“SCHLEIN HA RAGIONE, SERVE UNIRSI. IL M5S OGGI È UN ALLEATO AFFIDABILE” – VINCENZO DE LUCA, DOPO AVER PASSATO ANNI A INSULTARE I GRILLINI, HA CAPITO CHE L’UNICA ALTERNATIVA PER BATTERE GIORGIA MELONI È UN’ALLEANZA CON CONTE: “GIUSTO INSISTERE IN MANIERA OSSESSIVA PER COSTRUIRE UNA COALIZIONE. L'ALTERNATIVA UMILIANTE È DICHIARARE DI NON ESSERE IN GRADO DI PROPORRE UNA CREDIBILE SVOLTA POLITICA” – “SUL TERZO MANDATO NON DEVO CHIEDERE PERMESSO, ORLANDO È GIÀ AL SESTO...”
-Estratto dell’articolo di Francesca Schianchi per “La Stampa”
«Lo sa che “campo largo” è un’espressione bizzarra, che segnala la nostra lontananza anche linguistica dalle persone normali? Loro parlano di coalizione, di alleanza politica, o se vuole di centrosinistra».
Va bene, presidente De Luca, allora gliela chiedo così: questo tentativo di alleanza di centrosinistra è fallito prima ancora di nascere?
«Evitiamo di perderci nella piccola cronaca politica, e rimaniamo alla questione fondamentale: per superare questo governo occorre proporre all’Italia una coalizione credibile e un programma che parli alla maggioranza degli italiani. A questo problema, tutti sono chiamati a dare una risposta».
La risposta di Conte è: mai con Renzi. Sbaglia?
«Non credo che servano i veti. Ma serve certamente la coerenza politica, che è quello che si deve pretendere da tutti guardando al futuro e ai problemi di sostanza. Siamo in una fase politica di grande fibrillazione».
[…] Poi si concluderà questa fase e ci sarà la serenità necessaria per ritrovare il filo del dialogo».
Sicuro che sia possibile?
«L’alternativa sarebbe quella, francamente umiliante, di dichiarare di fronte al popolo italiano di non essere in grado di proporre una credibile svolta politica. Qualcuno se la sente di fare questa scelta?».
Andando divisi si compromette il risultato in Liguria, Umbria ed Emilia-Romagna?
«Non credo sia in discussione il risultato emiliano, al di là delle alleanze. Ma nelle altre regioni si possono aprire problemi».
Elly Schlein derubrica le lamentele di Conte contro Renzi a «polemiche» in cui non vuole entrare. E questo irrita Conte. Consiglierebbe alla sua segretaria un atteggiamento diverso?
«Credo che Schlein abbia assunto la sola posizione ragionevole possibile. Oggi anche chi critica l’azione del governo, ci pone alla fine la solita domanda: ma l’alternativa che proponete qual è?».
Quindi ha ragione a essere «testardamente unitaria»?
«È giusto insistere in maniera ossessiva sulla necessità di costruire una coalizione, sui punti di programma su cui si registrano convergenze. Poi, dopo questi mesi, occorrerà avviare con pazienza, e il coinvolgimento di forze intellettuali e competenze esterne ai partiti, il lavoro di messa a punto di un programma di governo credibile».
Presidente, lei è stato uno dei più accaniti fustigatori dei Cinque stelle. Ora il Movimento a guida Conte è un alleato affidabile?
«I Cinque stelle hanno conosciuto una fase iniziale di rottura, di messa in discussione della politica di casta, con parole d’ordine a volte improbabili, con eccessi di toni, con irriverenza…».
Diciamo che lei ha risposto per le rime…
«Qualche volta ho risposto con ironia… Ma insomma hanno raccolto un’esigenza di innovazione radicale rispetto al trasformismo politico. Poi c’è stata l’esperienza di governo. Oggi guardo con rispetto al problema di costruire un’organizzazione solida, e di promuovere un radicamento nei territori, anche con la messa in discussione dei due mandati. È un lavoro difficile».
Che li rende alleati affidabili?
«Credo che, fatti i chiarimenti programmatici necessari, i Cinque stelle siano del tutto affidabili. Quello che credo sia inaccettabile per Conte è la definizione già chiusa di ruoli futuri. Da questo punto di vista è necessario avere, anche da parte del Pd, equilibrio e generosità».
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Lei qualche tempo fa parlava del Pd come «un’aggregazione di tribù». È ancora così?
«Rimangono aperti i problemi della vita interna, del peso condizionante delle logiche correntizie che diventano, alla fine, l’unico canale di formazione dei gruppi dirigenti, al di là di merito e competenze, e riproducono una distanza intollerabile tra funzioni dirigenti ricoperte e sacrificio e militanza nei territori».
[…]
[…] Presidente, non è che siete ancora in freddo per la vicenda del terzo mandato?
«Le chiacchiere di anni sul terzo mandato sono insopportabili. La norma nazionale non è autoapplicativa e le regioni possono decidere in autonomia. In Liguria il Pd candida, e giustamente, un dirigente al sesto mandato, compresi tre incarichi ministeriali».
Sa cosa intendo: terza candidatura di fila alla presidenza della Regione. Spera ancora di ottenere la possibilità di ripresentarsi nel 2025?
«Sarebbe ora di farla finita con le stupidaggini della politica politicante. Quanto alla Campania, per quello che c’è da fare, non devo chiedere il permesso a nessuno. Vedo che c’è anche chi si entusiasma di fronte alla prospettiva di regalarla al centrodestra… Non ho tempo da perdere con le anime morte, o con chi non sa neanche come si arriva a Napoli».
Mi tolga una curiosità: dopo il famoso video con Giorgia Meloni, «piacere sono la str…», avete fatto pace?
«È stato un anno difficile, abbiamo avuto col governo momenti di discussione e anche di tensione. Ma questa fase si è conclusa alla fine in un clima di rispetto reciproco e di collaborazione».