“SE NON CI TIRIAMO SU DA SOLI SARÀ DIFFICILE CHIEDERE ALL’UE DI SALVARCI” – ENRICO LETTA ASPETTA E MEDIA CON I GRILLINI: L'OBIETTIVO DEL SEGRETARIO DEL PD È FAR RIENTRARE LA CRISI CONVINCENDO IL M5S A VOTARE LA FIDUCIA A DRAGHI. ANCHE PERCHÉ ALTRIMENTI SALTEREBBE IL CAMPO LARGO E I DEM RISCHIEREBBERO DI PRENDERE SCHIAFFONI ALLE ELEZIONI – QUESTA MATTINA ENRICHETTO HA AVUTO UN COLLOQUI CON “MARIOPIO”: CHE SI SARANNO DETTI?
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1 - GOVERNO: LETTA A COLLOQUIO CON DRAGHI A P.CHIGI
(ANSA) - Il segretario del Pd Enrico Letta, questa mattina è stato a palazzo Chigi, a colloquio con il premier Mario Draghi.
2 - LETTA: "SE DOMANI NON CI AIUTIAMO DA SOLI SARÀ DIFFICILE CHIEDERE ALL'UE DI SALVARCI"
Carlo Bertini per “la Stampa”
«Ora tutti devono uscire allo scoperto», dicono i colonnelli di Enrico Letta, indicando il trambusto dei grillini come un gran calderone da cui oggi «dovranno venire a galla tutti quelli pronti a sostenere Draghi». Insomma, il Pd si aspetta che oggi si chiudano i giochi, perché non si può arrivare a domani senza una rete di protezione chiara e alla luce del sole.
«Il sentiero stretto - dice un dirigente della segreteria - passa attraverso la disponibilità di Draghi ad accettare il voto di fiducia, che a larghissima maggioranza mostrerebbe la corrispondenza tra il paese reale e il Parlamento».
Certo, dopo aver tastato il polso dei segretari regionali (e verificato che quelli del sud temono la battaglia elettorale senza un'alleanza con i grillini) il vertice dem sogna ancora un voto del gruppo M5S a favore di Draghi, per non spaccare il campo largo; ma è altrettanto vero che - per come si son messe le cose - al Nazareno si attendono oggi una chiara definizione dei numeri in grado di blindare la permanenza del premier a palazzo Chigi, anche con una ulteriore scissione dei pentastellati.
«Giovedì - twitta Letta - la Bce presenterà i nuovi strumenti per aiutarci a combattere lo spread. Ma se il giorno prima, mercoledì, in Parlamento non siamo noi a tirarci su da soli sarà più difficile poi chiedere agli altri di salvarci». Segue hashtag #Fiducia.
Il refrain è sempre lo stesso: drammatizzare al massimo quali sarebbero le conseguenze per il Paese, pagate in prima persona soprattutto dalle classi meno forti. «C'è una richiesta fortissima che viene dal Paese: niente salti nel buio».
Ma la palla è anche - e soprattutto - in mano a Draghi: i dem sperano «che dopo aver ricevuto così tante pressioni, all'ultima curva rientri in pista», ovvero si faccia votare la fiducia, che otterrebbe a larghissima maggioranza. In tale direzione si muove il segretario, con uno sforzo diplomatico che coinvolge i ministri, in pressing sui Cinque stelle di ogni ordine e grado.
E in tal senso va letto il tentativo - fallito - di Pd, Iv, Leu, in tandem con Davide Crippa, capogruppo grillino di area governista, di celebrare il voto su Draghi mercoledì alla Camera, dove la pattuglia di dissidenti dalla linea di Conte potrebbe essere ben più nutrita, dieci volte maggiore di quella del Senato, considerata una «setta di Conte».
Tentativo fallito per il principio della «culla», ovvero del ramo del Parlamento in cui è scoppiata la crisi, ruolo rivendicato dal Senato, dove si è materializzata l'astensione del Movimento sulla fiducia. Al Nazareno comunque va in scena una realtà schizofrenica: mentre si lavora a ricomporre, si lavora pure alla campagna elettorale: prima riunione organizzativa, call con i segretari regionali, che hanno espresso «un sostegno unanime» al tentativo di blindare il governo Draghi.
«Siamo impegnati per la stabilità, ma non temiamo il voto», questo il messaggio che si prova a far passare. Anche se in realtà il timore di un voto senza una strategia elettorale e con un'alleanza franata preoccupa tutto il partito.