“L’ITALIA SI STA GODENDO UNA MANNA DI SOLDI DALL'UE. MA FRA DUE O TRE ANNI CI SARÀ IL ‘THE DAY AFTER’” – L’ECONOMISTA DANIEL GROS: “L’ITALIA POTREBBE PRESTO ESSERE IN PERICOLO. CHE IL DEBITO PUBBLICO SIA ASSIMILABILE A UNA MINA VAGANTE SI SA. MA CI VUOLE QUALCOSA PER FARLA ESPLODERE. LE POLITICHE DI GIORGIA MELONI POTREBBERO ESSERE UNO DEI FATTORI, MA I MERCATI SANNO CHE I GOVERNI ITALIANI CADONO SPESSO” – “L’INNESCO POTREBBE ARRIVARE DA UN RITORNO DELL’AVVERSIONE AL RISCHIO NEI MERCATI. E PUÒ SUCCEDERE DA UN MOMENTO ALL’ALTRO…”
-Estratto dell’articolo di F.Gor. per “La Stampa”
«L'Italia per adesso non è in pericolo. Ma potrebbe presto diventarlo». Daniel Gros, storico direttore del Centre for european policy studies (Ceps), non è critico sul governo Meloni, che è stato accolto «in modo positivo» dai mercati finanziari.
Però, il mix di alti tassi, turbolenze finanziarie e ritardi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza può essere fatale. «I conti si faranno tra un paio d'anni. E bisognerà farsi trovare pronti», avverte.
Goldman Sachs consiglia di liquidare i Btp. Esagerato?
«Per il momento si sta godendo di una manna di soldi, quelli del Recovery. Che se anche ne arriva la metà è già moltissimo. Poi ci sarà il "The day after" (il giorno dopo, ndr) fra due o tre anni. E infine si vedrà. Non tanto se i soldi sono stati spesi bene ma se le riforme intraprese nel frattempo avranno portato i frutti sperati. Questo è l'aspetto più importante».
Il maxi indebitamento incide?
«Che il debito pubblico italiano sia assimilabile a una mina vagante si sa bene. Ma ci vuole sempre qualcosa per farla esplodere».
Le mosse di Francoforte possono esserlo?
«Non penso che l'innesco possa arrivare dai rialzi della Bce. Piuttosto, un ritorno dell'avversione al rischio nei mercati finanziari. E questo è davvero un fenomeno imprevedibile. Può succedere da un momento all'altro. Non lo sappiamo, lo ammetto. Se, per esempio, ci fossero delle tensioni concrete fra Stati Uniti e Cina. Ma tantissimi altri fattori possono scatenare un tale processo».
La provoco: le politiche del governo Meloni possono essere uno di questi fattori?
«Sì, potrebbero. Ma i mercati finanziari sanno che i governi italiani cadono spesso (sorride). Tornando seri, non è chiaro se ci possa essere un avvitamento della politica fiscale oppure no. […] Per il momento il governo Meloni non ha riservato sorprese spiacevoli ai mercati, quindi il giudizio è stato tendenzialmente positivo. Adesso arriva il difficile».
Cioè?
«Bisogna capire se questa sorpresa positiva è derivata dalla persona, ovvero Giorgia Meloni, o se deriva da cambi strutturali del Paese».
E allora quale può essere l'innesco?
«In un certo senso, che la Germania vada troppo bene».
Si spieghi meglio.
«Bisogna guardare alle dinamiche dei prezzi e dei salari in Germania e Nord Europa, due aree che hanno un peso importante dentro l'Eurozona, quindi anche dentro la Banca centrale europea […] Se i salari aumentano troppo in Germania, e nel resto del Nord Europa, la Bce si vedrà costretta ad aumentare i tassi […]». […]