“IL PD HA SBAGLIATO DALL'INIZIO” – IL SENATORE RENZIANO ANDREA MARCUCCI COL DENTE AVVELENATO MORDE LETTA (CHE LO HA DEFENESTRATO DA CAPOGRUPPO DEM DEL SENATO CON LA SCUSA DELLE QUOTE ROSA) – “SE IL PD SCEGLIE LA POLITICA DELLE BANDIERINE E DELLA RIGIDITÀ, RISCHIA L’ISOLAMENTO. LETTA A MAGGIO AI SENATORI DEM ANNUNCIÒ CHE IL DISEGNO DI LEGGE SAREBBE STATO IMMODIFICABILE. IN QUELL'OCCASIONE INIZIAI A PENSARE CHE…”
-MARCO CONTI per il Messaggero
Senatore Marcucci Perché sul ddl Zan non si è seguito il metodo usato per portare a casa nella scorsa legislatura le unioni civili?
«Il confronto mi sembra molto difficile, intanto perché le Unioni Civili sono nel nostro ordinamento grazie al fatto che il governo di Matteo Renzi, allora in carica, mise la fiducia. Questa volta sul ddl Zan, per la sua natura istituzionale, secondo me molto opportunamente, l'esecutivo è rimasto alla finestra».
Domenica scorsa Letta aveva aperto alla mediazione, ma poi al tavolo Leu e M5S non si sono presentati. E stato un errore lasciare a Zan la mediazione?
«Se il Pd rinuncia al confronto ed al riformismo come metodo di lavoro, sceglie la politica delle bandierine e della rigidità, rischiamo l'isolamento e l'impossibilità di incidere in Parlamento.
Questo è ciò che è successo al Senato sul ddl Zan. È stato un errore e dobbiamo chiedere scusa, tutta la classe politica dovrebbe farlo piuttosto che accusarsi a vicenda, perché l'Italia aspettava e voleva una legge contro l'odio è per la difesa dei diritti, in particolare dei più deboli. Quando la politica non è capace di mediare, di concretizzare, e migliorare la vita dei cittadini, fallisce sempre».
Lo scontro continua, teme conseguenze sul governo?
«Penso e spero di no. Il governo di Mario Draghi sta programmando con molta serietà l'uscita del Paese dalla colossale crisi causata dal Covid. Disturbare il guidatore in questo caso sarebbe ancora più grave del solito. Apprezzo la responsabilità e la flemma del Presidente del Consiglio: sono ottimista, non ci saranno conseguenze.
Il voto di ieri l'altro per qualcuno serviva per ridefinire i confini del campo largo?
«Le dico la verità, sullo Zan gli errori partono da lontano. Il segretario Letta partecipò a un'assemblea di gruppo dei senatori dem a maggio scorso ed annunciò in quella sede che il disegno di legge sarebbe stato immodificabile. In quell'occasione iniziai a pensare che si stesse tentando di issare più un vessillo propagandistico che lavorare a una legge vera sui diritti.
Non è questione di campo largo, credo che si sia proprio sbagliato il campo di gioco. I riformisti in Parlamento dovrebbero lavorare soprattutto su leggi che hanno la concreta possibilità di essere poi approvate. È il passaggio fra annunciare le cose e farle davvero che ci deve differenziare».
Letta dice che con Iv si è rotto il rapporto di fiducia, quindi niente apertura al centro come sembrava dopo la direzione di lunedì ?
«Non cambio idea, le responsabilità sul fallimento dello Zan vanno equamente divise tra tutti, anche noi del Pd abbiamo sbagliato. Avvicinarsi e parlare ai riformisti significa anche evitare che lo faccia prima la destra, sia in vista del Quirinale che delle elezioni politiche».
Il risultato del voto di martedì emargina il Pd dalla partita del Quirinale?
«Bersani, che ha lanciato questo allarme ieri, ha vissuto sulla sua pelle le incertezze che si registrano quando si sceglie un nuovo Capo dello Stato. In più, oggi, a differenza di altre volte, arriviamo a quel voto con una maggiore frammentazione parlamentare, con il M5S che sta attraversando una fase interna assai delicata, con altre divisioni in altri gruppi parlamentari. In ogni caso ogni partita ha la sua storia. E molto dipende anche da come queste si gestiscono oltre che al contesto. Di certo non si possono commettere gli stessi errori».
Mentre il centrodestra si ricompatta sul nome di Berlusconi come successore di Mattarella, il Pd fatica a trovare un nome con i 5S dove si riscopre la corsa solitaria. Si tornerà ad una legge elettorale proporzionale?
«Ogni cosa a suo tempo. Ho già detto del mio ottimismo, alla fine sono convinto che il buon senso prevarrà e che avremo un Capo dello Stato all'altezza della situazione. Quanto alla legge elettorale, dopo febbraio bisognerà correre. Pensare di votare con il Rosatellum, in presenza della riduzione di parlamentari, significherebbe lasciare molti territori senza rappresentanza, un vero e proprio vulnus democratico. Io spero ci siano le condizioni per un sistema proporzionale con soglia alta di sbarramento».