“LA SENSAZIONE CHE TUTTI HANNO AVUTO È STATA DI UN PASSAGGIO DI CONSEGNE TRA LETTA E BONACCINI” – MARCELLO SORGI DÀ PER CERTA LA NOMINA DEL GOVERNATORE DELL’EMILIA ROMAGNA A SEGRETARIO DEL PD: “IL CONGRESSO CHE DOVEVA SERVIRE A VOLTARE PAGINA, MANIFESTAMENTE NON C'È RIUSCITO. ORA TOCCA A BONACCINI TENTARE DI RIPRENDERE IL FILO DEL CAMBIAMENTO DOVE S'È INTERROTTO. SONO STATI IN TANTI, IERI, A FARGLI GLI AUGURI: MA NON È DETTO CHE CI RIESCA” – LE POLTRONE VUOTE E IL RIENTRO DEGLI SCISSIONISTI DI ARTICOLO UNO, TRA I MUGUGNI DEI RIFORMISTI…

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1. IL TACCUINO IL PASSAGGIO DI CONSEGNE CON BONACCINI

Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

SPARTITI - IL TITOLO DEL MANIFESTO SUL PD

Le primarie sono ancora da fare (primo turno con i quattro candidati da adesso al 13 febbraio, secondo a due con i gazebo del 26), ma la sensazione che tutti hanno avuto ieri all'Assemblea del Pd è stata quella di un passaggio di consegne tra il segretario uscente Letta e il suo ormai quasi certo successore Bonaccini.

 

[…] Il timore del sinedrio dei capi che si sono opposti è che con Bonaccini il Pd possa subire una sorta di mutazione genetica, con il partito dei sindaci e delle istituzioni locali che si mobilita, come ha fatto per sostenere il futuro leader, per rimettere in moto la circolazione in un organismo brachicardico e non in grado di rialzarsi da solo.

 

enrico letta assemblea nazionale del pd

Già questo, se Bonaccini fosse in grado di realizzarlo […] segnerebbe una trasformazione che forse potrebbe dare i suoi frutti di qui alle elezioni europee del 2024, in cui grazie al sistema elettorale proporzionale il problema delle alleanze non si porrà e il Pd dovrà cercare di rimontare il sorpasso consolidato dal Movimento 5 stelle.

 

L'addio di Letta, il segretario della peggiore sconfitta elettorale subita dal Pd, è stato dignitoso ma esplicito: ha spiegato che il segretario del partito è costretto a una vita impossibile, dedicata tutto il giorno a comporre equilibri interni instabili tra le varie componenti, che non lascia il tempo materiale per fare politica. Il congresso che doveva servire a voltare pagina, manifestamente non c'è riuscito. Ora tocca a Bonaccini tentare di riprendere il filo del cambiamento dove s'è interrotto. Sono stati in tanti, ieri, a fargli gli auguri: ma non è detto che ci riesca.

 

stefano bonaccini paola de micheli gianni cuperlo elly schlein

2. IL MALINCONICO ADDIO DI ENRICO LETTA "TENGO PER ME AMAREZZE E INGENEROSITÀ"

Estratto dell’articolo di Carlo Bertini per “La Stampa”

 

 «Le amarezze e le ingenerosità le tengo per me», sospira Enrico Letta rivolto a chi lo aveva implorato di tornare da Parigi. È il suo lascito politico ai dem convenuti per benedire la nuova fase. […] E in questo addio non risparmia fendenti, chiama in causa sia il nemico Matteo Renzi che l'amico Pierluigi Bersani: «Vi assicuro, non darò vita ad un partito alternativo al Pd». […]

 

enrico letta assemblea nazionale del pd

Già l'emiciclo dell'Antoniano dove è riunito il Parlamentino dem dà un'immagine di smobilitazione: su seicento posti ne sono occupati al massimo centocinquanta. «Bastava farlo al Nazareno dicendo che era anche da remoto, per evitare questa figura», sbuffa uno degli esperti di comunicazione. Altri cinquecento delegati (su mille) voteranno da casa, numero legale salvo. Per giunta, una cinquantina dei presenti sono ex scissionisti tornati all'ovile. Ecco, in questo clima, dove Letta ricorda San Sebastiano trafitto dalle frecce, la paura di non risollevarsi è forte.

 

stefano bonaccini

Big ed ex ministri latitano, se pure giustificati dal voto on line: Pierluigi Bersani ha preferito non farsi inserire tra i delegati; non c'è l'altro ex segretario Nicola Zingaretti, che si è dimesso dicendo di provare «vergogna» per un partito avvitato su sé stesso; vota da remoto, con tanto di prova documentale l'ex ministro e presidente del Copasir, Lorenzo Guerini. Dario Franceschini se ne va prima di pranzo, senza ascoltare i candidati. Assente Graziano Delrio. Tutto ciò conforta chi vuole un cambio di fase, ma colpisce lo stesso.

 

[…] Incassa l'applauso quando avverte che il leader «non può passare la giornata a reggere equilibri interni, perché così siamo condannati». Ma quando dice «sono stati mesi difficili anche per il tentativo di sostituire il Pd, che oggi si può dire fallito», molti non paiono d'accordo. Lui termina con un atto d'amore per il Pd e con un segno di speranza. «Vorrei che con questo primo giorno cominciasse una nuova stagione, che mettessimo dietro le spalle questo inverno faticoso».

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