Nella serata di ieri, Palazzo Chigi aveva provato infatti una mediazione tra le opposte posizioni confindustriali e sindacali e ritoccando nuovamente il pacchetto-Orlando: il blocco dei licenziamenti resta fissato al 30 giugno, per le grandi imprese, e al 31 ottobre per le piccole. Salta la scadenza intermedia, quella proroga al 28 agosto per le aziende che avessero chiesto la cig Covid dall'entrata in vigore del decreto Sostegni bis entro la fine del prossimo mese.

 

 

Confermata invece la possibilità per le grandi imprese di utilizzare la cassa integrazione ordinaria, dal primo luglio, senza dover pagare le addizionali fino alla fine del 2021 con l'impegno a non licenziare per tutto il periodo in cui ne usufruiscono. E dunque potenzialmente fino a fine anno: un bonus da poco più di 160 milioni di stanziamento.

 

Le critiche della Cgil

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Le premesse perché ci sia l'accordo auspicato da Draghi non sembrano esserci. Sulla impostazione del governo, infatti, secondo il leader della Cgil "vi è il rischio che dal primo luglio vi saranno migliaia di persone senza lavoro" e questo perchè il governo ha "ascoltato un po' troppo Confindustria. Il governo - ha aggiunto - ha scelto di prendere una decisione che non ci convince: intendiamo proseguire per portare a casa maggior tutela per le persone che lavorano". Per il sindacalista, "il messaggio che si manda ascoltando Confindustria è che i problemi si risolvono con la libertà di licenziare".

 

Sul dettaglio del provvedimento, atteso con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell'ultimo decreto Sostegni, aggiunge: "I testi non li abbiamo ancora visti. Ci sono aiuti alla imprese, ma l'impresa può decidere se licenziare o no - ha rimarcato - Ma se hai aiuti pubblici e non hai costi aggiuntivi, l'utilizzo (di questi aiuti, ndr) deve avere il vincolo di non licenziare".

 

Landini ha quindi rimarcato che "il decreto dovrà essere poi discusso in Parlamento. Siccome lo stesso Presidente del Consiglio dice che il confronto con le parti sociali è ancora aperto, bene, noi non vogliamo trovarci difronte a migliaia licenziamenti perchè non è questo il momento di aprire ulteriori fratture sociali nel Paese".

mario draghi maurizio landini mario draghi maurizio landini

 

Sbarra e Bombardieri: "Soluzione debole, rischio tsunami". "Aziende chiedono zero diritti"

Anche Cisl e Uil manifestano a pieno la loro contrarietà sul tema. Sui licenziamenti, per il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, "la soluzione è debole, non in grado di arginare il rischio di uno tsunami sociale e occupazionale che arriverà con l'uscita dal blocco dei licenziamenti. Ecco perché il governo deve ritornare sui propri passi, aprire urgentemente un confronto, un dialogo con le parti sociali per giungere a soluzioni condivise. Questo pasticcio è frutto della mancata concertazione, del mancato confronto sui temi del lavoro contenuti nel decreto Sostegni bis".

 

PIERPAOLO BOMBARDIERI, ANNAMARIA FURLAN MAURIZIO LANDINI PIERPAOLO BOMBARDIERI, ANNAMARIA FURLAN MAURIZIO LANDINI

"In questa settimana, mentre noi chiediamo 'zero morti sul lavoro', qualcuno chiede 'zero diritti' e sono le stesse associazioni datoriali che, in questo anno, hanno avuto il 74% dei finanziamenti dello Stato a favore delle aziende", il punto tenuto invece dal segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, ricordando che "venerdì saremo in piazza per far sentire la nostra voce" per la manifestazione unitaria dei sindacati davanti al Parlamento. "Centinaia di migliaia di persone rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. Noi siamo sempre per risolvere i problemi e per trovare le soluzioni".

 

Usb: "Otto ore di sciopero"

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Contro lo sblocco dei licenziamenti si pone anche l'Usb: "No allo sblocco dei licenziamenti, no al nuovo Codice degli appalti: l'Usb Lavoro privato proclama 8 ore di sciopero contro le "decisioni estremamente negative per i lavoratori e estremamente positive per Confindustria prese dal governo in questi giorni" e contro "l'ampia libertà alle imprese di peggiorare condizioni salariali e lavorative, con il massimo ribasso nelle gare e l'ampliamento della possibilità di appaltare e subappaltare". Lo sciopero di 8 ore sarà articolato a livello provinciale, a partire dalla prossima settimana, spiega l'Usb, con manifestazioni davanti alle sedi di Confindustria e alle Prefetture.

 

Bonomi: "Lealtà istituzionale per uscire dalla crisi"

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Avere una contesto di "lealtà istituzionale" è "fondamentale in un Paese che deve uscire da un periodo di crisi drammatica. Una crisi sanitaria, un crisi sociale, una crisi economica", è quanto ha sottolineato il presidente di Confindustria, in un saluto al Consiglio di presidenza di Confindustria Campania in occasione del cambio del vertice dell'associazione regionale. "Se non ci sono le fondamenta di un rapporto di lealtà istituzionale sarà molto difficile", ha aggiunto.

 

Patuanelli difende Orlando: "Proposta chiara e condivisibile"

Dopo la difesa di Enrico Letta e di tutto il Pd al progetto del ministro Orlando, intanto, il titolare del Lavoro incassa anche il supporto del capodelegazione M5s, Stefano Patuanelli, su Facebook:

 

"La proposta del Ministro Orlando in Consiglio dei Ministri è stata chiara: consentire alle aziende un'ordinata uscita dal blocco dei licenziamenti, tutelando in questa fase ancora delicata per l'economia del nostro Paese tanto i lavoratori quanto le imprese. Entrambi sono soggetti fragili in questa fase, non devono essere messe in contrapposizione né a livello politico, né su quello sociale. La proposta del Ministro Orlando, che ha ben spiegato durante il Consiglio dei Ministri le ragioni delle sue scelte, è chiara e condivisibile". Un messaggio anche alla Lega, che ieri ha parlato solo con la sottosegretaria al Lavoro Tiziana Nisini, tenendo le posizioni di Confindustria, che ha accusato Orlando di "imboscata".

 

 

 

 

bonomi orlando bonomi orlando

LICENZIAMENTI

Alessandro Camilli per blitzquotidiano.it

 

  

Licenziamenti, il blocco finisce a luglio. A luglio come da impegno pregresso preso dal governo Draghi e non a fine agosto come da dichiarata intenzione del ministro del lavoro Orlando. Due mesi di differenza, una differenza di sostanza e di forma. La forma: le aziende avevano programmato sulla base della data indicata dal governo e cioè blocco dei licenziamenti fino a tutto giugno, ci sarebbe stato da rifare un po’ di conti ma soprattutto Confindustria lamentava il cambio di carte in tavola da parte di Orlando.

 

La sostanza: sindacati, Cgil di Landini in testa, e sinistra politica (maggioranza Pd e Leu) erano per una strategia di proroga dopo proroga più o meno senza scadenza reale del blocco per legge dei licenziamenti.

 

Le ragioni del blocco dei licenziamenti

MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

Evidenti, gigantesche: aggiungere centinaia di migliaia di licenziati ai milioni di lavoratori precari e imprenditori e partite Iva dei servizi, del turismo, della ristorazione, del commercio non era socialmente tollerabile. Quindi un divieto a licenziare (pagato alle aziende con i soldi della collettività) che, pur non avendo altrettanto riscontro in altri paesi d’Europa, in Italia era necessario, anzi indispensabile.

 

 

Blocco dei licenziamenti: se 15 mesi vi sembran pochi

Si è cominciato che era appena primavera 2020, il blocco per legge dei licenziamenti va a finire (e solo per le grandi aziende) in piena estate 2021. Un lasso di tempo calibrato sul calendario della pandemia e sui ritmi della ripresa delle attività economiche. Blocco dei licenziamenti doverosa misura di emergenza, ma ai sindacati e alla sinistra è sembrato potesse essere altro, nel blocco dei licenziamenti per legge sindacati e sinistra si sono, per così dire, trovati bene. E a sindacati e sinistra 15 mesi sono sembrati, anzi sembrano pochi.

 

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI ANDREA ORLANDO

Un po’ per ideologia, molto per  inadeguatezza di governo

Il blocco per legge dei licenziamenti configura il realizzarsi in terra quello che per i Landini (e gli Orlando) è un sogno. Il sogno del posto di lavoro fisso, fisso a vita e fisso per legge.

 

La pietra filosofale delle politiche del lavoro, l’arca dell’alleanza di ogni sindacalismo, la cura miracolosa di ogni capitalismo, il socialismo in carta bollata, l’economia impertinente domata. E questa è l’ideologia. In realtà modesta, tanto modesta ed esile da non meritare davvero la qualifica di ideologia. Diciamo invece un minestrone, una minestrina di mezze idee dove c’è un po’ di pansidacalismo, un po’ di semplicioneria, un po’ di ingenuità, un pizzico di arroganza e molti surrogati di cultura. Poi l’inadeguatezza di governo, che però non va messa in carico solo a Cgil e Pd e Leu.

LUIGI DI MAIO ANDREA ORLANDO LUIGI DI MAIO ANDREA ORLANDO

 

 

Licenziare in Italia è tragedia molto più che altrove

Licenziare, in Italia sempre si traduce e viene tradotto in tragedia, anzi “macelleria” sociale. Altrove molto meno o per niente. Perché? Perché altrove è molto più probabile che in Italia che il licenziato trovi altro lavoro ed occupazione. Altrove esistono meccanismi, istituzioni, uffici, agenzie che realmente lavorano a trovar lavoro a chi ne ha perso uno o lo cambia il lavoro. Si chiamano politiche attive per il lavoro, altrove trovano lavoro a milioni, da noi per ora hanno trovato lavoro per i navigator e per i pubblici dipendenti (delle Regioni) già prima assegnati alla bisogna.

 

Da noi in Italia di fatto una politica attiva del lavoro non c’è: non si fa formazione professionale verso nuovi e diversi lavori (i corsi di formazione esistenti sono in gran parte canali di redistribuzione di risorse pubbliche ai formatori), non c’è collegamento reale con le imprese e il mercato del lavoro. Se il lavoro lo perdi, in Italia è davvero molto più tragedia che altrove. Di qui una cultura diffusa: partiti, sindacati, istituzioni tendono a difendere il posto di lavoro e non il lavoratore.

STEFANO PATUANELLI ANDREA ORLANDO STEFANO PATUANELLI ANDREA ORLANDO

 

 

Se l’azienda è fallita, se l’azienda produce fuori mercato…fa nulla. La si tiene in piedi con sovvenzioni (e manifestazioni). I soldi pubblici per tenere in vita artificiale un’azienda sono considerati spesa doverosa e sociale, invece i soldi per sostenere un lavoratore nella ricerca di un nuovo lavoro sono considerati quasi quasi una trovata del turbo capitalismo.

 

Blocco dei licenziamenti: la posizione dei partiti

M5S al governo ha dato corpo più di ogni altro all’incapacità di comprendere e governare cosa sia lavoro e impresa: il reddito di cittadinanza che doveva trovare lavoro a chi non lo ha è il diavolo che si bagna nell’acqua santa. Ma Leu e Pd sono al rimorchio o incatenati ad un sindacalismo che slitta e spesso degrada in corporativismo conservatore in economia, financo reazionario.

 

E la destra, sia quella della Meloni che quella di Salvini, vanno a raccontare in giro che le imprese cattive sono quelle grandi e straniere e comunque sempre e comunque fieramente si schierano come militi dell’immobilità reciproca di categorie e interessi. Non per caso ma per scelta siamo il paese che da un quarto di secolo, ben prima del Covid, ha la minor produttività in Europa.

 

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