“L’INTESA PD-M5S NON CONVINCE” - FOLLI: “L’INTERROGATIVO CHE SI PONE AL CENTRO-SINISTRA È: COME MAI LA SUA PROPOSTA POLITICA NON FA BRECCIA? COSA MANCA PER RENDERLA ACCETTABILE? IL RISCHIO È DI RIDURRE TUTTO AGLI ERRORI DI COMUNICAZIONE. IL “CAMPO LARGO” SU MISURA DI CONTE NON HA PROSPETTIVA. CONDUCE DA UN LATO AL RIDIMENSIONAMENTO DEI 5S E DALL’ALTRO SALVA IL PD E SEMBRA RIVOLGERGLI L’INVITO AD ANDARE AVANTI, CON IDEE E PROGRAMMI. IL FUTURO “CAMPO LARGO” DOVRÀ RECUPERARE I TEMI RIFORMISTI DIMENTICATI IN UN CASSETTO…”
-Estratto dell’articolo di Stefano Folli per “la Repubblica”
Se è vero che l’astensione punisce soprattutto l’elettorato di centro-sinistra, allora si deve ammettere che il voto in Abruzzo è stato un bagno nella realtà. Gli elettori di Marsilio sono andati alle urne, quelli di D’Amico non abbastanza. […] Nemmeno in Sardegna c’è stato uno smottamento di voti da destra a sinistra: la differenza l’ha fatta, grazie al voto disgiunto, una candidata azzeccata, Todde, contrapposta all’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Ed è stata una sconfitta personale di Giorgia Meloni che quel candidato sbagliato aveva voluto. In Abruzzo si è tornati all’ordinaria amministrazione.
Quindi l’interrogativo che ora si pone al centro-sinistra è semplice ma essenziale: come mai la sua proposta politica non fa breccia? Cosa manca per renderla accettabile tanto da innescare uno slittamento dei consensi? Il rischio è di ridurre tutto agli errori di comunicazione, quando invece occorre considerare il punto politico: l’intesa privilegiata Pd-M5S non convince.
Parliamo del tentativo di accordo conosciuto come “campo largo”, formula persino irritante nella sua genericità […] Nella migliore delle ipotesi è un “cartello elettorale” che funziona quando al capo dei 5S viene concessa una sorta di primazia, un ruolo da primus inter pares . Ma è proprio quello che il Pd non può accettare, salvo l’ala di sinistra.
Del resto l’Abruzzo ha dimostrato che il “campo largo” su misura di Conte non ha una prospettiva. Conduce, anzi, da un lato al ridimensionamento dei 5S e dall’altro salva il Pd con una discreta percentuale. Per cui sembra rivolgergli l’invito ad andare avanti, con idee e programmi, ma senza più sudditanza verso il partner/rivale. E chiarendo che ci sono punti non negoziabili, a cominciare dalla politica estera.
In altre parole, il futuro “campo largo”, a parte un auspicabile nuovo nome, dovrà recuperare i temi riformisti ora dimenticati in un cassetto. Non sappiamo se e quando una vera alleanza con i 5S prenderà forma, ma spetta al Pd riuscire a imporre la propria leadership, altrimenti proseguirà il gioco dell’elastico in cui Conte è maestro.
Si tratta, ovvio, di verificare i rapporti di forza alle europee, ma se fossero nettamente favorevoli al Pd, il riequilibrio sarebbe inevitabile. Fino all’avvento di un gruppo dirigente dei 5S più disponibile a un’alleanza leale con il partner maggiore. […] I due sconfitti in Abruzzo sono Conte e Salvini: gli ex partner nel governo giallo-verde […] sono uniti da fili sottili e misteriosi.
Il capo leghista tende a creare inciampi alla premier Meloni in forme non dissimili da quello che fa Conte a sinistra. Tuttavia le europee sono l’ultima spiaggia per Salvini. In caso d’insuccesso, si porrà il tema di un nuovo gruppo dirigente in grado di restituire il Carroccio alla sua funzione originaria: rappresentare il Nord […] 5S e Lega… la loro crisi potrebbe sfociare in una soluzione simmetrica per rafforzare e non mandare al macero il bipolarismo.