Da “la Stampa”
«Se il coronavirus diventerà una pandemia, provocherà una recessione globale. L' Italia sarà uno dei paesi più colpiti, perché ha pochissimo spazio di manovra in termini di politica monetaria e fiscale per reagire. L'unica risposta efficace del governo è impegnarsi al massimo ora per contenere il contagio, ed essere trasparente con i propri cittadini, affinché possano prepararsi al meglio per affrontare la crisi».
Mark Zandi, chief economist di Moody's Analytics, ha appena pubblicato uno studio con cui stima che l'epidemia ridurrà la crescita negli Usa di sei decimi di punto percentuale durante i primi tre mesi del 2020, facendola scendere all'1,3%; e di due decimi per l'intero anno, calando all'1,7%. La ricerca però alza la probabilità di una recessione negli Stati Uniti e nel mondo durante la prima metà del 2020 dal 20 al 40%, se il COVID-19 diventerà una pandemia. Gli effetti della paura peraltro già si vedono da giorni a Wall Street, e ieri sera il presidente Trump ha tenuto una conferenza stampa per discutere la crisi e i rimedi.
Perché questa previsione?
«Se il coronavirus diventa una pandemia, e arriva negli Usa, non vedo come sia possibile evitare la recessione».
Dove avverranno i danni economici più gravi?
«Li stiamo già vedendo, non solo nei viaggi e nel turismo. Le aziende manifatturiere americane esporteranno meno in Asia ed Europa, a causa del calo della domanda. Nello stesso tempo diminuiranno le importazioni da queste regioni più colpite, portando ad una mancanza di parti, componenti e prodotti al dettaglio nel mercato, insieme ad un aumento dei prezzi che limiterà le spese dei consumatori. Ma la fiducia dei consumatori è l'elemento che ha tenuto in piedi finora l' economia Usa, e se vacillerà ci saranno effetti negativi inevitabili».
Quanto pesa la paura?
«Se i mercati continueranno a perdere mille punti al giorno, la gente si preoccuperà molto in fretta».
Tutto dipende da quanto forte sarà la pandemia?
«Sì. Se avverrà, sarà molto difficile evitare la recessione mondiale. L'economia globale era molto debole già prima del coronavirus. Le guerre commerciali di Trump hanno fatto molti danni, così come la Brexit e ora l' incertezza sul suo processo. L' economia globale era in difficoltà, e anche se non fosse arrivato il virus, era comunque già vulnerabile per molte altre cose che potevano andare male».
Perché lei teme che la recessione non sarà breve e superficiale?
«Tutto dipende da come andrà il virus. Se scoppia la pandemia, non è difficile costruire scenari in cui sarà una sfida severa, per la mancanza di ovvie risposte politiche, particolarmente in Europa e in Italia. C' è poco che governanti possono fare».
Perché?
«Non c' è una buona risposta politica all' impatto economico del virus. I tassi di interesse sono già molto bassi o negativi, e la Bce non può fare molto per aiutare sul piano monetaria. Anche su quello fiscale però c' è pochissimo spazio, particolarmente in Italia. Non è chiaro cosa possano fare i governanti per attenuare l' impatto economico di Covid-19. Ciò rende ancora più urgente che il virus sia contenuto, perché sarebbe molto difficile rispondere poi dal punto di vista monetario e finanziario».
In Italia però è fallito proprio il contenimento. C'è ancora tempo per fare qualcosa?
«Sì. Contenimento e trasparenza, per frenare il più possibile il contagio e ristabilire la fiducia dei cittadini: è l' unica vera risposta politica. Se i governanti non saranno trasparenti su cosa succede, diffonderanno più panico, minando la fiducia ed esacerbando l' impatto economico. Perciò è critico che facciano il massimo per contenere il virus, e siano chiari su cosa sta avvenendo e cosa può avvenire, in modo che la gente possa fare ciò di cui ha bisogno per prepararsi».