“E SALVINI, DOVE LO METTO?” – SE SARA’ MELONI AD ANDARE A PALAZZO CHIGI SI PORRÀ IL PROBLEMA DELLA COLLOCAZIONE DEL LEADER LEGHISTA SU CUI PESA LA SPREZZANTE FRASE DI DRAGHI SUI “PUPAZZI PREZZOLATI” - SE CI SONO DUE MINISTERI IN CUI IL SOSPETTO DI INTELLIGENZA CON I RUSSI È UN PROBLEMA, QUELLI SONO ESTERI E DIFESA. SCARTATO IL VIMINALE, RESTEREBBE A QUEL PUNTO LA PRESIDENZA DEL SENATO. MA LÌ C’È DA BATTERE LA CONCORRENZA DI SILVIO BERLUSCONI. AUGURI…

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Antonio Polito per corriere.it

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI

«E Salvini, dove lo metto?». Se domenica sera Giorgia Meloni brinderà alla vittoria, sarà questo il suo primo problema politico. Il leader della Lega, oggi a Pontida, ha avuto una legislatura difficile, dal Papeete al viaggio prepagato a Mosca, perdendo per strada buona parte dei consensi conquistati nell’anno al Viminale. Non è un mistero che una parte del gruppo dirigente storico lo aspetti al varco del risultato elettorale. Ma il suo controllo sul partito è forte, anche nello Statuto, e i nuovi gruppi parlamentari sono stati scelti a immagine e somiglianza.

 

Salvo sfaceli, dunque, Salvini sarà il junior partner della coalizione e reclamerà perciò un ministero di prima fascia, come è sempre accaduto dai tempi di Fini con Berlusconi, Alfano con Renzi, lui stesso con il primo Conte. Sì, ma quale ministero? Esteri e Difesa sono quasi inaccessibili, per le ovvie ragioni. Le frasi di Mario Draghi sui «pupazzi prezzolati», piccola ma estrema conferma della «cattiveria» politica del premier, non aiutano. Ma anche senza quelle… Insomma, se ci sono due ministeri in cui il sospetto di intelligenza con i russi è un problema, quelli sono Esteri e Difesa. Sappiamo inoltre, dal rifiuto che oppose alla nomina di Paolo Savona all’Economia, che il presidente Mattarella usa in pieno la sua prerogativa costituzionale di nomina dei ministri, e interpreta come un dovere la vigilanza sul rispetto dei Trattati internazionali.

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI 66

Resterebbero dunque solo gli Interni che, come dice il nome, sono più un affare interno. Ma anche un ministero delicatissimo. Al punto che quando Salvini ne uscì, le polemiche politiche da lui suscitate consigliarono di affidare il Viminale alle mani più tecniche e impersonali di un prefetto, Luciana Lamorgese. Una Meloni premier potrebbe anche pensare che le convenga continuare con un prefetto, magari stavolta di centrodestra (ce n’è uno di peso, Giuseppe Pecoraro, candidato in Fratelli d’Italia). Naturalmente molto dipenderà da quanti voti prenderà Salvini. C’è una soglia (il 10%) sotto la quale la sua aspirazione ministeriale s’indebolirebbe di molto. Resterebbe a quel punto la presidenza del Senato. Ma lì c’è da battere la concorrenza di Silvio Berlusconi. Auguri.

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