“SE IL PD NON SI DÀ UNA SVEGLIA FINISCE CHE SI RITROVA COME I SOCIALISTI FRANCESI” – NEI SALOTTI DI MILANO SI PARLA SOLO DELLA CANDIDATURA DI “MESTIZIA” MORATTI: TUTTI SPINGONO PER UNA CONVERGENZA DEI DEM SUL SUO NOME, CHE POTREBBE SPACCARE IL CENTRODESTRA E FAR PERDERE A SALVINI LA CASSAFORTE LOMBARDA…
-Estratto dell’articolo di Federica Venni per “la Repubblica”
Letizia sì, Letizia no. Anche se le segreterie del Pd sono per il «mai con Moratti», a Milano e in Lombardia non si parla politicamente d'altro. Perché - piaccia o meno - il divorzio dell'ex vicepresidente della Regione con la sua maggioranza di centrodestra e la candidatura con Calenda e Renzi divide.
E ogni volta che c'è una spaccatura si attivano i pontieri. All'interno dei partiti e non solo. Non sono in pochi, soprattutto nel perimetro di quella "società civile" che anima salotti e mondi a cavallo tra cultura, imprenditoria e finanza, a pensare che ragionare, a sinistra, su un'apertura o addirittura un appoggio all'ex sindaca di Milano non sia peccato. Anzi.
Piergaetano Marchetti, non solo noto giurista e notaio, ma anche presidente di BookCity, lo scrive in mattinata sul suo profilo Facebook: «Ritengo che la scelta di Letizia Moratti sia un fatto di grande interesse nella troppo morta gora della politica lombarda. Ci obbliga a far programmi, a rivedere schemi e abitudini senza luoghi comuni e schiavitù pregresse. La politica "eppur si muove", faccia poi ciascuno la sua scelta sottoponendo ogni idea che credeva acquisita ad un coraggioso test di tenuta ».
Un messaggio chiaro e tondo a quei «duri e puri» i quali, «per carità, facciano le loro scelte», anche se «un atteggiamento ostile a priori da parte della sinistra è sbagliato ». E «se il Pd non si dà una sveglia finisce che si ritrova come i socialisti francesi». Qualcosa si muove a sinsitra. Ma a subire un vero e proprio smottamento è anche il blocco elettorale del centrodestra, che più volte negli anni scorsi ha sostenuto Moratti nel suo cursus honoris.
Adesso interi pezzi di quel blocco potrebbero continuare a votarla, anche nella nuova veste di paladina del Terzo polo. E, chissà, anche di un centrosinistra più "fluido". Certo, pesa il veto di ieri della segreteria nazionale del Pd. Ma è una segreteria uscente. E tutto da qui al voto delle Regionali potrà succedere.
Per il regista Piero Maranghi, editore di Sky Classica, «capacità e competenza» vengono prima delle appartenenze partitiche: «Sono valori dai quali non ci si può scollegare, a maggior ragione nel contesto di un Paese come il nostro che sta assistendo ad una deriva dal punto di vista politico».
Non si parla di aria fritta, spiega, «ma di quelli che devono essere i presupposti per candidarsi alla guida della regione più importante d'Italia». Certo è che tra chi non vede l'opportunità di un appoggio a Moratti c'è la sua storia - politica e di incarichi - legata al centrodestra: «Ma nell'atto pratico io non vedo esprimere alcun essere di destra. E poi oggi la Moratti ha una maturità diversa da quella di dieci anni fa».
[…]Bruno Tabacci, che di dinamiche centriste ne sa qualcosa, è già al "io l'avevo detto".
«Ho suggerito a Letizia Moratti di fare dichiarazioni sulla pericolosità della destra durante la campagna elettorale per le ultime elezioni politiche. Le parlai ad agosto, son passati tre mesi, ora è troppo tardi per chiedere il sostegno del centrosinistra ». Ma c'è qualcuno, tra i dem lombardi, che vuole andare a vedere le carte. Alessandro Alfieri, vicepresidente vicario dei senatori Pd, ribalta la questione: «Se davvero Moratti vuole staccarsi dal centrodestra provi a ragionare con noi», ma «non per fare la candidata presidente ». Mentre il capogruppo del Pd al Pirellone Fabio Pizzul vuole stanarla: «Ci dimostri che la sua non è solo un'uscita per fare un dispetto a Fontana».