“SCHENGEN È ROTTA, DOBBIAMO RIPARARLA” – MENTRE GIORGIA MELONI È IMPEGNATA A ORGANIZZARE IL TRASLOCO DI ANDREA GIAMBRUNO, IN EUROPA PREPARANO IL CETRIOLONE PER L’ITALIA. I MINISTRI DELL’INTERNO DI AUSTRIA E GERMANIA ANNUNCIANO CHE LA CHIUSURA DELLE FRONTIERE INTERNE È NECESSARIA, NON TANTO PER IL RISCHIO ATTENTATI, QUANTO PER LA “PRESSIONE MIGRATORIA” - È UNA FREGATURA PER L’ITALIA, VISTO CHE IN TEORIA BLOCCA I MOVIMENTI SECONDARI. CON IL RISCHIO DI TRASFORMARE LE AREE DI CONFINE (L’ITALIA) IN UN PARCHEGGIO PER MIGRANTI…
-Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Se qualcuno pensava che sull’emergenza migranti fosse stata trovata la panacea di tutti i mali e che il governo Meloni avesse convinto gli alleati europei a seguire la sua linea, ieri si è dovuto ricredere. Perché al termine del Consiglio dei ministri Ue degli Interni che si è svolto in Lussemburgo, il castello di certezze […] è improvvisamente crollato. «Schengen non è morta, ma è rotta, e quindi dobbiamo ripararla». La frase è stata pronunciata dal ministro degli Interni austriaco, Gerhard Kerner, e lo ha fatto insieme alla collega tedesca, Nancy Faeser.
In realtà questi Paesi, insieme ad altri otto tra cui l’Italia, già l’altro ieri avevano chiesto alla Commissione Ue di sospendere il Trattato sulla libera circolazione. Una decisione assunta dopo l’attentato terroristico di Bruxelles. Una scelta motivata dalla necessità di ripristinare i controlli alle frontiere per evitare l’ingresso di soggetti potenzialmente pericolosi.
[…] i due ministri di lingua tedesca, ieri hanno cambiato registro. A loro giudizio, la chiusura delle frontiere interne è «necessaria » a causa della «pressione migratoria considerevole». Insomma, gli attentati c’entrano ben poco. Forse può essere un fattore ulteriore di spinta. Ma Faeser e Kerner hanno sottolineato: «Vogliamo combattere con più forza i trafficanti». Poi, certo, le decisioni avvengono «sempre prese in stretto coordinamento con i nostri vicini».
Ma il punto è che «Schengen può essere riparata migliorando la protezione dei confini esterni» dell’Ue. Questa posizione, allora, comporta una “sospensione” del Trattato che va al di là del terrorismo. Ed è un colpo al nostro Paese. Perché l’Italia ha sempre contato sul fatto che la maggior parte dei migranti sbarcati sulle coste nazionali si è rapidamente trasferito altrove. Sono i cosiddetti movimenti secondari.
Non autorizzati e per niente graditi dai partner europei. Riattivare la “dogana” significa bloccare questi “traslochi”. Con un rischio: trasformare le aree di confine in un grande parcheggio di extracomunitari.
L’illusione dunque che la riforma del Patto Asilo e Migranti potesse chiudere il problema e la certezza che il colloquio a Granada tra Meloni e il Cancelliere tedesco Scholz di due settimane avesse archiviato la lite con Berlino, ieri si sono scontrate con la realtà.
Anche la misura assunta dal governo di sigillare la frontiera con la Slovenia a questo punto appare inutile.
[…] L’unica porta aperta verso il governo Meloni riguarda i rimpatri. Proprio il caso di Abdesalem Lassoued ha imposto la necessità di verificare la possibilità di accelerare le procedure per i rimpatri. Oggi ci sarà una riunione tecnica straordinaria a Bruxelles per studiare un progetto pilota.
Convocazione che ha suscitato l’approvazione del ministro italiano degli Interni. Ma per trasferire i migranti entrati illegalmente e giudicati pericolosi serve comunque un accordo con i Paesi di origine. E comunque in questo caso riguarda solo i soggetti potenzialmente in grado di turbare l’ordine pubblico.
[…] Sullo sfondo rimane l’approvazione finale del nuovo patto Asilo e Migranti. Che non risolve i problemi ma viene considerato un passo avanti. La presidenza di turno spagnola è convinta che il Parlamento europeo possa dare il via libera definitivo entro l’anno.