stefano fassina antonio maria rinaldi
Luca Telese per “la Verità”
Onorevole Fassina, lei sta facendo campagna in Parlamento, tra i suoi colleghi del M5s, contro il Mes?
«La faccio dappertutto, e con chiunque mi capiti. Soprattutto fra i colleghi».
Perché?
«È una trappola ben congegnata. Guardi il contesto: lo spread sale. La pressione sull' Italia è concentrica. La debolezza della finanza pubblica ci rende vulnerabili. L' obiettivo è riportarci allo scenario 2011, e spingerci a sottoscrivere un accordo per noi letale».
Anche questo Mes «senza condizionalità»?
«Attenti. Senza condizionalità in entrata. Poi, quando il livello del nostro debito sarà evidente ci diranno: "Il tuo debito non è sostenibile. Ora devi ubbidire alla Troika e ristrutturarlo"».
Quindi è una vera è proprio strategia per farci cadere in trappola?
«Riconosco i processi perché ho già vissuto un passaggio identico. È l' incubo del governo Monti, come un film che viene riproiettato, il copione è identico».
il senatore mario monti foto di bacco
Avremmo alternative?
«Io credo di sì, se vuole le spiego perché».
Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali, economista, sovranista di sinistra, non ha dubbi. Dietro il pacchetto dell' Eurogruppo si nasconde una insidia.
C'è una intenzione specifica di colpirci con il Mes?
«C' è una linea che punta a far perdere ulteriore sovranità a tutti i Paesi indebitati. Anche all' Italia, certo».
C'è un odio particolare contro di noi?
«No. Siamo un competitor economico e abbiamo risorse industriali e di risparmio privato importanti. Invece di riconoscere che il Coronavirus è un evento esterno e simmetrico, che sta colpendo tutto il mondo, e far intervenire la Banca centrale europea, come accade in tutto il mondo, l' Eurogruppo usa questa emergenza per mettere sotto controllo i Paesi del Sud Europa».
E in tutto il mondo accade il contrario?
«Prenda la Gran Bretagna, che certo non è un Paese socialista. Il ministero dell' economia non emette titoli: finanzia tutto direttamente la Banca d' Inghilterra che trasferisce valuta direttamente sul conto corrente del ministero del Tesoro. Anche nella liberale Inghilterra del liberista Boris Johnson è la cosa più logica. Ma pensi all' America».
Parliamone.
«La Federal Reserve stanzia quattro trilioni di dollari che, in parte, presta direttamente alle imprese».
Perché la Bce non lo fa?
«Per l' impianto ordoliberista dei Trattati e per arrivare ad interventi maggiori solo dopo averci sottratto ulteriore autonomia politica».
Perché?
«In primo luogo per un elemento costitutivo. I trattati europei sono basati sul principio della concorrenza e non della solidarietà fiscale. La solidarietà fiscale è esclusa, non è egoismo olandese o tedesco».
Facciamo degli esempi.
«La Germania spende cinque punti di Pil. Noi poco più dell' 1%, i 20 miliardi del Cura Italia».
Ci sono i famosi 400 miliardi a leva dell' ultimo decreto.
«Dove? Certo non si possono attivare con tre miliardi di garanzie per i prestiti alle imprese. Temo che con la garanzia dello Stato le banche rientrino in primo luogo delle loro esposizioni pregresse, recuperando le più esposte».
Ma l'intervento della Bce non dovrebbe metterle in sicurezza?
«Se lo spread sale così è anche perché la tempistica degli acquisti della Bce è inadeguata. In Europa è tutto sospeso in attesa del Consiglio europeo di dopodomani. Ma la Germania può permettersi di aspettare, noi no. Servono risorse, ma il Tesoro non fa le emissioni necessarie finché l' Europa non decide».
angela merkel ursula von der leyen
Tutto passa per il Mes.
«Il ricorso a questo strumento in prospettiva porta un programma di "aggiustamento" macroeconomico».
Spieghiamolo.
«È semplice. Non c' è condizionalità di accesso al Mes, è vero. Ma nel testo del documento dell' Eurogruppo, finita l' emergenza sanitaria, resta in vigore tutta la normativa del Mes e del Patto di stabilità. I trattati non vengono riscritti».
Mentre questo elemento viene messo sempre in secondo piano.
«Dagli euro-propagandisti italiani. Perché nel comunicato c' è scritto che si avvia il percorso di stabilizzazione sotto la "sorveglianza" delle strutture di controllo europee. Restano in piedi l'articolo 136 del Trattato Ue e il Regolamento 472/2013 relativo al Two Pack, la normativa europea sui parametri economici e di finanza pubblica».
Secondo lei c'è un rischio Troika?
«Il Mes mantiene le valutazioni di sostenibilità del debito che portano un memorandum e un programma di rientro vigilato dalla Troika».
ursula von der leyen e angela merkel
E gli eurobond?
«Non esistono. Sono impraticabili, non c' è dubbio».
Esistono altre strade?
«Una sola. Sterilizzare il debito che sta già in pancia alle banche centrali europee».
E si può fare? Non è un taglio del debito?
«Tecnicamente no. Si chiama perpetuity: il debito viene rinnovato perpetuamente, ma a tasso zero. Così si elimina un quarto del debito pubblico dal mercato attraverso operazioni indolori nel bilancio della Banca d' Italia e nessun effetto negativo sull' economia reale».
Facciamo l' ipotesi che non si ottenga la sterilizzazione e non si aderisca al Mes provando a ricorrere soltanto al mercato.
«Non regge: se non ottieni, direttamente o indirettamente, la sterilizzazione dalla Banca centrale europea resta una sola strada. Recuperare autonomia monetaria. Non è una scenario indolore, ma è quel che Joseph Stiglitz definisce "Un divorzio amichevole"».
È un tabù per lei?
«È una dolorosa alternativa: bisogna iniziare a prendere in considerazione il piano B, se non altro per recuperare forza negoziale».
Quanto serve all'Italia?
«Quest' anno vanno rinnovati più di 250 miliardi di titoli. Poi, con il Pil a meno 10% servono almeno 100 miliardi per mancate entrate dovute alla crisi. E altri 100 miliardi - mal contati - per sanità, ammortizzatori sociali, cancellazione di imposte e sostegno ai bilanci comunali. Salvo imprevisti».
E il Sure (la cassa integrazione europea contro la disoccupazione)?
«Ah ah ah. Mega bufala. Quel fondo non esiste: purtroppo nessuno legge nulla».
Addirittura?
«Perché Sure parta tutti e 27 i Paesi devono versare garanzie esigibili. Ma se uno solo non paga il piano non parte. La Finlandia si è già messa di traverso. Inoltre le risorse potenziali sono fino a 100 miliardi. Ma non si può impegnare più del 10% all' anno... morale della favola: mi arrivano, forse, qualche centinaio di milioni, dopo aver immobilizzato garanzie per 2-3 miliardi e risparmiato qualche milione di interessi».
E la Bei?
«Noi le abbiamo versato garanzie e la Bei fa garanzie per i crediti ai privati. Ma mette in campo un flusso di soli 200 miliardi, per tutta l' Unione. A noi spetterebbero forse di 30 miliardi».
Cosa teme?
«Il debito. Tra qualche mese emergerà, enorme. E non si potrà ridurre con gli avanzi primari stile governo Monti».
Lei si sente anti tedesco quando dice queste cose?
«È una accusa folle. Ciascuno persegue il suo interesse nazionale, e io sono italiano.
Noi abbiamo pezzi pregiati come Enel, Eni, Leonardo e le nostre banche che fanno gola a molti. Ecco lo scenario: qualche decina di miliardi per farci rimanere a galla, debito che esplode, e poi caccia grossa agli asset pubblici e alle imprese private più appetibili».