“CON L’UE SI VA VERSO UN COMPROMESSO CHE FARÀ VINCERE TUTTI”, L' OTTIMISMO DI LEGA E M5S 'CONDANNATI' A STARE INSIEME NONOSTANTE SI SOPPORTINO SEMPRE MENO – SALVINI: "È NATALE, JUNCKER SIA BUONO" - ECCO COSA C’ERA DIETRO L’ATTACCO DI GIORGETTI AL M5S ("UN MONDO DI PAZZI")
-Francesco Verderami per il Corriere della Sera
Il «governo del cambiamento» si è distinto finora solo per aver cambiato la manovra, sul resto si muove come i governi precedenti: in Europa vota direttive all' apparenza indigeribili per una coalizione sovranista-populista; in Italia fa votare il Parlamento a colpi di fiducia. Malgrado contraddizioni e retromarce, nonostante si sopportino sempre meno, grillini e leghisti sono per il momento condannati a stare insieme.
Il primo a saperlo è Giorgetti, che la scorsa settimana ha affondato il colpo contro M5S senza nemmeno avvertire Salvini: a farlo infuriare era stato l' ennesimo sgarbo subìto dagli alleati, un taglio alla proroga sul gioco d' azzardo che penalizza le società dilettantistiche sportive, a cui il sottosegretario alla Presidenza tiene. «È un mondo di pazzi», ha risposto a un leghista di governo che gli aveva scritto per la ricorrenza del suo compleanno.
Ma con quel «mondo» dovrà avere ancora a che fare, sebbene non sia facile assistere alla trattativa sulla legge di Stabilità senza dire «io l' avevo detto». Ché poi è la stessa condizione del collega grillino Buffagni, inascoltato mentre Di Maio festeggiava sul balcone di Palazzo Chigi. Ora l' esecutivo - per ammissione di un suo autorevole esponente - «è costretto a fare quanto avrebbe dovuto già fare», e si trova «a qualche milione dall' accordo» con la Commissione, che sta analizzando i conti di Conte come una società di revisione alle prese col bilancio di un' azienda a rischio.
E nonostante Salvini e Di Maio sostengano che «i numerini» non si toccheranno più, c' è chi - nel Carroccio - ripete da giorni che «lo zero virgola zero quattro è il margine ulteriore di trattativa» che palazzo Chigi si è dato per chiudere l' intesa con Bruxelles. L' accordo prevedeva anche che la manovra venisse votata almeno da un ramo del Parlamento prima di ricevere il via libera dell' Europa: siccome il negoziato si è dilungato, la Commissione rinvierà il giudizio a gennaio.
È un modo per tenere sotto osservazione l' esecutivo, dove si scommette che «alla fine non ci verrà comminata la procedura d' infrazione e ci beccheremo solo una raccomandazione».
Insomma, si respira un clima d' ottimismo, accreditato anche da Salvini: «È Natale, Juncker sia buono». E la sensazione - espressa da un sottosegretario leghista - è che al dunque si arriverà a un «compromesso all' italiana, dove tutti potranno dire di aver vinto». È vero che Juncker ha spiegato al governo di «non avere intenzione di aprire un contenzioso». Tuttavia - a un passo dall' intesa - tra i ministri più esperti di questioni comunitarie c' è chi trattiene il fiato in attesa di capire come reagiranno i falchi dei paesi del Nord Europa.
In attesa resta anche il Senato, dove non si sa ancora quale manovra votare: in altre epoche l' attuale situazione avrebbe preannunciato l' avvento di un altro governo. Il punto è che non esistono oggi altre maggioranze in Parlamento, e che tanto Di Maio quanto Salvini non possono né vogliono rompere: il primo perché non ha alternative, il secondo perché non gradisce l' alternativa di un gabinetto con Berlusconi e un gruppetto di fuoriusciti camuffati da «responsabili». È lo stallo a produrre la stabilità che il Colle tende a preservare attraverso un canale diretto e privilegiato con il premier.
Ma è una calma apparente in vista del 2019, quando si dovranno declinare in norme i due provvedimenti bandiera di M5S e Lega, quando si dovrà decidere della Tav e delle autonomie regionali, quando ci sarà la competition per le Europee. E si vedrà se sarà solo una sfida giocata sul terreno politico, perché ieri Salvini è stato sibillino parlando di giustizia: intervistato da «Quarta Repubblica», ha detto infatti che «la stragrande maggioranza dei magistrati tiene la politica fuori dai tribunali. Ma c' è qualcuno che resta ancorato ai vecchi schemi e pensa di usare la toga per fare quello che gli italiani non hanno fatto in cabina elettorale». Torna il ticchettio?