“L’INCONTRO TRA DRAGHI E MARINA BERLUSCONI? PRESENTARLO COME UN GOLPE ANTI-MELONI E’ IMPROPRIO. CERTO, UNA COALIZIONE PUO’ DISSOLVERSI QUANDO E’ CORROSA DAL LOGORAMENTO…” – STEFANO FOLLI: “È OVVIO CHE LE DIMISSIONI DELLA MELONI RICHIEDONO L’ABBANDONO ESPLICITO DI UNA DELLE TRE FORZE DEL PATTO CHE REGGE L’ESECUTIVO. TUTTI PENSANO, COME È LOGICO, A FORZA ITALIA: A MAGGIOR RAGIONE DOPO L’APPARIZIONE DI DRAGHI NEL PALAZZO BERLUSCONI.ANCHE IN PRECEDENZA I SEGNALI D’INSOFFERENZA DELLA FAMIGLIA VERSO LA PREMIER ERANO ALQUANTO ESPLICITI, A VOLERLI VEDERE. COME PURE L’INSODDISFAZIONE VERSO LA GESTIONE ATTUALE DEL PARTITO…”
-Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
[…] la politica […] italiana, non è un romanzo “giallo”, raramente procede attraverso colpi di scena. Preferisce avanzare lentamente, seminando però qui e là qualche indizio di cosa accade. Ne deriva che la colazione a cui Marina Berlusconi ha invitato Mario Draghi a Milano, presente Gianni Letta (ma non il ministro degli Esteri, Tajani), va interpretata soprattutto per quello che sembra. Vale a dire l’incontro tra una figura di primo piano della nostra storia recente e un’imprenditrice dal nome importante desiderosa di rafforzare le sue relazioni.
È una notizia: soprattutto perché si discute da molto tempo del ruolo pubblico più incisivo a cui ambiscono Marina Berlusconi e il fratello Pier Silvio. Al tempo stesso Draghi è tornato a far parlare di sé con il corposo rapporto sulla competitività dell’Unione […] A breve Draghi è atteso a Palazzo Chigi dal premier Meloni […] Conta […] dare la giusta lettura del risvolto politico di tali incontri.
Presentarli come il preludio di una specie di imminente “golpe” anti-Meloni, […] significa […] offendere il presidente della Repubblica, attribuendogli […] un ruolo improprio: almeno allo stato dei fatti. Un governo esiste, piaccia o non piaccia […] Certo, una coalizione può dissolversi quando è corrosa dal logoramento. Ma è ovvio che le dimissioni della Meloni richiedono l’abbandono esplicito di una delle tre forze del patto che regge l’esecutivo.
Tutti pensano, come è logico, a Forza Italia: a maggior ragione dopo l’apparizione di Draghi nel palazzo Berlusconi. Ma, come si è detto, la politica non è un racconto “giallo”.
Infatti anche in precedenza i segnali d’insofferenza della famiglia verso la premier erano alquanto espliciti, a volerli vedere. Come pure l’insoddisfazione verso la gestione attuale del partito.
Si tratta dunque di calcoli approssimativi. Sul terreno politico, è evidente che Fratelli d’Italia (insieme alla Lega) è in grado d’impedire qualsiasi altra maggioranza in questa legislatura. Inoltre, se messa alle strette, la presidente del Consiglio è in grado di dar vita al suo “piano B”: creare le condizioni per le elezioni anticipate, attribuendone la responsabilità a chi ha aperto la crisi. Viceversa il colloquio tra la premier e il suo predecessore è utile in due sensi.
Al governo “sovranista” serve per trovare uno spazio sulla scena europea. In fondo, il rapporto Draghi punta il dito su ciò che non va nell’Unione con toni che possono piacere ad alcuni dei vecchi critici di Bruxelles, diciamo i meno estremisti.
All’estensore del rapporto, infine, serve per tornare a presentarsi sulla scena come l’economista di prestigio a cui tutti prima o poi devono rivolgersi: al fine di ascoltare o fingere di ascoltare la voce della saggezza.