“SI DEVE DIRE CHIARAMENTE AGLI ITALIANI CHE BISOGNA INIZIARE A SPEGNERE LA LUCE E RIDURRE I CONSUMI” - DAVIDE TABARELLI, PRESIDENTE DI NOMISMA ENERGIA: "QUESTA È UN'EMERGENZA SENZA PRECEDENTI E DESTINATA A DURARE A LUNGO, LA STIAMO AFFRONTANDO CON UN OTTIMISMO IMMOTIVATO. GLI OBIETTIVI DI CUI PARLANO DRAGHI E CINGOLANI NON SONO RAGGIUNGIBILI. PER IL RADDOPPIO DELLE FORNITURE DAL TAP SERVONO QUATTRO ANNI, PER IL RIGASSIFICATORE DI PORTO EMPEDOCLE CE NE VOGLIONO TRE, SORGENIA A GIOIA TAURO NON SARÀ PRONTA PRIMA DI QUATTRO. BISOGNA TORNARE A FARE ESPLORAZIONI DOPO 15 ANNI”

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Gabriele De Stefani per “la Stampa”

 

«La politica ci gira attorno. Le cose da fare subito sono due: riaprire davvero le centrali a carbone come accade in mezza Europa e dire chiaramente agli italiani che bisogna iniziare a spegnere la luce e ridurre i consumi».

DAVIDE TABARELLI

 

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, è scettico sui piani del governo per affrontare la crisi energetica. Che cosa non la convince?

«Non credo che nel lungo periodo la transizione verde risolverà tutti i problemi. Ma quello che più conta è la strategia nell'immediato: questa è un'emergenza senza precedenti e destinata a durare a lungo, la stiamo affrontando con un ottimismo immotivato. Gli obiettivi di cui parlano Draghi e Cingolani non sono raggiungibili, lo dicono i numeri. La via per sganciarsi dalla Russia non è così breve».

roberto cingolani

 

Cingolani parla di 24-30 mesi. Non sono abbastanza?

«No. Le faccio qualche esempio: per il raddoppio delle forniture dal Tap servono quattro anni, l'Enel dice che per il rigassificatore di Porto Empedocle ce ne vogliono tre, Sorgenia a Gioia Tauro non sarà pronta prima di quattro. E le estrazioni di gas non possono arrivare a 5 miliardi di metri cubi in fretta: servono nuove concessioni e bisogna tornare a fare esplorazioni dopo 15 anni».

rigassificatori

 

Il governo punta a semplificare le autorizzazioni per spingere le rinnovabili. Che contributo possono dare?

«Se anche da qui al prossimo inverno la produzione aumentasse del 10%, ed è impossibile che accada, risparmieremmo qualche centinaio di milioni di metri cubi di gas. Poca cosa e anche gli obiettivi di lungo periodo sono irrealizzabili, lo sanno tutti gli operatori del settore. Siamo in emergenza e forse non lo si sta tenendo davvero in considerazione».

gasdotti in europa

 

Il decreto della settimana scorsa autorizza il ricorso al carbone proprio per l'emergenza. Non basta?

«Altri paesi europei stanno riaprendo davvero le centrali, qui procediamo a bassa voce. Non mi risultano riattivazioni di impianti».

 

Il piano Ue prevede stoccaggi e acquisti comuni, tetto al prezzo e tassa sui big del settore. È efficace?

«Ho qualche riserva solo sugli acquisti comuni, non credo incideranno sui meccanismi del settore. Il tetto al prezzo invece è sacrosanto, ci sono speculazioni inaccettabili e il mercato andava corretto. Poi sarebbe ora di essere molto chiari con tutti: servono scelte che impattino sulla vita di tutti».

gasdotto

 

Cioè spegnere la luce?

«Questa crisi sarà dolorosa, è profondamente sbagliato presentarla come una passeggiata che si risolverà con qualche correttivo. Dobbiamo razionare i consumi, già in questi giorni in cui fa ancora freddo bisogna spegnere la luce e abbassare il riscaldamento. Non possiamo aspettare il prossimo inverno e sperare che le cose migliorino». -